Campagna sasanide di Giuliano: differenze tra le versioni

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La '''campagna sasanide di Giuliano''' fu una operazione militare delle [[guerre romano-persiane]] voluta e comandata dell'[[imperatore romano]] [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]] nel [[363]], allo scopo di conquistare il regno dei [[Sasanidi]], all'epoca governato dal Re dei Re [[Sapore II]]. Dopo essere giunto fino alla capitale sasanide di [[Ctesifonte]] e avervi sconfitto l'esercito nemico, Giuliano fu costretto a ritirarsi, ma morì prima di tornare in territorio romano e il suo successore, [[Gioviano]] dovette comprare la salvezza dell'[[esercito romano]] a caro prezzo, sia economico che politico.
 
[[Ammiano Marcellino]], storico che conobbe Giuliano, costituisce la fonte primaria della campagna: i capitoli dal xxiii al xxv delle sue ''StorieRes gestae'' raccontano in maniera dettagliata l'invasione.
 
== Organizzazione della campagna ==
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Giuliano volle una campagna contro i [[Sasanidi]] allo scopo di eliminarne la minaccia; per questa ragione l'imperatore si recò, nell'estate del 362, ad [[Antiochia di Siria]], allo scopo di preparare la campagna.
 
La vera ragione dietro la campagna sasanide di Giuliano è oggetto di dibattito in campo accademico. La campagna non era né urgente né necessaria: sebbene il suo predecessore [[Costanzo II]] non avesse firmato alcuna pace con il re sasanide [[Sapore II]], dopo la vittoriosa campagna in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] del [[360]] i [[Sasanidi]] si erano ritirati nei loro territori. I Sasanidi avevano cercato persino di stipulare una pace con Giuliano, il quale non di meno rifiutò l'offerta;<ref>[[Libanio]], ''Orazioni'', 18.164.</ref> [[Ammiano Marcellino]] racconta di come Giuliano fosse desideroso di ottenere delle vittorie contro i Persiani.<ref>Ammiano Marcellino, ''Storie'', xxii.12.1.</ref> Una ulteriore ragione potrebbe essere stata la voglia di compiere gesta paragonabili a quelle di [[Alessandro Magno]]; lo stesso Ammiano cita questa motivazione,<ref>Ammiano Marcellino, ''Storie'', xxiv.4.27.</ref> affermando pure come tutti i generali coinvolti in guerre sul fronte orientali non potevano non avere Alessandro come modello.<ref>Robin Lane Fox, "The Itinerary of Alexander: Constantius to Julian", ''The Classical Quarterly, New Series'', 47 (1997), pp. 239–252.</ref>
 
Una ulteriore ragione potrebbe essere stata la volontà di Giuliano di rafforzare il suo legame con l'esercito, con una vittoria che avrebbe aumentato il prestigio di imperatore ed esercito e migliorato i rapporti tra Giuliano e i suoi generali. L'[[esercito romano]] all'epoca di Giuliano era infatti diviso in due fazioni: quella occidentale, con soldati di origine [[gallia|gallica]] e fede pagana, come gli ufficiali [[Dagalaifo]] e [[Nevitta]], e quella orientale, composta da soldati "romani" di fede cristiana. Inoltre è possibile che gli ufficiali orientali, che avevano una lunga esperienza bellica contro i Sasanidi, fossero scettici nei confronti di una campagna offensiva come quella di Giuliano. La dimostrazione del fatto che il desiderio di scendere in guerra di Giuliano era condiviso solo da una piccola parte dell'esercito fu che col progredire della campagna l'imperatore dovette ordinare l'esecuzione di alcuni ufficiali e persino la [[decimazione]] di alcune unità.<ref>Gerhard Wirth, "Julians Perserkrieg. Kriterien einer Katastrophe", ''Julian Apostata'', ed. von Richard Klein, Darmstadt 1978, pp. 455 e segg.</ref>