Giuseppe Pagano (magistrato): differenze tra le versioni

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Come Presidente nazionale della Suprema Corte di Cassazione, Pagano ebbe il compito di comunicare i risultati ufficiali e definitivi del [[Referendum istituzionale del 1946|Referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica del 1946]]<ref name=":0" />. Il 10 giugno comunicò i risultati presso la [[Sala della Lupa capitolina|Sala della Lupa]] di [[Palazzo Montecitorio|Montecitorio]] (12.718.019 i voti per la Repubblica, 10.709.423 per la Monarchia), ma dichiarò: “La Corte, a norma dell’art.19 del d. lgt. 23 aprile 1946 nr.1219, emetterà in altra adunanza (il 18 giugno) il giudizio definitivo sulle contestazioni, proteste, reclami, presentate agli uffici dalle singole sezioni, a quelle centrali e circoscrizionali e alla Corte stessa concernenti le operazioni relative al referendum: integrerà il risultato con i dati delle sezioni ancora mancanti (118 sezioni) e indicherà il numero complessivo degli elettori votanti, dei voti nulli e dei voti attribuiti”<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.settantesimo.governo.it/it/approfondimenti/10-giugno-1946-vicini-alla-proclamazione-della-repubblica/|titolo=10 giugno 1946, vicini alla proclamazione della Repubblica|sito=Settantesimo|lingua=it|accesso=2021-07-08}}</ref>.
 
Seppure il Consiglio dei ministri avesse preso atto della natura parziale di suddetti dati, la notte del 12 giugno il [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]] [[Alcide De Gasperi]] presentò a re [[Umberto II di Savoia|Umberto II]] un documento con il quale esigeva che “il Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Alcide De Gasperi, eserciti i poteri del Capo dello Stato" ritenendo applicabili le condizioni "di cui all’art. 2 (comma 3), DLL 16 marzo 1946, n. 98, secondo i principi dell’attuale ordinamento costituzionale”. Vista la natura provvisoria della proclamazione della Corte, il Re rifiutò la firma, dichiarando illegale e prematura la proclamazione di un Governo repubblicano, affermando: “Preferirei, se un trapasso dovesse esserci, nominarla io stesso Reggente civile”<ref name=":1" />.
 
Pagano, nel mentre, non aveva che dichiarato di aver fissato solo il 18 giugno, non il 10, il 12 o il 13, per la proclamazione definitiva e ufficiale dei risultati<ref>{{Cita web|url=https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/italia/cultura/2155-75-del-referendum-del-46-monarchia-repubblica-quando-cambio-l-italia.html|titolo=Nuovo Giornale Nazionale - 75° DEL REFERENDUM DEL 1946 MONARCHIA/REPUBBLICA CHE CAMBIÒ IL PAESE|autore=Aldo A.Mola|sito=www.nuovogiornalenazionale.com|lingua=it-it|accesso=2021-07-08}}</ref>, ma ormai il colpo di mano del governo si era compiuto e il 13 giugno il Re lasciò il paese per l'esilio diffondendo un polemico proclama in cui un passaggio affermava proprio "Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali, fatta dalla Corte suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare, entro il 18 giugno, il giudizio sui reclami, e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta" e ancora "Improvvisamente, questa notte (12 giugno), in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano"<ref>[https://www.senato.it/documenti/repository/leggi_e_documenti/approfondimenti/RASSEGNE/Storia/Articoli/a021.pdf (PDF) Messaggio di Umberto II del 13 giugno 1946, Senato]</ref>.