Mario Belardinelli: differenze tra le versioni

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È stato campione nazionale agli [[Campionati italiani assoluti di tennis|assoluti di tennis]]: due volte nella specialità del doppio maschile (con [[Rolando Del Bello]], nel 1949 e nel 1951) e cinque volte nel doppio misto (con [[Nicla Migliori]], consecutivamente dal 1947 al 1951).
 
I suoi risultati migliori li produsse però all'interno dei quadri tecnici della [[Federazione Italiana Tennis]], designato, sin dal 1962, ad occuparsi in particolare della generazione che avrebbe dovuto prendere il posto del grande ciclo rappresentato da [[Nicola Pietrangeli]], [[Orlando Sirola]], [[Giuseppe Merlo]] e [[Fausto Gardini]]<ref name=int>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/01/20/ribelle-testardo-ma-che-intuizioni.html|titolo=Ribelle e testardo ma che intuizioni - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2020-02-15}}</ref>.
 
Resta nella memoria degli sportivi con il nome di "Signor Mario" (con il quale era chiamato anche dagli allievi) quale sensibilissimo talent scout e precursore dei metodi di allenamento che, oltre agli aspetti tecnici, curarono ai massimi livelli i profili atletici anche nella preparazione tennistica<ref name=":0" />.
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In agosto Pietrangeli compie la scelta di schierare Zugarelli nella finale europea contro la [[Gran Bretagna]], ritenendolo più idoneo a giocare sull'erba di Wimbledon, rispetto al "titolare" Barazzutti. La scelta si rivela feliceː il romano vice entrambi i singolari e l'Italia supera il difficile turno. Belardinelli, tuttavia, si adombra. Sostiene che l'intuizione sia stata la sua e che il capitano non giocatore se la sia impropriamente attribuita. Nascono i dissidi tra i due<ref name=corsera77></ref>. In settembre l'Italia giunge per la terza volta nella sua storia nella finalissima di Coppa Davis. L'avversario è il [[Cile]], governato dal dittatore [[Augusto Pinochet]] e l'incontro dovrà essere disputato a [[Santiago del Cile|Santiago]]. Sorge una vasta platea, nell'opinione pubblica soprattutto di [[Sinistra (politica)|sinistra]], contraria alla partecipazione italiana alla finale, vista come un riconoscimento virtuale al regime dittatoriale cileno. Pietrangeli partecipa a un dibattito televisivo con l'esponente comunista [[Gian Carlo Pajetta]], dove sostiene l'imprescindibilità della trasferta e della partecipazione alla competizione. Alla fine la spunta lui e non consente di dividere con nessuno il merito di aver portato la squadra a giocare a Santiago<ref>Lea Pericoli, ''C'era una volta il tennis'', Rizzoli, Milano, pp. 137-145</ref>.
 
Il 19 dicembre 1976, l'Italia riesce finalmente a conquistare la [[Coppa Davis 1976|Coppa Davis]] battendo il Cile 4-1. A Santiago, però, scoppia un nuovo diverbio con Belardinelli che si sente anche male<ref name=corsera77></ref>. Questi, in aprile, dà le dimissioni per motivi di salute. La squadra capitanata da Pietrangeli disputa comunque nuovamente la finale fuori casa contro l'[[Australia]], ma perde la seconda Coppa consecutiva per 3-1.

All'indomani della sconfitta, il capitano non giocatore è messo sotto processo. Gli si contesta addirittura la sponsorizzazione per la squadra da lui ottenuta dalla [[Martini & Rossi]] per incompatibilità con la sua contemporanea carica di consulente dell'azienda. Alla fine il Consiglio Federale lo conferma subordinatamente al parere dei giocatori. La squadra richiede il ritorno di Belardinelli e la sponsorizzazione anche per Zugarelli, escluso da Pietrangeli che lo ritiene ormai inaffidabile<ref name=corsera77></ref>. Pietrangeli accetta Belardinelli ma non cede su Zugarelli. Tale rifiuto determina il suo esonero anticipato, per motivazioni oggettivamente extra-sportive. Secondo parte della stampa, a convincere dietro le quinte il Presidente Galgani, Panatta e gli altri di Davis a liberarsi di Pietrangeli ci sarebbe stato Mario Belardinelli, con una sorta di piccola congiura che non fece onore ai complici<ref name=int></ref>.
 
== Note ==