Ghassanidi: differenze tra le versioni

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I '''Ghassanidi''' ([[lingua araba|Arabo]]:'''<big>الغساسنة</big>''', "al-Ghasāsina") furono [[Arabi]] [[Cristianesimo|cristiani]] che emigrarono nell'anno [[250]] dallo [[Yemen]] alla volta della regione del [[Hawran]], nella [[Siria]] meridionale. Il termine Ghassān da cui deriva il nome del regno dei Ghassanidi, si ipotizza significhi "una sorgente d'acqua".
 
L'emigrazione ghassanide viene narrata all'interno di un'antica tradizione orale della Siria meridionale. Si dice che i Ghassanidi provenissero dalla città di [[Ma'rib]], in [[Yemen]], capitale dell'antichissimo regno dei [[Sabei]]. Vi era una diga in questa città ma un anno vi fu talmente tanta pioggia che la diga si rovinò e fu spazzata via da un'inondazione di cui parla lo stesso [[Corano]]. Così la gente dovette abbandonare i luoghi natii ed emigrò alla volta di terre meno aride e si sparpagliò in un'ampia area del settentrione. Il proverbio "Si dispersero come il popolo di Saba" si riferisce a quest'esodo storico. <br/>
Gli emigranti facevano parte della [[tribù]] araba yemenita degli [[Azd]]. Il re Jafna ibn ˁAmr emigrò con la sua famiglia e raggiunse il settentrione della Penisola (le terre della Siria geografica) e s'insediò nel [[Hawran]] (sud di [[Damasco]]) e fondò lo Stato ghassanide. Qui si suppone che i Ghassanidi adottassero la religione cristiana dall'elemento indigeno [[Aramei|arameo]] e dai [[Storia romana|romani]]. Gli attuali siriani meridionali sono il risultato della fusione di queste tre popolazioni.
 
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Al-Hārith era un cristiano [[Monofisismo|monofisita]]; contribuì a far rivivere la [[Chiesa Ortodossa Siriaca|Chiesa Giacobita Siriaca monofisita]] e sostenne il monofisismo malgrado Costantinopoli lo considerasse un'eresia. Più tardi i Bizantini diffidarono dei Ghassanidi e perseguitarono le comunità cristiane monofisite, favorendo indirettamente la successiva affermazione islamica nelle regioni siro-palestinesi, deponendo infine il re al-Mundhir (''reg.'' 569-[[582]]) e al-Nuˁmān.
 
I Ghassanidi, che s'erano con successo contrapposti ai [[Lakhmidi]] di [[al-Hira|al-Ḥīra]] ([[Iraq]] meridionale e Arabia settentrionale), alleati dei Persiani, prosperarono economicamente e s'impegnarono nell'edificazione di numerose costruzioni religiose e civili. Furono anche patroni delle arti e in un'occasione ospitarono i famosi poeti arabi [[Labid ibn Rabi'a|Labīd ibn Rabīˁa]], [[Nabigha al-Dhubyani|Nābigha al-Dhubyānī]] e [[Hassan ibn Thabit|Ḥassān ibn Thābit]] nella loro corte. I Ghassanidi restarono uno stato vassallo dei Bizantini fin quando i loro sovrani non furono abbattuti dai [[musulmani]] nella conquista della Siria-Palestina, all'epoca del secondo [[Califfo]] [[Umar ibn al-Khattab|ˁUmar ibn al-Khaṭṭāb]] nel [[VII secolo]], conclusasi con la vittoria islamica sul [[battaglia del Yarmuk]]. Fu in questa battaglia che 12.000 arabi ghassanidi furono sconfitti dai musulmani di [[Khalid ibn al-Walid|Khālid ibnb. al-Walīd]]. La loro reale potenza era però di fatto già finita con l'invasione dei loro territori da parte dei Persiani nel [[614]], nel quadro del pluridecennale conflitto che essi ebbero con i Bizantini.<br>
Una tradizione islamica narra che il loro ultimo sovrano, Jabala ibn al-Ayham, si fosse recato a Medina dal califfo ˁUmar per convertirsi ma, vedendosi trattato non meglio d'un qualsiasi beduino, se ne fosse tornato offeso in Siria, preferendo restare cristiano.
 
Numerose famiglie cristiane del [[Libano]], [[Giordania]], [[Siria]], e Palestina affermano di discendere dalla dinastia ghassanide, inclusi i Maˁlūf e i Jabara ([[Gebara]]).