Christus patiens (Pseudo-Gregorio Nazianzeno): differenze tra le versioni

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|Epocacomposizione = IV - IX secolo d.C.
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Con il titolo di '''''Christus patiens''''' ([[Lingua latina|latino]] per "Cristo sofferente", o più comunemente "la Passione di Cristo"; {{lang-grc|Χριστὸς πάσχων|Christòs páschōn}}) si indica una tragedia in lingua greca, di autore ignoto ma tradizionalmente attribuita a [[Gregorio Nazianzeno|Gregorio di Nazianzo]],<ref>Tra i più strenui difensori dell'autenticità dell'attribuzione al Nazianzeno, si segnalano André Tulier, editore dell'opera nella collana delle ''[[Sources Chrétiennes]]'' (Grégoire de Nazianze, ''La Passion du Christ. Tragédie'', introduction, texte critique, traduction et index par A. T., Paris 1969 [''SC'' 149]); e, in Italia, Francesco Trisoglio: Gregorio Nazianzeno, ''La passione di Cristo'', a cura di F. T., Roma 1979; F. T., ''San Gregorio di Nazianzo e il Christus patiens. Il problema dell'autenticità gregoriana del dramma'', Firenze-Torino 1996. Si segnalano anche le ricerche di Giovanni Salanitro, e specialmente ''Gregorio di Nazianzo e il Christus Patiens'', in F. Benedetti - S. Grandolini, ''Studi di filologia e tradizione greca in memoria di Aristide Colonna'', v. II, Napoli 2003, pp. 727s., che dimostrano come Gregorio fosse tutt'altro che alieno alla tecnica centonaria.</ref> di argomento cristiano, incentrata sulla [[Passione di Gesù|Passione di Gesù Cristo]]. Il titolo, arbitrario, le è stato assegnato dall'editore principe dell'opera, [[Antonio VladoBlado]] (Roma 1542), e non ha alcun riscontro nella tradizione manoscritta (che non data prima del secolo XIII).<ref>G. Gerbi, ''La Passione alla maniera di Euripide. La ripresa della tragedia classica nel 'Christus Patiens''', in L. Austa - G. Giaccardi, ''«Né la terra, né la sacra pioggia, né la luce del sole». Il senso del tragico nelle letterature greco‐latina e cristiana antica, dalle origini al XII secolo d.C.'', Atti del secondo convegno interuniversitario degli studenti laureati ''Progetto Odeon'' (Università degli Studi di Torino, 22‐23 maggio 2017), Alessandria 2018, p. 221 n. 2.</ref>
 
Composta di circa 2600 versi, la maggior parte di essi sono citazioni dalle tragedie di [[Euripide]]; il ''Christus patiens'' è, pertanto, un [[centone]], similmente, per esempio, ai centoni omerici (ma di argomento cristiano) composti dall'imperatrice [[Elia Eudocia]].<ref>Sui centoni omerici cristiani, vd. ''Homerocentones'', editi a Rocco Schembra, Turnhout 2007 (''Corpus Christianorum. Series Graeca'', 62).</ref> La data esatta di composizione è ignota: [[Silvio Giuseppe Mercati]] la attribuiva al secolo XI-XII,<ref>S. G. Mercati, ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/christus-patiens_%28Enciclopedia-Italiana%29/ CHRISTUS PATIENS]'', in ''Enciclopedia Italiana'', Roma 1931.</ref> ma ricerche più recenti hanno aperto all'ipotesi che l'opera possa essere stata composta prima del X secolo;<ref>Cfr. [[Antonio Garzya|A. Garzya]], ''Per la cronologia del Christus patiens'', in ''Studi in onore di Adelmo Barigazzi'', Roma 1984, pp. 237-40; Id., ''Ancora per la cronologia del Christus patiens'', «Byzantinische Zeitschrift» 82 (1989), pp. 110-3; in particolare, i due contributi di Garzya hanno il merito di aver identificato una serie di errori di traslitterazione e di divisione delle parole, che dimostrerebbero che l'opera circolava già nell'epoca in cui la scrittura greca libraria era la maiuscola, quindi prima del secolo IX. Wolfram Hörandner, ''Lexikalische Beobachtungen zum Christos Paschon'', in AA.VV., ''Studien zur byzantinischen Lexikographie'', Wien 1988, pp. 183-202, confutò la maggior parte delle osservazioni di Garzya, sostenendo che quelli che l'italiano aveva ritenuto "errori da maiuscola" fossero in realtà errori da iotacismo e dunque potevano essere insorti in qualsiasi momento della tradizione. [[Enrica Follieri]], invece, difese la teoria, già di [[Arnaldo Momigliano]], che vede il ''Christus'' derivante dal contacio per il Venerdì Santo di Romano il Melode (VI sec.), e dunque posteriore a quest'ultimo: vd. Ead., ''Ancora una nota sul Christus patiens'', «Byzantinische Zeitschrift» 84-85 (1991-1992), pp. 343-6; e già A. Momigliano, ''Un termine post quem per Christus patiens'', «Studi Italiani di Filologia Classica» 10 (1932), 47-51.</ref> la tendenza moderna, in ogni caso, è quella di accettare la paternità gregoriana dell'opera, pur con qualche cautela.<ref>Gerbi, ''La passione alla maniera di Euripide'' (''cit''.), p. 222-3 n. 3.</ref>