Antonio da Tempo: differenze tra le versioni

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Appartenente ad una [[famiglia]] [[ghibellino|ghibellina]] di parte [[Scaligeri|scaligera]], venne [[esilio|esiliato]] negli anni [[1313]]-[[1314|'14]] e, dopo aver soggiornato a [[Venezia]], ritornò nella sua [[città]] natale nel [[1321]]. </br> Il suo nome risulta ancora nell'elenco dei [[giudice|giudici]] nell'anno [[1337]] e la sua [[firma]] si trova su un [[documento]] [[Vicenza|vicentino]] del [[1339]].
 
Conosciuto per le sue [[rima|rime]] di [[corrispondenza]] con alcuni poeti del suo tempo, come [[Andrea da Tribano]], [[Andrea Zamboni]], [[Jacopo Flabiano]], [[Matteo Correggiaio]] e [[Alberto Mussato]], che denotano la conoscenza e anche la preferenza per [[Guittone d'Arezzo]] e [[Cino da Pistoia]], deve la sua fama al ''"Summa Artis Rithimici Vulgaris Dicyaminis"'', un trattato di [[metrica]] [[volgare]] dove egli stesso compone gli esempi per spiegare in che cosa consista il [[sonetto]], la [[ballata]], la [[canzone]], il [[rotondello|rotundellus]], il [[madrigale]], il [[sirventes|serventese]] e il [[moto confetto|motus confectus]].
 
Il [[trattato]], che risale al [[1332]] riporta la dedica ad [[Alberto della Scala]] e vuole essere un testo esemplificativo rivolto ai rimatori meno colti dell'[[epoca]]. </br>La sua [[fortuna]] si ebbe in seguito alla [[traduzione]] il [[lingua volgare]] da parte di [[Gidino di Sommacampagna]].
 
==Collegamenti esterni==