Dioscoro I di Alessandria: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Successore di [[San Cirillo di Alessandria|Cirillo]] (in carica dal [[412]] al [[444]]), che era stato maestro di [[Eutiche]]. La sua fama è legata più che altro al [[Brigantaggio di Efeso|secondo Concilioconcilio di Efeso]] ([[449]]), in cui egli riuscì a far approvare con la forza una professione di [[fede]] monofisita.
 
Fu, questo, in sostanza, un tentativo di affermare l'autorità e l'indipendenza della [[Patriarcato di Alessandria|sede patriarcale]] di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] in contrapposizione a quella di [[Costantinopoli]], che si affiancò a Roma nella difesa del [[dogma]]. [[Papa Leone I]] (in carica dal [[440]] al [[461]]) inviò al concilio, che fu convocato - appunto per discutere le tesi monofisite - dal [[Patriarca di Costantinopoli]] [[Flaviano di Costantinopoli|Flaviano]] (in carica dal [[446]] al [[449]]) una lettera, il ''Tomus ad Flavianum'', in cui enunciava in modo esemplare la [[cristologia#cristologia ortodossa|dottrina]] della duplice [[natura]], [[uomo|umana]] e [[dio|divina]], di [[Cristo]]. Dopo il colpo di mano di Dioscoro Leone I dichiarò nullo il [[concilio]], dichiarandolo un ''latrocinium'' (e difatti questo episodio è a volte citato come "[[Brigantaggiobrigantaggio di Efeso]]" dai cattolici). Esso fu però ritenuto valido dall'[[imperatori romani|imperatore]] [[Teodosio II]] (in carica dal [[401]] al [[450]]), e i suoi atti furono quindi inclusi nel ''[[Codice teodosiano]]''.
 
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