Ignazio Florio jr: differenze tra le versioni

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'''Ignazio Florio jr''' ( [[Palermo]] [[1 settembre]] [[1869]], [[Palermo]] [[19 settembre]] [[ 1957]] ).
{{Bio
|Nome = Ignazio
|Cognome = Florio
|PostCognome = '''Junior'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Palermo
|GiornoMeseNascita = 1º settembre
|AnnoNascita = 1869
|LuogoMorte = Palermo
|GiornoMeseMorte = 19 settembre
|AnnoMorte = 1957
|Attività = imprenditore
|Secolo = XX
|Nazionalità = italiano
}}
 
Conosciuto come Junior per distinguerlo dal padre [[Ignazio Florio]] che fu anche Senatore del Regno, era l'erede di una delle più grandi dinastie imprenditoriali italiane del tempo fondata dal nonno [[Vincenzo Florio senior]] agli inizi dell'800.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1891 si ritovòritrovò fra le mani un'immensa fortuna fondata su industrie, banche, cantieri navali, attività commerciali le più svariate, fonderie, tonnare, saline, cantine vinicole, e soprattutto il capitale di maggioranza della Società di Navigazione Italiana, una delle più grandi flotte di navigazione d'Europa. Ignazio Florio jr fu un uomo acuto, aperto, brillante. Dotato di una notevole cultura e sensibilità, a vent'anni aveva girato l'Europa intera e conosce bene le lingue. Sopratutto era un viveur appassionato ed amava le belle donne. Portano la sua firma le più importanti iniziative imprenditoriali nella Sicilia di inizio novecento: della società anglo-siciliana per lo zolfo al Consorzio agrario siciliano, dalla Ceramica Florio all'attività del [[Teatro Massimo]] di cui finchè potrà sarà il principale impresario, scritturando fra gli altri l'allora giovane e sconosciuto [[Enrico Caruso]], dalla costruzione di [[Villa Igiea]] all'Acquasanta ad opera di [[Ernesto Basile]], capolavoro del liberty, fino alla fondazione del giornale L'ora di Palermo. Come la sorella [[Giulia Florio]] è animato da un sincero slancio di umanità verso le classi più svantaggiate e lo dimostrerà in più occasioni, come nel soccorso prestato in prima persona agli abitanti di Messina dopo il tragico terremoto del 1908. Uomo di grande classe, ama il mare ed è un velista appassionato. Sposò la bellissima [[Franca Florio]], nata Baronessa Jacona Notarbartolo di San Giuliano. Insieme furono una delle coppie più in vista nella società internazionale del tempo. Nonostante i numerosi tradimenti Ignazio amò profondamente la moglie [[Franca]], donna colta e intelligente, che gli fu sempre fedele. L'obiettivo di Ignazio Florio era europeizzare Palermo e la Sicilia, attirando capitali e investimenti stranieri nell'isola, intessendo una rete di rapporti e di amicizie autorevoli e potenti in cui giocò un ruolo di primo piano la stessa moglie Franca. Fu molto di più di un semplice sfavillio mondano: il suo sogno era modernizzare la Sicilia. Fu lui ha volere l'Esposizione Nazionale a Palermo nel 1891 che doveva dimostrare a tutti un'immagine della Sicilia moderna e laboriosa. In quegli anni Palermo fu veramente una capitale europea: nel giro di pochissimi anni si arricchì di un grandissimo numero di ville e palazzi liberty, fiorirono le arti e anche la musica aveva trovato il suo tempio nel monumentale Teatro Massimo Bellini progettato dai Basile e fortemente voluto da Ignazio Florio che volle realizzare a Palermo uno dei più grandi Teatri lirici d' Europa, secondo solo all'Opera di Parigi. Agli inizi del '900, allorchè lo Stato Italiano iniziò a tagliare le convenzioni con la Società di navigazione Florio, concentrando a Genova le attività della S.N.I., Ignazio, nel tentativo di riammodernare e ampliare i cantieri navali di Palermo, considerati fatiscenti e inadeguati, si imbarcò in un opera di dimensioni grandiose che risucchiò l'intero capitale dei Florio portandolo ad un progressivo disfacimento culminato nell'assorbimento da parte della Banca Commerciale Italiana, maggiore creditrice dei Florio, delle azioni della S.N.I.. Una dopo l'altra chiusero tutte le attività della Casa Florio: anche la tonnara di Favignana, fiore all'occhiello della produzione Florio insieme agli stabilimenti vinicoli di Marsala, sarà assorbita dalla Banca Commerciale che ne chiese l'ipoteca già agli inizi del '900 come garanzia sul credito sempre maggiore concesso ai Signori Florio. Ignazio tentò di reagire fino all'ultimo, creando tonnare e piantagioni di banane alle Canarie e tentando pure, nel 1925, di rifondare una nuova flotta di navigazione, ma alle prime difficoltà gli ultimi capitali Florio vennero assorbiti dalle Banche. Per molto tempo è stata fornita una visione dello stato giolittiano come uno stato filo-nordista e apertamente ostile alle industrie del sud: visione fuorviante e priva di fondamento. Giolitti tentò in tutti i modi di aiutare i Florio; e se la loro agonia è durata tanto a lungo si deve anche ai continui interventi del famigerato stato giolittiano. La verità era che i tempi erano profondamente mutati da quando Vincenzo Florio aveva intrapreso l'attività armatoriale. Egli poteva contrattare a tavolino prezzi e rotte di navigazione a suo piacimento, garatito dal regime monopolistico con cui, insieme a Rubattino, controllava il mercato navale. Fra le responsabilità degli stessi Florio c'è da dire come essi fino all'ultimo mantennero un tenore di vita spropositato rispetto alle loro entrate. Comportamento che certo non doveva trovare consensi fra gli accorti statisti del Nord. Essi avrebbero potuto ridimensionare le loro attività e tagliare drasticamente le spese di vita. Forse sarebbero sopravvisuti. Preferirono piuttosto vivere fino alla fine da grandi signori, come se i Florio non potessero finire mai. Senza volerlo, proprio la dissoluzione dorata del loro impero, unita al fascino leggendario di Franca e Ignazio, ma anche di Vincenzo e di Giulia, creò il mito dei Florio.
Ai dissesti economici si aggiunsero i lutti familiari. Anche il piccolo Baby-Boy, l'erede della dinastia muore inspiegabilmente a otto anni. A nove anni muore la figlia maggiore,Giacobina. Sembra che una maledizione si fosse abbattuta su di loro. I gioielli di Donna Franca vengono venduti all' asta, i mobili e gli immobili di Casa Florio vanno al pubblico incanto. Fu venduto tutto il possibile per pagare i debiti. Ma i Florio non fallirono mai. Gli ultimi anni di Ignazio trascorsero nella totale apatia.Rimasto sordo e totalmente solo, si considerava un uomo finito. Solo la scomparsa di Donna Franca, la sua donna,lo scuote profondamente: non vuole vederla stesa sul letto di morte.Di morti, lui ne ha visti abbastanza. Dopo la morte di Franca, vuole tornare a Palermo, la città in cui è nato. Vi muore il 19 settembre del 1957.