Questione della lingua greca: differenze tra le versioni

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=== La lingua del nuovo Stato (1830-1860) ===
==== L'adozione della ''katharevousa'' ====
Durante la guerra, le pubblicazioni e il dibattito intellettuale si rarefecero, ma nel 1830 si era arrivati ad un informale consenso sulla scelta di una lingua scritta unificata basata sulla versione di Korais della ''katharevousa'': "... l'ideologia classico-romantica del nuovo stato emerso [dalla guerra] non poteva permettersi l'uso di un greco parlato "volgare"; pose in uso invece la soluzione compromissoria promossa da Korais, come misura provvisoria finché il greco antico fosse completamente rivivificato. Tuttavia, ciò a cui forse si pensava come ad una soluzione temporanea alla fine si radicò fermamente come la forma di greco fissata per l'uso ufficiale"<ref>{{cita|Mackridge|p=.158}}</ref>.
 
Questa "adozione", tuttavia, non era espressa in termini formali o [[Legge|legali]] che definissero questa ''katharevousa'' come la ''lingua dello Stato''. Farlo avrebbe estinto le speranze dei molti che si aspettavano che, un giorno, il greco antico avrebbe assunto quel ruolo. In effetti, l'unica menzione della lingua nella produzione legislativa si trovava nelle leggi per l'istruzione del 1834 e del 1836, che stabilivano che il greco antico (e non la ''katharevousa'') avrebbe continuato ad essere l'unica lingua dei testi scolastici.
Non c'era nemmeno un organismo ufficiale che potesse prendere questa decisione. "Caratteristico del caso greco è che, mentre le riforme linguistiche di altri nuovi Stati furono adottate con l'aiuto di corpi ufficiali o semiufficiali, la ''katharevousa'' fu sviluppata in un modo empirico e non sistematico, senza congressi, commissioni o accademie, e con un ristretto supporto ufficiale." ({{cita|Mackridge|p=. 164}}).
 
Lo stesso Korais, benché fosse un ammiratore della rigida legificazione sulla [[lingua francese]], rifiutava esplicitamente l'idea di un'imposizione "dall'alto" degli standard linguistici da parte di un organismo simile all'[[Académie française]]. Repubblicano in politica quanto in [[linguistica]], non gradiva questa "tirannia" e favorì un modello informale, "parlamentare": i [[Poeta|poeti]] e i [[prosa]]tori sarebbero stati i "legislatori", eletti dal numero dei loro lettori, col dovere di guidare saggiamente la lingua tramite i propri esempi. Una guida era infatti necessaria, per evitare l'eccessiva fluidità del demotico indisciplinato e "scorretto", ma l'autorità ultima avrebbe comunque riposato nel popolo, il cui giudizio a lungo andare avrebbe deciso quali opere e quali autori fossero gli "eletti", i ''classici'' da emulare.
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Risultavano particolarmente sgraditi i prestiti stranieri. Scrisse Korais: "Prendere a prestito dagli stranieri – o, per parlare più chiaramente, elemosinar parole e frasi di cui i magazzini della lingua sono già ben forniti – crea una reputazione di completa ignoranza o addirittura di idiozia, e parimenti di disonore"<ref>Korais, Prodromos ellinikis vivliothikis, 1805</ref>
 
In questo clima intellettuale la popolazione si entusiasmò nel restaurare l'orgoglio e l'onore nazionale "correggendo" il vocabolario greco. I birrai tolsero le insegne con le scritte μπιραρία (''biraria'', dall'italiano ''birreria'') per sostituirle con ζυθοπωλείον (zythopolìon, ''casa della birra''). I negozi di alimentari tolsero μπακάλικο (''bakaliko'', dal turco ''bakkal'') e scrissero παντοπωλείον<ref>{{cita|Mackridge|p=. 163}}</ref>, mentre accademici e professionisti si formavano un lessico appropriato ai loro campi: quanto più "ufficiale" era l'ambito, tanto più simile al greco antico era la lingua appropriata. Ad esempio, gli ufficiali della neonata [[Polemikó Nautikó|Regia Marina Ellenica]] introdussero l'uso di termini nautici antichi, benché i marinai civili continuassero ad usare quelli tradizionali, molti dei quali erano prestiti italiani, [[Genova|genovesi]] o [[venezia]]ni.
 
==== Le speranze sulla lingua greca negli anni 1830 ====
Ad Atene, la nuova capitale, ora che la ''katharevousa'' era stata accettata per gli usi ufficiali, la gran parte delle speranze sul futuro erano indirizzate verso la "correzione" e la "nobilitazione" del parlare corrente: al di fuori delle [[Isole ioniche]], (che entreranno nello Stato greco solo nel 1864), in pochissimi pensavano al demotico come lingua per lo Stato. Si riconosceva comunque che, qualora il demotico fosse stato adottato come lingua, esso avrebbe alienato milioni di non grecofoni ortodossi racchiusi nelle potenziali future più larghe frontiere<ref>{{cita|Mackridge|p=. 163}}</ref> (la lingua della liturgia ortodossa era infatti sempre stata il greco antico, che serviva da lingua comune della fede orientale, così come il latino lo era stata nel Medioevo per l'[[Europa]] cattolica: il demotico, al contrario, era il vernacolo dei soli greci).
 
Fra coloro che credevano nella "correzione", le speranze si dividevano ancora fra coloro che spingevano per la piena resurrezione del greco antico (portando insieme Ἀλήθεια καὶ Ἐλευθερία, ''Verità e Libertà'', come dirà poi Soutsos) e coloro (la maggioranza) che ritenevano, d'accordo con Korais, che questa speranza fosse irrealistica, ma che il demotico poteva ancora essere corretto in un livello meno severo di ''katharevousa''. Entrambi i filoni credevano pienamente nel potere della lingua scritta di trasformare la lingua parlata; speravano che le forme "pure" sarebbero naturalmente filtrate verso il basso a rimpiazzare quelle demotiche, "corrotte", e che il vernacolo si sarebbe così elevato ad un livello più "ricco" e "nobile".
 
C'era anche un aspetto morale e spirituale nella volontà di "correzione" della lingua. Korais pensava che "a causa della loro schiavitù sotto dominanti stranieri, i moderni greci non fossero capaci di pensare correttamente e perciò di scrivere correttamente; la correzione della lingua avrebbe, invece, portato alla correzione sia del pensiero sia del comportamento."<ref>{{cita|Mackridge|p=. 109}}</ref>. Si sperava che, riparando gradualmente il danno inflitto alla lingua da secoli di soggezione al "dispotismo orientale", i greci avrebbero iniziato a pensare maggiormente come i loro razionali, critici e creativi ascendenti, e che la vita culturale e politica del Paese si sarebbe così rivitalizzata.
 
[[Skarlatos Vyzantios]] giocò un ruolo di primo piano fra i sostenitori della totale rivivificazione del greco antico. Nel [[1835]] pubblicò il primo dizionario demotico stilato da un greco da almeno due secoli: il ''Dizionario del nostro Dialetto Ellenico interpretato in Greco Antico e Francese''. In esso le definizioni e le spiegazioni erano tutte date in greco antico e francese, usati come strumenti precisi per scremare il demotico "volgare", trattato più come un oggetto di studio che come un mezzo di comunicazione. Vyzantios concluse il suo dizionario con una lista di parole di origine straniera (turche, per lo più) che dovevano essere espulse dal demotico come parte della sua "purificazione".
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<blockquote>Siamo convinti, ora che il dativo è stato generalmente accettato, che il futuro, già in uso fra i migliori scrittori, lo seguirà, e che l'infinito, che cresce in molti ambienti, lo seguirà a propria volta, insieme con le particelle negative...<ref>{{cita|Horrocks}}</ref></blockquote>
 
Questo estratto proviene dal poema ''Ἰουλιανὸς ὁ παραβάτης'' (''Giuliano l'Apostata''), in cui Rangravis si cimentò nella reintroduzione dell'infinito, in disuso da tempo, nella poesia. Benché questo autore sia certamente un caso estremo, le sue ambizioni linguistiche erano ampiamente condivise: Skarlatos Vyzantios, noto per il suo dizionario del demotico, aveva scritto nel [[1862]] che "...la resurrezione dalla morte della nostra lingua paterna è il nostro più dolce sogno"<ref>{{cita|Mackridge|p=. 184}}</ref>.
 
Rangravis continuò a scrivere lavori sempre più virtuosisticamente arcaici, ma alla fine fu uno degli ultimi arcaisti della letteratura greca.
 
==== Conseguenze nella lingua ====
Quasi tutti questi autori "si attenevano all'argomento, spesso utilizzato, che finché la gente comune (il λαός) riusciva passivamente a comprendere un certo uso, v'era una sufficiente giustificazione per adottarlo; la questione se il λαός potesse ''attivamente'' maneggiare quell'uso era generalmente ignorata".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 185}}</ref>
 
Nella pratica, dopo cinquant'anni di esposizione a questi antichi usi, addizionati con anni di istruzione nelle scuole primarie, la "gente comune" non aveva adottato alcuno di essi. Erano invece ben disposti nell'usare i neologismi della ''katharevousa'' per le invenzioni moderne<ref>Per esempio: πανεπιστήμιον ''università'' introdotto da Korais nel 1810, λεωφορεῖον ''autobus'' 1863, entrambi ancora in uso, pur senza il ν finale.</ref> e anche alcuni creati per soppiantare i prestiti stranieri (anche se non tutti ebbero uguale fortuna)<ref>Erano particolarmente ostili alla "purificazione" i nomi di oggetti quotidiani. ''Cravatta'' rimase γραβάτα (un prestito italiano) e ''caffè'' rimase καφές (dal turco ''kahve''); le alternative puriste erano λαιμοδέτης (1871) ''laccio-al-collo'' e il molto ridicolizzato νηφοκοκκόζυμον ''brodo-sobrio-di-bacca'' ({{cita|Horrocks|p=. 351}}).</ref>, ma la "calata" delle forme del greco antico nella lingua delle persone comuni sperata da Korais e Vyzantios non avvenne. Ci si cominciò a render conto che l'influenza dello scritto sul parlato era stata sovrastimata.
 
Anziché ridurre le differenze con il demotico elevandolo pian piano, la ''katharevousa'' si allontanava sempre di più dalla lingua parlata, allargando l'abisso fra le due e lasciando la "gente comune" indietro. Sebbene molti greci potessero leggere e più o meno comprendere la ''katharevousa'' nell'uso ufficiale, solo una minoranza poteva utilizzarla per scriverci con una certa confidenza: era insomma divenuta, all'opposto dei propositi di Korais, una lingua elitaria.
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Verso il [[1880]] era ormai tacitamente accettato che il sogno di Vyzantios, di Soutsos e degli altri, durato mezzo secolo, era un'illusione. Il popolo greco non avrebbe mai usato la lingua antica come parlata quotidiana, né l'avrebbe fatto lo Stato greco. La ''katharevousa'' perse così una delle sue principali giustificazioni, quella che la vedeva come necessaria via di mezzo nella strada che portava alla restaurazione del greco antico. Doveva ora stare in piedi sui propri meriti di lingua di Stato, pratica per l'uso scritto.
 
Ci si adoperò per allentare la stretta del greco antico nel sistema d'istruzione: nel [[1881]], si cominciò a provvedere ufficialmente all'istruzione di una qualche versione di ''katharevousa'' nelle scuole elementari. Era la prima volta che una lingua diversa da quella antica veniva permessa nell'istruzione. Tuttavia il cambiamento fu lento: vi furono scuole primarie che persistettero nel vecchio uso fino al [[1917]], né le scuole secondarie furono autorizzate ad utilizzare altro che il greco antico fino al [[1909]].<ref>{{cita|Mackridge|p=. 209}}</ref>.
 
=== Primi passi verso una rivalutazione del demotico (1870-1880) ===
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Nel [[1850]] [[Antonios Manousos]] pubblicò la prima raccolta di canzoni popolari greche: ''Canti nazionali''<ref>''Tragoudia ethnika synagmena kai diasafinismena ypo ...'' fu la prima raccolta di canzoni greche pubblicata su suolo greco.</ref> Fu una delle prime ventate del movimento popolare che sarebbe sbocciato una generazione dopo. Ma Manousos non aveva solo operato un lavoro di raccolta: nella prefazione inserì un dialogo satirico fra l'editore (che si esprime in demotico) e un pedante (che usa un'arcaizzante ''katharevousa''); l'editore difende la sua decisione di preservare la lingua originale delle canzoni, mentre il pedante se ne lamenta, rendendosi ridicolo. Manousos concluse la prefazione con una lunga citazione da [[Ioannis Vilaras]] in supporto all'uso scritto del vernacolo; mise in pratica quest'idea scrivendo i commenti alle canzoni in demotico.
 
Questi argomenti non trovarono accoglienza favorevole sul continente. Quando nel [[1853]] il poeta ionico [[Georgios Tertsetis]] propose audacemente alla competizione poetica nazionale un poema in demotico (''Corinna e Pindaro''), la giuria commentò: "non dobbiamo sprecare le nostre forze nello sviluppo di specifici dialetti, ma concentrarci nella formazione della lingua panellenica".<ref>Il giurato era [[Alexandros Rizos Rangavis]], uno degli intellettuali più influenti del tempo. {{cita|Mackridge|p=. 179}}</ref>. La politica linguistica dell'epoca era a servizio della [[Megali Idea]], il progetto di riunificazione dell'intera nazione greca. Vi furono alcune critiche feroci: un articolo di giornale anonimo sostenne fosse inappropriato agli Ioni, che possedevano un "dialetto povero", imporre il loro vernacolo come "lingua dei greci liberi".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 182}}.</ref>
 
==== La poesia "nazionale" di Valaoritis ====
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Da parlamentare degli [[Stati Uniti delle Isole Ionie]], era divenuto famoso per i propri componimenti, appassionatamente patriottici, scritti in un demotico vigoroso, con dialoghi drammatici e uno stile che ricalcava quello delle canzoni popolari. Nel [[1857]], in anni in cui la controversa di Soutsos era ancora vivida, aveva difeso strenuamente l'uso generalizzato della "lingua del popolo" in poesia: "Nata spontaneamente, essa non è un'opera artificiale, a differenza della ''katharevousa'' [...]; [il demotico] è il solo virgulto rimasto del venerabile vecchio albero della nostra nazionalità."<ref>Valaoritis, ''Mnimosyna'', Corfù 1857.</ref>.
 
Quando, dopo la riunificazione delle Isole alla Grecia nel 1864, Valaoritis andò ad Atene per sedere nel Parlamento nazionale, la sua reputazione lo seguì: nel [[1872]] l'Università gli commissionò un poema commemorativo, descrivendo la sua lingua come "parlata dolcemente, ed interamente nazionale"<ref>{{cita|Mackridge|p=. 194}}.</ref>. Benché probabilmente ci si riferisse solo all'uso del demotico in poesia, le attitudini ateniesi al demotico avevano iniziato a mutare, soprattutto a partire dal 1870. Non era più la "parlata corrotta da mercato" di una generazione prima. Nel [[1873]], la gara nazionale di poesia fu vinta, per la prima volta, da una raccolta di poesie in demotico<ref>''La voce del cuore'' del giovane Dimitrios Kampouroglou.</ref>
 
La prosa, tuttavia, rimaneva dominio della ''katharevousa'': persino Valaoritis la usava.
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Se già dagli anni cinquanta dell'800 si erano tentate raccolte di frasi, proverbi, canzoni, storie e tradizioni d'ogni tipo tratte dall'ascolto degli scolari, un primo studio accademico delle tradizioni greche fu compiuto dal giovane [[Nikolaos Politis]] con il suo ''Studio della cultura dei greci moderni'', pubblicato nel [[1871]]. Politis fece numerosi collegamenti fra gli usi e i costumi antichi e quelli moderni.
 
Lo studio della ''Λαογραφία'' (tradizioni nazionali) ebbe molto successo fra gli studiosi, ansiosi di dimostrare la continuità territoriale e culturale del popolo greco tra modernità e antichità. La situazione politica spingeva in questo senso: se la ''katharevousa'' era nata (anche) dalla necessità di deturchizzare la parlata greca all'indomani dell'indipendenza, così la ''laografia'' era funzionale allo "sforzo nazionale" contro la minaccia territoriale slava proveniente da nord.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 199}}.</ref>
 
Un nuovo atteggiamento emergeva anche nella considerazione della storia della Grecia: in ''Storia della Nazione Greca'' di [[Konstantinos Paparrigopoulos]] (1874), veniva dato eguale peso all'epoca classica e a quelle post-classiche (in particolare all'[[Impero bizantino|era bizantina]], che ai tempi di Korais era stata alquanto denigrata come un'epoca di soggezione al dispotismo orientale: ora invece "il nostro regno medievale" veniva percepito come parte essenziale della storia della nazione).
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Questa scuola di pensiero dei [[neogrammatici]] considerava il parlato, piuttosto che lo scritto, la vera radice della lingua. Usualmente, è il parlato che si modifica, seguìto subito o a distanza dallo scritto. Questo spiegava perché la "calata dall'alto" di antiche forme dalla ''katharevousa'' al demotico non si era verificata.
 
In questo sottofondo intellettuale si scontreranno i due più eminenti linguisti greci del tempo: Hatzidakis a favore della ''katharevousa'', e [[Ioannis Psycharis]] in favore del demotico.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 222}}.</ref>
 
=== Il risorgimento del demotico (1880-1888) ===
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[[File:Roilos-georgios-poets-parnassos-literary-club.jpg|thumb|upright|300px|Alcuni membri della generazione dell'80 in vecchiaia: ''I poeti'' di [[Georgios Roilos]], 1919. Drosinis è il secondo da sinistra; Palamas è al centro.]]
 
La ''Generazione del 1880'', chiamata anche [[Nuova scuola ateniese]], debuttò nel 1880 con la pubblicazione della prima raccolta di poesie di [[Georgios Drosinis]] [[Nikos Kampás]]. In contrasto con la ''vecchia scuola'', quella della poesia di Soutsos e dei suoi contemporanei, che aveva usato una ''katharevousa'' sempre più arcaica, queste nuove opere erano soprattutto in demotico; la successiva raccolta di Drosinis, ''Idilli'' ([[1884]]), si ispirava a temi desunti dalla tradizione popolare grazie ai lavori di ''laografia''.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 204}}.</ref>
 
La figura chiave della Generazione del 1880 fu un amico di Drosinis e Kampas, [[Kostis Palamas]], che pubblicò la propria prima raccolta di poesie, ''I canti della mia patria'', nel [[1886]]. Erano tutti componimenti in demotico. In poco più di un decennio, il demotico aveva soppiantato la ''katharevousa'' come lingua di preferenza per la poesia ateniese.
 
La stampa fu rapida nell'adattarsi a questa realtà e nel farsene veicolo. Già nel 1880 alcune riviste (tra cui la prestigiosa ''Estia'' e il quotidiano ''Akropolis'') si erano aperte alle poesie demotiche. Dal 1889, ''Estia'' diverrà uno dei sostenitori del movimento demoticista.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 204}}.</ref>.
 
==== L'insoddisfazione per la ''katharevousa'' nella prosa narrativa ====
Benché la poesia venisse passo a passo conquistata al demotico, la prosa narrativa negli anni '80 dell'800 rimaneva pressoché interamente scritta in ''katharevousa''.<ref>Un'eccezione è ''Ecco l'uomo'' (1886), pubblicato a [[Cefalonia]] da Laskaratos. Ma era una raccolta di novelle umoristiche; il primo romanzo demotico non apparirà fino al 1896.</ref> I tre principali romanzieri del tempo, [[Alexandros Papadiamantis]], [[Georgios Vizyinos]] e [[Emmanouil Roïdis]], erano maestri di stile della ''katharevousa''. Ma mentre altre prose potevano essere interamente in ''katharevousa'', i romanzi necessitavano di un po' di demotico, perlomeno per avere dei dialoghi realistici. i tre autori affrontarono questa necessità in diverse maniere.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 205}}.</ref>
 
[[Image:Papadiamantis Aleksandros by Nirvanas.jpg|thumb|upright=0.7|Papadiamantis fotografato da Pavlos Nirvanas, 1906]]
Papadiamantis divenne famoso per intervallare una narrazione in ''katharevousa'' (con uno stile quasi liturgico) con riflessioni interiori e riminiscenze in demotico, e con dialoghi in un dialetto locale. Creò così una ricchezza di testo che è stata di rado eguagliata (e pressoché impossibile da tradurre in altre lingue). Nelle storie della propria infanzia, il narratore adulto scrive in ''katharevousa'' in contrappunto con la voce demotica del sé stesso bambino, e la differenza di lingua suggerisce una toccante distanza fra il ragazzino e l'uomo che diventerà. Papadiamantis non espresse mai insoddisfazione per la ''katharevousa'' come mezzo artistico.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 207}}.</ref>.
 
[[File:Georgios M. Vizyinos.JPG|thumb|upright=0.6|left|Georgios Vizyinos nel 1894, dalla rivista ''Ποικίλη Στοά'']]
Vizyinos, invece, aveva un rapporto differente con la ''katharevousa'' e con l'infanzia. In un passo, ricorda la confusione e lo smarrimento nel venir forzato, nei primi anni di scuola, a chiamare un melo con l'antica parola μηλέα, anziché che col demotico μηλιά. Dopo essere stato picchiato dal maestro si decise ad un compromesso: i meli in generale potevano essere μηλέα, ma quello nel giardino di famiglia sarebbe per lui sempre rimasto μηλιά.
 
Vizyinos (proveniente da una famiglia umile) fu uno dei primi a dare voce alle generazioni di allievi ai quali, iniziata la scuola, fu detto che i nomi che essi davano alle cose erano inaccettabili, e che avrebbero dovuto imparare i nomi greci antichi per quelle stesse cose; anticipò il lavoro che vent'anni dopo faranno Fotiadis e i demoticisti. Vizyinos stesso sottolineò l'importanza delle conseguenze dell'istruzione; concluse che "la mania di coloro che vogliono insegnare non la natura delle cose [...] ma parole non familiari [...] rende l'istruzione greca uno sforzo sisifeo e condanna la nazione alla peggior morte possibile, per carestia spirituale! Per queste ragioni la questione concernente la lingua greca è, dal mio punto di vista, più vitale della [[Questione d'oriente|questione orientale]]<ref>In {{cita|Mackridge|p=. 206}}, con parole provenienti sia dalle storie dell'83 sia da un articolo sull<nowiki>'</nowiki>''Estia'' dell'85.</ref>.
 
In altri suoi lavori Vizyinos iniziò a mettere gran parte delle narrazioni in bocca e in testa a persone comuni, cosicché gran parte del testo poteva essere in demotico, inframmezzato da passaggi in ''katharevousa''.
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Dopo un paio d'anni, Kontos ricevette una risposta: ''Una censura dello pseudo-atticismo'', di [[Dimitrios Vernardakis]], un altro professore. In esso Vernadikis difendeva la versione corrente della ''katharevousa'', e criticò Kontos per la sua puntigliosità arcaista, quando avrebbe dovuto preoccuparsi dei problemi dell'istruzione greca. Criticava comunque anche il nuovo demotico poetico, definendolo inautentico, non corrispondente al vero demotico della "gente comune". In questo aveva le sue ragioni, in quanto i poeti della ''Nuova Scuola Ateniese'' stavano, più o meno coscienziosamente, lavorando ad una forma deregionalizzata di demotico per l'uso nazionale. Vernardakis mise in guardia contro questo tentativo, asserendo che essa avrebbe corrotto "la lingua del popolo".<ref>Vernardakis, ''Psevdattikismou elenchos, itoi K. S. Kontou Glossikon paratiriseon ... anaskevi'', Trieste 1884.</ref>
 
Nello stesso anno (1884) il giovane Hatzidakis, anch'egli professore all'Università d'Atene, replicò con il suo ''Studio sul greco moderno, o processo alla censura dello pseudo-atticismo'', in cui difendeva Kontos e la sua insistenza sugli errori grammaticali. In quanto linguista della nuova generazione, Hatzidakis era ben conscio della storia evolutiva del demotico<ref>Nel 1881 aveva criticato un articolo che sosteneva la "Teoria elio-dorica", la quale sosteneva che il demotico derivasse da una pressoché immutata varietà antica di greco; Hatzidakis riuscì invece a rinvenire molti caratteri del greco moderno nella koinè ellenistica, da cui il demotico si è evoluto.</ref> e riconosceva la ''katharevousa'' come una costruzione artificiale, una ''Kunstsprache''. Rimase fermo però sul fatto che, essendo il suo uso ormai piuttosto affermato, la ''katharevousa'' doveva essere usata correntemente e coerentemente, in linea, fintantoché possibile, con gli antichi modelli. Dopotutto, scriverà in seguito, la ''katharevousa'' '"non è più difficile da imparare di qualsiasi altra lingua straniera."<ref>{{cita|Mackridge|p=. 277}}</ref>.
 
Hatzidakis conosceva bene anche la storia evolutiva delle altre lingue europee, e in particolare il ruolo che [[Dante Alighieri]] aveva avuto nel trasformare il vernacolo toscano, discendente come le altre parlate italiane dal latino volgare, in una lingua pan-italiana letteraria. Riconobbe che la stessa cosa potesse alla fine avvenire anche in Grecia, e sperava nell'adozione del demotico per tutti gli usi, ma solo dopo che fosse giunto "un Dante o uno Shakespeare" a costruire un "solido edificio letterario" che pareggiasse la [[Divina Commedia]] e stabilisse uno standard. Hatzidakis rimase di questa idea fino alla fine della sua lunga vita. Pur ammettendo, in teoria, la possibilità di usare il demotico come lingua scritta, non avrebbe mai concesso che esso fosse pronto.<ref>Hatzidakis, ''Meleti epi tis neas ellinikis, i Vasanos tou Elenchou tou Psevdattikismou'', Atene 1884.</ref>
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==== ''Il mio viaggio'' ====
[[File:Giannis Psycharis.JPG|thumb|upright=0.7|Ritratto di Psycharis in ''Ποικίλη Στοά'', 1888]]
La pubblicazione nel [[1888]] di ''Il mio viaggio'' di [[Ioannis Psycharis]] segnò una rottura con il precedente andamento della discussione della questione linguistica. Benché Psycharis fosse un importante linguista, appartenente al mondo accademico, ''Il mio viaggio'' fu scritto interamente in demotico; egli chiedeva a viva voce l'immediato abbandono della ''katharevousa'' e l'adozione del demotico per tutti gli usi scritti<ref>{{cita|Mackridge|p=. 40}} 2009, p. 40.</ref><ref>{{cita|Horrocks|p=. 4}}</ref>.
 
A quel tempo Psycharis era assistente del professore di greco all'[[École spéciale des Langues orientales]] di [[Parigi]], e ''Il mio viaggio'' descriveva una sua visita del 1886 a [[Costantinopoli]], [[Chio (isola)|Chio]] e Atene. La narrazione era intervallata da osservazioni sulla lingua, la politica e la cultura greche. Questo stile consentiva a Psycharis di osservare e commentare da osservatore esterno cose che gli parevano assurde, ma che erano ritenute ovvie dai locali. Il suo argomento centrale era che la lingua parlata fosse la vera voce della nazione greca, e che la Grecia dovesse abbracciare e reclamare questa lingua ancestrale: solo allora avrebbe potuto reclamare anche le sue "terre ancestrali" (quelle che anticamente erano appartenute ai Greci ma che non erano parte dello Stato greco moderno).
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==== La visione di Psycharis della ''katharevousa'' e della sua fonologia ====
Per quanto riguarda la ''katharevousa'', Psycharis la riteneva una costruzione artificiale, una distrazione o una deviazione dal normale corso della lingua. Essendo stata assemblata da una selezione (più o meno arbitraria) di caratteristiche del greco antico, non aveva una naturale coerenza interna che potesse essere oggetto di studio scientifico; perciò non c'era alcun metodo rigoroso per determinare la correttezza o la scorrettezza di un certo costrutto.<ref>{{cita|Horrocks|p=. 352}}.</ref> Sottolineò anzi come spesso, non avendo un proprio metodo per generare nuovi costrutti, spesso li avesse semplicemente presi in calco dal francese. Ad esempio, analizzando l'espressione, trovata su un giornale, ἐλάμβανε τὸν κόπον (letteralmente ''prese il problema''), vi lesse sotto chiaramente (essendo lui sostanzialmente madrelingua anche francese) l'espressione ''il prenait la peine'', lo disegnò così:
 
<blockquote>ἐIλLάPμRβEαNνAεIτTὸLνA κPόEπIοNνE</blockquote>
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''Il mio viaggio'' era la prima opera in prosa di una certa lunghezza scritta interamente in demotico. Tuttavia, la narrazione era in prima persona: non dava perciò la stessa impressione di novità che avrebbe avuto uno scritto ufficiale redatto in demotico. Era insomma tutto sommato abbastanza prossimo ai canoni del tempo per essere ampiamente diffuso.
 
La lingua era basata su una mistura deregionalizzata di forme prese dal demotico parlato ad Atene e a Costantinopoli (ma non da quello delle Isole Ionie). Nell'edizione del [[1905]] Psycharis dette allo scritto un aspetto ancor più ateniese e meno costantinopolitano<ref>{{cita|Horrocks|p=. 3}}.</ref>. Un estratto di questa edizione:
 
<blockquote>Κάποτες μου έρχεται να φωνάξω δυνατά, που όλος ο κόσμος να μ' ακούση — Μη, μη, μη, μη χαλνάτε τη γλώσσα! Καταστρέφετε την αρχαία και τη νέα μαζί. Θέλετε γλώσσα που να μοιάζη τόντις με την αρχαία, που να είναι η ίδια γλώσσα; Πάρτε τη γλώσσα του λαού. Θέλετε ξένη γλώσσα; Πάρτε την καθαρέβουσα; θα δείξη σ' όλο τον κόσμο, πως τόντις χάθηκε η αρχαία. ... Θέλετε επιστήμη, κόπο και μάθηση; Θέλετε να πιάσετε σοβαρή δουλειά; Να γράφετε την εθνική μας γλώσσα. Από την απόφασή σας, θα φανή αν είστε ή άντρες ή παιδιά.</blockquote>
Riga 237:
<blockquote>A volte sento il bisogno di gridare forte a chiunque possa sentirmi "No no no non rovinate la lingua! State distruggendo allo stesso modo l'antica lingua e la moderna. volete una lingua che assomigli davvero all'antica, che sia la stessa lingua? prendete la lingua del popolo. Volete una lingua straniera? Prendete la ''katharevousa''; questo mostrerà a tutti che la lingua antica è andata davvero perduta. Volete la scienza, il duro lavoro e l'istruzione? Volete iniziare una qualche opera seria? Allora scrivete la nostra lingua nazionale. La vostra decisione mostrerà se siete uomini o bambini".<ref>Psycharis, ''Το ταξίδι μου'', Atene 1905</ref></blockquote>
 
Il demotico usato da Psycharis era il più sistematico e meno compromissorio che si vedesse "dai tempi di Vilaras e Psalidas"<ref>{{cita|Mackridge|p=. 221}}.</ref>. Era il prodotto della dottrina linguistica padroneggiata da Psycharis, che il suo allievo [[André Mirabel]] avrebbe definito "una credenza nel continuo sviluppo della lingua greca fin dall'antichità; una credenza nell'assoluto rigore delle sue leggi fonetiche; una credenza nella necessità di sviluppare e istituzionalizzare una lingua scritta comune e unificata sulla base dell'uso parlato."<ref>André Mirabel, ''La doctrine linguistique de Jean Psichari'', in ''La Nouvelle Clio'' n°3.</ref>
 
Questa dottrina portò Psycharis a eradicare tutte le tracce della ''katharevousa'' dal suo scrivere, ritenendo che fossero aggiunte artificiali alla struttura, evolutasi invece naturalmente, del demotico. Pretese anche di avere un comprensione scientifica unica di questa struttura, supportata da rigorose e provabili leggi fonetiche e da osservazioni, e questo lo portò a coniare ed usare un certo numero di nuove parole che, diceva, sarebbero state quelle che il demotico avrebbe prodotto da sé se non avesse avuto l'influenza distorcente della ''katharevousa''<ref>{{cita|Mackridge|p=. 224}}.</ref>.
 
Per ''alfabeto'', per esempio, si rifiutò di usare il termine della ''katharevousa'' ἀλφάβητον ''alfaviton'', inventando invece ἀρφάβητο ''arfavito''. Questi nuovi coni non incontrarono un appoggio universale, né allora né poi: "Le versioni inventate da Psycharis suonavano come pronunce sbagliate di parole dotte proferite da persone incolte".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 227}}; come spesso in questi casi, il risultato fu un compromesso. Il greco odierno ha tenuto αλφάβητο ''alfàvito'', conservando nella sostanza il termine della ''katharevousa'', adattato al neogreco (cioè senza spirito segnato e senza la ni finale).</ref>
 
Questa sostituzione di parole della ''katharevousa'' con altre in stile demotico fu uno dei tratti più distintivi della prosa di Psycharis. Uno degli effetti di questi coni fu la riduzione della sovrapposizione tra il vocabolario demotico e quello della ''katharevousa''. Certe parole comuni, come ἀλφάβητον, erano sempre state usate nel parlare quotidiano tanto quanto negli scritti accademici: Psycharis stava deliberatamente lavorando a erodere questo fondo comune, e dichiaratamente lo faceva per creare un demotico totalmente esente dalle influenze puriste.
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Fra le risposte a Vlachos, vi fu quella di [[Iakovos Polylas]] in ''La nostra lingua letteraria''; egli era un demoticista convinto e aveva anche pubblicato una traduzione dell<nowiki>'</nowiki>''Odissea'' in versi demotici; pure egli considerava ottima la lingua mista nata dall'incontro fra il λαός e λόγιοι, e riteneva che il demotico dovesse ben accogliere le parole della ''katharevousa'' dove necessario per "lo sviluppo organico della lingua nazionale". Riferendosi alla descrizione di Vlachos del nuovo demotico come mistura di molte cose "e qualcosa di più", Polylas fece notare che la stessa cosa si poteva dire di tutte le lingue letterarie europee, e che era proprio di questo che la Grecia abbisognava.<ref>Polylas, ''I filologiki mas glossa'', Atene 1892</ref>.
 
In questi anni il termine γλωσσοπλάστης (''creatore della lingua'') si diffuse, per indicare, come "lode"<ref>{{cita|Mackridge|p=. 235}}</ref>, quei poeti che si sforzavano di ampliare le potenzialità lessicali del demotico e di dimostrarne la capacità produttiva.
 
Anche Palamas criticò sia Psycharis sia Vlachos: respinse le loro due nozioni di "purezza" del demotico, notando che il vero padrone della lingua è l'insieme dei parlanti e che, essendo il poeta fra di essi, egli ha perfettamente il diritto di inventare nuove parole o desumerle dalle fonti a suo piacere (fossero queste fonti il greco antico, la ''katharevousa'' o qualsiasi altra cosa).<ref>Kostis Palamas, ''Apanta'', volume 2.</ref> Palamas stesso si conformò a questi principi nel proprio scrivere e si confermò un esperto ''glossoplasta''.
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[[File:Andreas Karkabitsas.JPG|thumb|upright=0.6|left|Andreas Karkavitsas nel 1888]]
 
Uno dei motivi ricorrenti alle critiche a Psycharis era relativo alla mancanza di un'esposizione chiara dei principi secondo cui aveva creato le nuove parole; Psycharis non completò mai la grammatica di demotico a cui lavorò fino alla morte (e fu definita "inutilizzabile" da chi ne lesse alcuni estratti), per cui molte sue scelte apparirono quantomeno arbitrarie, in quanto oscure.<ref>{{cita|Mackridge|pp=. 224 e 298}}.</ref> Il problema sarebbe stato marginale se i suoi nuovi conî fossero suonati naturali all'orecchio dei grecofoni, ma troppo spesso questo non accadeva, e Psycharis non sembrava rendersene conto.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 8}}.</ref> Questo si poteva imputare alla sua istruzione straniera e alla debolezza del suo demotico, che egli beatamente riconosceva nella propria corrispondenza: "Devi proprio insegnarmi il romaico<ref>All'epoca ''ρωμαίϊκα'' ''romeica'' era uno dei termini per riferirsi al demotico ed era considerato piuttosto dispregiativo; i grecofoni erano i ''Romioi''.</ref>; è ora passata" e "Ho orecchio per il francese, e molto fino... Per il romaico non ce l'ho".
 
Simili limitazioni si estendevano alla sua produzione romanzesca. Psycharis avrebbe in seguito pubblicato dei romanzi nel suo demotico, ma essi venivano giudicati poco convincenti, principalmente perché tutti i personaggi parlavano come Psycharis. Fallì nel dimostrare la gamma stilistica di cui abbisogna una lingua viva (benché egli non se ne avvedesse: si considerava il più grande romanziere greco vivente). Psycharis, insomma, non poteva essere un Dante che ricreava una lingua col proprio genio letterario.<ref>{{cita|Mackridge|pp=. 220 e 226}}.</ref>
 
In un'intervista del 1893, [[Andreas Karkavitsas]] (che nel 1896 avrebbe pubblicato il primo romanzo scritto in demotico, ''Il mendicante'') dichiarò che Psycharis "vede la lingua da un punto di vista scientifico, e perciò scrive il demotico senza sentirlo".<ref>Intervista di Mitson Hatzopoulos in ''Τὸ Ἄστυ'', 9 apr 1893.</ref>
 
==== L'influenza della personalità di Psycharis ====
Psycharis non era un uomo con cui era facile lavorare. Così lo descrive Mackridge<ref> {{cita|Mackridge|p=. 218}}.</ref>: "Era un uomo ostinato e presuntuoso, appassionato di schemi grandiosi, con un bisogno psicologico di imporre agli altri la propria personalità e le proprie visioni. Credeva di essere praticamente la sola persona ad avere una comprensione chiara dei problemi della Grecia e la missione di risolverli praticamente da sé.[...] Nel caso i suoi punti di vista fossero educatamente messi in dubbio dagli alleati o sfidati dai nemici, piantava i piedi e si rifiutava sistematicamente di riconoscere che un qualsiasi argomento contrario ai suoi potesse avere uno iota di giustificazione".
 
In un'intervista del 1893, Papadiamantis ne criticava la "monomania", il desiderio "psicotico" di imporsi come "creatore e maestro dell'intera nazione", benché fosse "un levantino, un chiota, quasi uno straniero, un aristocratio, un fanariota", non realmente in contatto con il modo in cui la gente davvero parlava.<ref>Intervista di Mitson Hatzopoulos in ''Τὸ Ἄστυ'', 26 feb e 7 mar 1893.</ref>
 
Psycharis prendeva qualsiasi opposizione come un attacco personale (sfidando persino, in un'occasione, a duello Hatzidakis). Si riteneva l'unico fondatore del movimento demoticista (nel 1919 dirà di sé "Psycharis sta al demoticismo come [[Karl Marx|Marx]] sta al [[socialismo]]"<ref>In {{cita|Mackridge|p=. 282}}.</ref>). Si riteneva anche la prima persona ad aver scritto il demotico in prosa, ignorando gli scrittori ioni (così come escluse ogni influenza ionia dalla propria prosa). Egli divideva il mondo fra alleati e nemici, senza nulla in mezzo. "Persino la lingua romaica non possiede parole per esprimere quanto sono disgustato dai ρωμιοσύνοι" (ovvero da coloro che non riteneva abbastanza entusiasti del suo programma). Di Papadiamantis dirà: "Papadiamantis? Mai sentito. Chi è e che cosa ha scritto?"<ref>{{cita|Mackridge|p=. }20}}.</ref> (e all'epoca Papadiamantis era largamente considerato il principale romanziere greco).
 
Questi atteggiamenti, inevitabilmente, allontanarono da Psycharis persone che potevano essergli alleate, e in prospettiva divisero il movimento demoticista. Psycharis fu un'arma a doppio taglio per il movimento: se ''Il mio viaggio'' aveva risvegliato il dibattito intellettuale sulla questione, la testardaggine dell'autore e il suo rifiuto di qualunque compromesso alla varietà da lui proposta finirono per provocare una reazione estrema alla sua visione, e forse fu una delle cause dell'allungarsi per molti altri decenni della questione linguistica.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 226}}.</ref>
 
Queste reazioni estreme, comunque, si svilupparono col tempo, anche perché fino all'avvento del nuovo secolo il dibattito rimase tutto sommato positivo e sereno.
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[[File:Athina - Syllogos Parnassou - 1896.JPG|thumb|La sede ateniese della società letteraria ''Parnassos'', 1896.]]
 
Il dibattito negli anni seguenti l'uscita di ''Il mio viaggio'' fu intriso di buon umore: nel 1893 la prestigiosa società letteraria ''Parnasso'' invitò Psycharis a tenere una discussione sull'argomento del demotico a cui furono presenti [[Giorgio I di Grecia|il re]], [[Ol'ga Konstantinovna Romanova|la regina]] e due principi. L'evento fu lieto e Psycharis concluse evocando l'immagine del demotico che ancora aspettava il proprio Dante e sostenendo che le canzoni popolari erano un "Dante anonimo" passibile di dare tutta l'ispirazione necessaria alla rinascita della lingua scritta.<ref>Ricordando l'evento in seguito, Psycharis disse che molti ospiti eminenti erano rimasti piacevolmente sorpresi nel notare che il suo parlato era ben comprensibile: erano stati evidentemente traviati dalla sua reputazione, che li aveva spinti a credere che egli usasse principalmente parole di propria invenzione. Quando la discussione fu pubblicata sull<nowiki>'</nowiki>''Estia'', destò stupore ed entusiasmo il fatto che l'articolo fosse interamente redatto in demotico, cosa che nel 1893 era ancora una novità. [{{cita|Mackridge|p=. 238}}]</ref>
 
Un altro onore di cui si ornò il demotico fu l<nowiki>'</nowiki>''Inno olimpico'' di Palmas, con parole in demotico; esso venne eseguito in pompa magna alla cerimonia di apertura delle [[Giochi della I Olimpiade|prime Olimpiadi moderne]] che si tenne ad Atene nel 1896. Sembrò che ormai la poesia demotica fosse stata completamente accettata.
 
Frattanto alcuni dei giovani romanzieri stavano convertendosi alla causa demotica. Nel 1896 Karkavitsas pubblicò il primo romanzo interamente demotico, ''Il mendicante'', uscito a puntate e l'anno dopo pubblicato in libro. Il suo primo romanzo era stato ''La ragazza snella'', del '90, scritto in ''katharevousa'': nell'edizione del 1896 vi aggiunse una prefazione in cui si scusava per quella antiquata scelta linguistica. L'idea che ci fossero ormai due forme rivali di greco scritto aveva già fatto radici, e l'ago della bilancia sembrava cominciare a pendere verso la causa demoticista.<ref>Karkavitsas non fu l'unico a fare simili scuse: nel 1893 Xenopoulos aveva pubblicato ''Margarita Stefas'' a puntate, e nella forma libraria uscita nel 1906 vi aggiunse una prefazione in cui si scusava per la sua "miserabile iper-''katharevousa'' che testardamente traduce gli oggetti più quotidiani" e mettendo in guardia i lettori sul fatto che, nel leggerlo, avrebbero dovuto ritradurre tutto nella propria testa. [{{cita|Mackridge|pp=. 231 e 245}}]</ref>
 
Nel [[1897]], tuttavia, vi fu un nuovo sviluppo politico. All'inizio dell'anno il governo greco mosse un'azione militare contro l'impero ottomano, iniziando a [[Creta]] e continuando con una forzata invasione dei territori a nord dello Stato greco. Il risultato fu per i greci deludente: furono facilmente battuti dalle armate meglio preparate delle truppe ottomane. La [[Guerra greco-turca (1897)|prima guerra greco-turca]] si concluse con una cocente umiliazione. L'anno rimase noto come ''<nowiki>'</nowiki>97 nero'': l'umore della nazione s'incupì.
 
=== Il cambio di secolo: anni di conflitto (1897-1903) ===
Nel lungo termine, l'umiliazione del 1897 nero risultò una scossa positiva per il movimento demoticista: negli anni a seguire la classe dirigente si diede a varie riforme e il sentimento diffuso era basato sull'idea che la nazione non potesse vivere del passato, ma dovesse costruirsi un nuovo futuro. Questo portò nuovi sostenitori al movimento demoticista.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 241}}.</ref>
 
Questo contraccolpo positivo tuttavia si verificò a distanza di qualche anno: nel periodo successivo alla sconfitta il dibattito sulla questione linguistica risentì del clima generale, divenendo più rancoroso e personalizzato.
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=== Il demoticismo nell'istruzione e nelle riforme (1903-1922) ===
==== Fotiadis e ''La questione linguistica'' ====
Nel [[1902]] [[Fotis Fotiadis]], che era medico personale del [[Abdul Hamid II|sultano ottomano]] (e perciò abbastanza al sicuro da arrischiarsi in controversie) aveva pubblicato ''La questione linguistica e il nostro risorgimento educativo'': era il primo libro a ragionare di riforme dell'istruzione basate sul demotico. Sostenne che per un bambino greco era più facile imparare una qualsiasi lingua straniera piuttosto che la ''katharevousa'': richiese che il demotico fosse posto come lingua ufficiale dello Stato greco, e così dell'istruzione e della legge.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 257}}.</ref>
 
Scrivendo da dottore e da padre, presentò dal punto di vista di un bambino l'istruzione greca del tempo: fin dall'inizio, agli alunni viene detto che hanno sempre usato la lingua ''sbagliata'' e che avrebbero trascorso gran parte del tempo semplicemente a imparare le parole e le espressioni ''corrette'', quelle della ''katharevousa''. Come risultato, "... le loro menti divengono confuse e disordinate, ed essi sono incapaci di fare qualcosa in maniera naturale, e all'opposto divengono impacciati ed esitanti, non solo nelle proprie espressioni linguistiche ma in qualsiasi altra cosa che fanno".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 258}}.</ref>
 
Fotiadis si schierava per ben di più del semplice passaggio al demotico: credeva che l'autosviluppo dovesse essere la priorità nell'istruzione, e che la coscienza nazionale sarebbe a ciò seguita. Per incoraggiare tutto ciò, suggerì che la "poesia nazionale" e la "musica popolare" (con ciò intendendo la poesia e i canti tradizionali in demotico rurale), che rivelavano l'"anima del popolo", dovessero divenire una parte essenziale dei programmi. Sottolineò anche il ruolo delle donne nella riforma linguistica. Disse che i bambini come "discenti della lingua" sono degli "inesauribili tesori per la nazione" e che le donne, come loro madri, sono "la custodi delle chiavi della lingua.
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==== La Società Linguistica Nazionale ====
Fotiadis non era da solo. Nel [[1904]] fu fondata la ''Società Linguistica Nazionale'' per promuovere il demotico nell'istruzione e nella vita pubblica. All'incontro inaugurale, il poeta [[Kostis Palamas]] tenne un memorabile confronto tra le versioni purista e demotica della semplice frase "Mio padre morì". Mentre il demotico "πέθανε ο πατέρας μου" si radica nel cuore, nella vera essenza di qualcuno, il katharevusiano "ἀπέθανεν ὁ ἐμὸς πατήρ" è come un vestito che può essere messo da parte. Il demotico "è cresciuto organicamente come il ramo verde del nostro albero linguistico", la ''katharevousa'' è "il ramo morto [...] che è stato inchiodato al tronco linguistico dalla sola forza di volontà".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 256}}.</ref>
 
La Società si sciolse dopo poco tempo a causa dei disaccordi su quale versione del demotico promuovere. Ma il "demoticismo dell'istruzione" stava prendendo slancio, insieme al vento di riforma seguito all'umiliazione del '97 nero.
 
==== Skliros e il dibattito sul ''Noumás'' ====
Nel 1907 [[Georgios Skliros]] pubblicò ''La nostra questione sociale'', il primo manifesto [[Marxismo|marxista]] in greco. Sostenendo che l'élite al potere non volesse promuovere il demotico per tenere il popolo nell'ignoranza, sosteneva l'idea di una rivoluzione "dal basso" anche per la questione linguistica (mentre la maggior parte dei demoticisti sperava in, e spingeva per, una riforma guidata dall'alto).<ref>{{cita|Mackridge|p=. 260}}.</ref>
 
Quest'opera fu significativa non solo per l'aver introdotto la "questione di classe" nella questione linguistica, ma anche per aver dato inizio ad un lungo dibattito (si protrarrà fino al 1909) sulla rivista demoticista Νουμάς. Esso oppose "i demoticisti borghesi che credevano che riformare la lingua greca avrebbe automaticamente portato ad una liberalizzazione della società greca" e "i socialisti che sostenevano che una riforma sociale o una rivoluzione fossero un prerequisito necessario per la soluzione della questione linguistica.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 261}}.</ref>
 
Notevole è anche la scelta della lingua in cui fu condotto il dibattito: mentre il libro di Skliros era scritto in una ''katharevousa'' semplice, il dibattito sul ''Noumás'' fu pubblicato interamente in demotico. I partecipanti passarono molto tempo a bisticciare su dettagli linguistici: semplicemente, ciascuno utilizzava la versione del demotico con cui aveva più confidenza a scrivere. Questa varietà<ref>Per esempio, ''evoluzione'' era scritto da alcuni ξετυλιξιά (un conio demotico di Psycharis) mentre altri utilizzavano ἐξέλιξη (che è poi la forma a tutt'oggi corrente), demoticizzazione della parola purista ἐξέλιξις. [{{cita|Mackridge|p=. 261}}]</ref> provava che non esistevano barriere comunicative. Alla fine del dibattito fu chiaro come la prosa demotica fosse ormai uno strumento pienamente capace per sostenere discussioni intellettuali di qualsiasi livello.
 
==== Delmouzos e la scuola femminile di Volos ====
Nel 1908 il [[Pedagogia|pedagogo]] liberale [[Alexandros Delmouzos]] introdusse l'uso del demotico nella Scuola Municipale Femminile di [[Volos]], fresca di fondazione, raggiungendo un notevole innalzamento dei risultati scolastici (nonché della soddisfazione delle alunne). La ''katharevousa'' rimaneva nel curriculum, ma per la prima volta in una scuola greca le ragazze erano incoraggita ad esprimersi liberamente in demotico scritto.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 263}}.</ref>
 
Ricordando, anni più tardi, questi momenti, Delmouzos scrisse come le ragazze passarono da uno stato di ραγιαδισμός (''schiavitù'': era un termine indicante la mentalità di soggezione ai turchi diffusasi nel periodo ottomano) ad uno di "liberazione (ξεσκλάβωμα) morale ed intellettuale".<ref>Alexandros Delmouzos, 1913: ''Tria chronia daskalos'', I parte, ''Deltio tou Ekpaideftikou Omilou'' 3: 1-27.</ref>. Messa da parte la ''katharevousa'' (una "maschera per l'anima", come la definì), erano abili di "esprimere il loro λόγος interno".<ref>Alexandros Delmouzos, 1914: ''Tria chronia daskalos'', II parte, ''Deltio tou Ekpaideftikou Omilou'' 4: 197-283.</ref>
 
A dispetto del suo successo, i clericali e i conservatori condannarono la riforma e protestarono veementemente contro la scuola, che fu spinta a chiudere nel 1911<ref>Anna Frankoudaki,''Ο εκπαιδευτικός δημοτικισμός και ο γλωσσικός συμβιβασμός του 1911'', Ioannina 1977, p. 39.</ref>. Germanos Mavromatis, vescovo di [[Demetriade (città)|Demetriade]] e a capo dell'opposizione nella zona di [[Magnesia (Grecia)|Magnesia]], dichiarò: "Nella coscienza di tutte le persone, demoticismo, [[anarchia]], [[socialismo]], [[ateismo]] e [[massoneria]] sono una sola cosa".<ref>Paschalis Kitromilides, ''Eleftherios Venizelos: The Trials of Statesmanship'', Edimburgo 2006.</ref> Certo il fatto che le allieve fossero di sesso femminile giocò un ruolo nella strenua opposizione, evidenziando sentimenti antifemministi, soprattutto contro una compiuta istruzione delle donne.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 264}}.</ref>
 
==== I libri per bambini di Penelope Delta ====
Frattanto, [[Penelope Delta|Pinelopi Delta]], autrice di libri per l'infanzia, aveva iniziato a pubblicare le sue storie d'avventura scritte in demotico. In corrispondenza con Fotiadis, Delta aveva insistito sul fatto che i bambini avessero bisogno non solo di letture scolastiche, ma anche di libri di intrattenimento; scriveva nel demotico semplice che usavano i bambini stessi.
 
I suoi primi libri, ''Για την πατρίδα'' (''Per la patria'', 1909) e ''Τον καιρό του βουλγαροκτόνου'' (''Al tempo dello [[Basilio II Bulgaroctono|schiavizzatore bulgaro]]'', 1911), sono avventure ambientate fra i difensori della frontiera macedone nei giorni eroici dell'Impero bizantino. Con temi come questi, difficilmente sarebbe potuta essere accusata di diffondere l'ateismo o minare la nazione e fu autorizzata a pubblicare liberamente. Le sue opere divennero molto popolari e abituarono le nuove generazioni di bambini a leggere, per piacere, la prosa demotica.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 281}}.</ref>
 
==== L'Associazione dell'Educazione ====
Nel 1910, il riformatore liberale [[Eleutherios Venizelos]] arrivò al potere; in quello stesso anno fu fondata l'associazione ''Ἐκπαιδευτικός Ὅμιλος'' (''Associazione Educativa'' o ''dell'Istruzione''). Essa aveva una focalizzazione più centrata rispetto alla Società Linguistica Nazionale: mirava infatti all'introduzione del demotico nell'istruzione primaria, al "rendere i bambini consci delle regole grammaticali che escono inconsciamente dalle loro labbra". Fra i suoi membri si contavano Fotiadis, Delmouzos, molte altre figure letterarie e anche alcuni giovani politici: nel giro di un anno, comprendeva venti parlamentari.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 265}}.</ref>
 
I membri si interrogarono anche sul valore effettivo del dedicare tempo a insegnare il greco antico alle elementari. Il linguista e pedagogo [[Manolis Triantafyllidis]] (che in seguito avrebbe avuto un ruolo importante nella produzione di letture, grammatiche e dizionari di demotico) sosterrà che "i bambini escono da scuola e sono in grado di dire ''naso'', ''orecchie'', ''maiale'', ''cavallo'' e ''casa'' in greco antico ma senza aver allargato il proprio repertorio di concetti"<ref>Manolis Triantafyllidis, ''Η παιδεία μας και η γλώσσα της'', in ''Deltio tou Ekpaideftikou Omilou'', vol. 2 pag. 300.</ref>.
 
Triantafyllidis, Delmouzos e il [[Filosofia|filosofo]] e pedagogo [[Dimitris Glinos]] divennero presto le stelle guida dell'Associazione, soppiantando nei fatti il "gruppo della diaspora" che ruotava intorno a Psycharis, Eftaliotis e Pallis.<ref>{{cita|Mackridge|p=. 266}}.</ref>
 
==== L'opposizione al demoticismo ====
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Fu durante questo dibattito costituzionale che il professor [[Georgios Mistriotis]], uno dei più strenui oppositori del demotico, concepì una delle proprie caratteristiche filippiche: "La lingua dei volgaristi è inutilizzabile sia per la poesia che per la prosa. Poiché la poesia mostra la bellezza, le mutilazioni e le volgarità e la palude delle parole barbare sono incapaci di produrre un'opera d'arte linguistica, proprio come nessuno può costruire un [[Partenone]] da materiali turpi".<ref>Georgios Mistriotis, ''Περὶ ἐννόμου ἅμυνις τῆς ἐθνικῆς γλώσσης'', Atene, 1911, pag. 8.</ref>
 
[[Georgios Hatzidakis]], invece, benché non meno fervido oppositore del demoticismo, adottò un approcciò più ponderato, ribadendo il noto argomento dell'inesistenza di una lingua parlata comune a tutti i greci moderni, che invece parlavano vernacoli, secondo lui, inconciliabili. "Comunque il suo argomento cardine contro il demoticismo era puramente conservativo [...]: ormai la ''katharevousa'' era divenuta il mezzo di comunicazione scritta per il mondo grecofono, mentre ogni demoticista scriveva in una lingua differente caratterizzata da anomalie. Dopo tutti gli sforzi dei greci colti di sviluppare attraverso i secoli una lingua scritta, sosteneva che sarebbe stato assurdo, se non impossibile, abbandonarla e ricominciare tutto da capo".<ref>{{cita|Mackridge|p=. 274}}.</ref>
 
==== Le riforme di Venizelos del 1917 ====
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==== Coesistenza e competizione ====
Anche nel mondo degli adulti era ormai evidente che la prosa demotica era destinata a rimanere nella propria posizione; persino i suoi oppositori iniziarono a pensare ad una coesistenza di demotico e ''katharevousa'', ciascuno ad uso nella propria sfera. Nel 1911 la commissione parlamentare che investigava sulla questione linguistica si era riferita allo "sviluppo della moderna ''katharevousa'' come mezzo di espressione dei pensieri", ma simultaneamente all<nowiki>'</nowiki>"l'evoluzione e la predominanza del vernacolo nell'espressione delle emozioni". Nel 1920 persino Hatzidakis comparava la tradizione colta e scritta (''patroparadotos'', ereditata dal padre) con la tradizione popolare (''mitrodidaktos'', insegnata dalla madre).<ref>{{cita|Mackridge|p=. 282}}.</ref> Le due versioni della lingua stavano ora competendo più alla pari di quanto fosse mai successo prima.
 
Tuttavia, se i demoticisti avevano già avuto grandi successi nell'universalizzare il demotico perfezionandone le "espressioni di pensiero", dall'altra parte i successi nello sviluppare le "espressioni di emozione" nella ''katharevousa'' erano assai più modesti.