Vedānta: differenze tra le versioni

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Il termine intende indicare quindi sia le ''[[Upaniṣad]]'', per l'appunto parte finale del corpus vedico, sia il fatto che esse rappresentino il culmine dello stesso ''corpus'' nel senso che indirizzano al fine ultimo dello stesso, il '' mokṣa'' ("liberazione"), sia nel senso che tale letteratura viene studiata per ultimo, dopo gli altri testi.
 
Il termine indica anche una tradizione dottrinale, detta altrimenti '''Uttaramīmāṃsā''' ("esegesi ulteriore"), che si fonda sul ''[[Brahmasūtra]]'' (conosciuto anche come ''Vedāntasūtra'', ''Uttaramīmāṃsāsūtra'' o ''Śārīrakamīmāṃsāsūtra''), testo teologico generalmente attribuito a [[Bādarāyaṇa]] (primi secoli della nostra èraera<ref>Pelissero, p. 282</ref>; altra datazione III-II sec. a.C.<ref>Dandekar, p.9545</ref>) e composto di 555 aforismi suddivisi in 4 ''adhyāya'', questi a loro volta divisi in 4 ''pāda''.
 
In tal senso questo alveo dottrinale fa particolare riferimento a un "triplice canone" (''prasthanātraya'': ''traya'', tre; ''prasthanā'', "punto di avvio" ) che corrisponde alle ''[[Upaniṣad]]'', alla ''[[Bhagavadgītā]]'', al ''[[Brahmasūtra]]'' di [[Bādarāyaṇa]], quindi ai testi dei loro rispettivi epitomatori e commentatori.