Civitella in Val di Chiana: differenze tra le versioni

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Nel [[XIII secolo]] il territorio comunale fu messo a dura prova, prima dalla [[battaglia di Pieve al Toppo]] fra [[Siena]] e Arezzo (ricordata da [[Dante Alighieri|Dante]] nel [[Inferno - Canto tredicesimo|XIII canto]] dell'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]: «''Lano, sì non furo accorte le gambe tue alle giostre del Toppo''»), vinta da quest'ultima, poi la stessa Civitella fu distrutta. Nel [[1272]] il Vescovo aretino [[Guglielmino degli Ubertini]] la ricostruì, ma dopo la sconfitta aretina a [[battaglia di Campaldino|Campaldino]] ([[1289]]), Civitella fu presa da [[Firenze]].
 
Nel [[1311]] tornò ad Arezzo e proprio a Civitella fu stipulata la pace tra il vescovo [[Ildebrandino dei Conti Guidi di Romena]] e l'imperatore [[Arrigo VII|Enrico VII di Lussemburgo]], che garantì alcuni anni di relativa pace. Dopo un "tira e molla" tra Arezzo e Firenze, Civitella entrò definitavamentedefinitivamente a far parte del territorio di quest'ultima del [[1348]], divenendo sede di [[Podestà|Podesteria]]. Nel [[1554]] fu assediata da Siena, ma venne difesa con successo da [[Paolo da Castello]], capitano di ventura a servizio di [[Cosimo I de' Medici]].
 
Nel [[1774]] la cittadina assunse grande importanza per la rivalutazione, voluta dal [[Granducato di Toscana|Granduca di Toscana]] [[Pietro Leopoldo di Lorena]], dell'antica "strada dei mercanti", che collegava i centri chianini e valdambrini per il commercio del grano.
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Immediatamente il comando tedesco impose alla popolazione locale di fare i nomi dei colpevoli. Gli occupanti lanciarono un ''ultimatum'' di 24 ore, trascorse inutilmente le quali sarebbe stata operata una rappresaglia tra i civili per vendicare i 3 soldati morti. Contemporaneamente i tedeschi avviarono perquisizioni nelle case di Civitella e delle due frazioni più vicine, Cornia e San Pancrazio (quest'ultima nel comune di [[Bucine]]), ritenute ospitanti diversi partigiani in quanto circondate dai boschi e non facilmente raggiungibili. Nessun civile osò collaborare con i tedeschi e, anzi, furono in molti a lasciare le case, temendo la rappresaglia.
 
Il [[19 giugno]] l'''ultimatum'' era scaduto, ma a sopresasorpresa i tedeschi non fecero nulla. L'ufficiale comandante della guarnigione locale assicurò che non sarebbe stata operata alcuna rappresaglia, facendo intendere che i numerosi partigiani caduti negli scontri con i tedeschi erano stati ritenuti sufficienti a vendicare i 3 militi uccisi il giorno prima. Come solo in seguito si potrà ricostruire, quella dei tedeschi era in realtà una trappola. Furono infatti lasciati trascorrere giorni tranquilli, durante i quali molti civitellini fecero ritorno nelle proprie case.
 
Ma il [[29 giugno]] la tragedia si consumò. Al mattino, per la festa dei SS. [[San Pietro|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]], il paese era pieno di persone. Molti non si erano recati nelle campagne o nei boschi per lavorare, restando così a casa o andando a Messa. La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Civitella, era piena di fedeli, giunti anche dalle altre frazioni del comune.