De iure belli: differenze tra le versioni

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Riguardo i contenuti espressi da Alberico, Angelo Vardarnini scrive:<ref>{{Cita libro|autore=Angelo Vardarnini|titolo=Alberico Gentili, fondatore del diritto Internazionale|città=Firenze|anno=1875}}</ref>
{{citazione|Questo il concetto nobilissimo per cui il nome di Alberico va associato ai nostri tempi e vivrà immortale. [...] Egli ammaestrato dalle discordie e dai gravissimi danni di molte e diverse guerre, dai Mali che esse arrecano all'umanità, dal ritardo e dagli ostacoli che ne provengono alla civiltà ed al progresso dell'umana famiglia, invocava, [...] la pace perpetua ed universale.}}
 
Nel quinto capitolo del libro primo libro, Alberico criticherà duramente il pensiero di [[Erasmo da Rotterdam]], definendolo come un modo di ragionare infantile e frutto del pregiudizio nutrito dallo stesso lettore,<ref>{{Cita libro|autore=V. Lavenia|capitolo=Alberico Gentili: i processi, le fedi, la guerra|titolo='Ius gentium, Ius communicationis, Ius belli'. Alberico Gentili e gli orizzonti della modernità|città=Padova|editore=Giuffrè|anno=2009}}</ref> mentre nel sesto riprenderà quello di [[Baldo degli Ubaldi]], sostenendo però che non è necessario che una delle parti belligeranti sia nel torto per sostenere una guerra.
 
Riguardo alle guerre ritenute giuste dai fedeli della [[fede cattolica]], il Gentili sostiene il rifiuto dei [[Missionario|missionari]] e della fede cristiana non sarebbero cause giuste per iniziare una guerra, prendendo come esempio (cap. XXV, I libro) la [[Colonizzazione europea delle Americhe|conquista]] del [[Nuovo Mondo]].
 
== Note ==