Allivellazione della fattoria di Collesalvetti: differenze tra le versioni

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== Gli effetti dell'allivellazione ==
 
I giudizi sui benefici della dismissione complessiva del patrimonio fondiario del Granducato furono discordanti e tutt'oggi la lettura della riforma leopoldina non è omogenea. AalcuniAlcuni critici moderni imputano principalmente a Francesco Maria Gianni e a Pietro Leopoldo la colpa di non essersi resi conto della materiale incapacità dei contadini di poter mantenere le spese di gestione dei poderi ottenuti. Nel 1803 il proposto Marco Lastri, in una relazione presentata all'Accademia dei Georgofili affermava che “ se ben si considera, non abbiamo fatto che pochi passi di una lunga carriera. Si è scritto molto, operato poco. In riprova di ciò abbiamo un fatto il più convincente: si è cresciuta la sementa, ma non la raccolta, manca la proporzione della staja e manca quella del terreno ridotto a cultura. Dunque è cresciuta la sementa, non gl'ingrassi, non le vangature, non l'arte. Tuttavia in Toscana rende un terreno sull'altro qualcosa meno del cinque per ogni stajo a sementa. Di più, malgrado tanti scrittori, si veggono ancora i monti spogliati di piante; i boschi malissimo tenuti; l'aje scoperte di lastrico; le stalle scarse di bestiame e di foraggi; scarse le erbe ortensi, le quali abbondano in climi meno felici; scarsi e difettosi gli innesti, e scarse infine le diligenze, e i comodi per conservare le raccolte”<ref>Atti dei Georgofili VI, pag 281-298.</ref> In sostanza aumentata l'estensione del terreno coltivato, ma a scapito dei boschi e dell'allevamento; la produzione unitaria delle terre e delle vigne era diminuita rispetto a 50 anni prima.
Eppure il caso di Collesalvetti sembra contraddire il giudizio del Lastri; i risultati dell'allivellazione della fattoria erano infatti complessivamente buoni. Lo stesso Pietro Leopoldo, recatosi personalmente in visita in quelle zone, si dichiarò soddisfatto, constatando che tutti i livellari erano solventi e che “tutti sono animati a coltivare e fabbricare, avendo molti tra di loro già principiato sei o otto case nuove e volendo continuare così, avendo qualcheduno di loro fatto fino 500 scudi d'avanzo in quest'anno sul canone, benché sia stata annata mediocre”. Nel 1789 (quasi 10 anni dopo l'ultimazione dell'operazione) il sovrintendente dello Scrittoio Ansano Perpignani confermava il buono stato del territorio al principe e il visitator generale Giovanni Papini scriveva che “l'alienazione delle colline adiacenti al Colle Salvetti, ha digià prodotto smacchiamenti, fabbriche, coltivazioni, ed in qualche parte aumento di piante fruttifere”<ref>Archivio di Stato di Firenze - Possessioni, f. 1483, ins 288.</ref>. Ma il dato che forse maggiormente rende merito al lavoro svolto da Francesco Maria Gianni è rappresentato dal fatto che negli anni successivi all'allivellazione la quasi totalità degli assegnatari riuscì a consolidarsi sui propri fondi.