Enrico VI, parte III: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
wikificato
Riga 71:
 
== Trama ==
[[File:HenryVIofEngland.JPG|thumb|left|[[Enrico VI d'Inghilterra]]]]
 
Lo scontro militare tra gli [[Casato di York|York]] e i [[Casato dei Lancaster|Lancaster]] sembra far pendere definitivamente il piatto della bilancia dalla parte di York, ma in realtà lo scontro non è ancora concluso. [[Enrico VI]] è ancora libero a [[Londra]] e può far leva su potenti appoggi politici in [[Parlamento]] e nel paese. Gli York occupano nella notte il Parlamento e lì attendono i loro nemici. Il sole sta sorgendo su una giornata decisiva e tutti sono consapevoli della gravità dell’ora: "''Questo sarà chiamato il Parlamento sanguinoso se Riccardo Plantageneto, duca di York, non sarà fatto re e non verrà deposto il pauroso Enrico la cui viltà ci ha fatti passare in proverbio presso i nemici''"<ref>Atto I, scena 1.</ref>.
 
Line 78 ⟶ 80:
 
La guerra dunque è decisa: la pace appena sancita solennemente in Parlamento si rivela una fragile e breve tregua. Ma la volubile fortuna adesso gira le spalle a York e le forze raccolte dalla [[Margherita d'Angiò|regina Margherita]] e dai suoi sostenitori prevalgono in battaglia; lo stesso [[duca di York]] è fatto prigioniero ed ucciso. "''Vostro padre fu vinto da molti nemici, ma ucciso soltanto dal braccio irato del crudele Clifford e della regina. Questa per dispregio prima incoronò il grazioso duca, gli rise in faccia e quando piangeva pel dolore gli diede, perché si asciugasse le guance, una pezzuola intinta nel sangue innocente del piccolo Rutland''" [figlio minore e beniamino di York] "''già ucciso dal crudele Clifford. Dopo molti scherni e turpi beffe gli tagliarono la testa e la posero sulla porta della città di York e colà è ancora, il più triste spettacolo che abbia mai visto''"<ref>Atto II, scena 1</ref>. E il codice atavico della vendetta si attiva immediatamente.
[[File:Edward IV Plantagenet.jpg|thumb|left|[[Edoardo IV d'Inghilterra]]]]
 
Dice Riccardo: "''Piangere è diminuire la profondità del dolore: piangano dunque i fanciulli; per me, colpi e vendetta!''"<ref>Atto II, scena 1</ref>. Ma certo occorre ponderare bene le proprie mosse: “''Ma in questo difficile momento, che cosa si deve fare?''” (ivi). Si decide nuovamente per lo scontro frontale, senza lasciarsi aperte vie di fuga. Tutti sono consapevoli che l’odio ha ormai creato una matassa inestricabile; né il dialogo <ref>"''La ferita che ci ha condotti a questo punto non può sanarsi a parole''", Atto II, scena 2</ref> né il diritto<ref>Ormai "''tutto può esser giusto e il torto non esiste più''", Atto II, scena 2</ref> possono sciogliere il nodo gordiano della successione al trono d’[[Inghilterra]].<ref>L’atmosfera drammatica è tesa fino allo spasimo; avvertiamo l’attenzione del pubblico [[spettatore]] pizzicata magistralmente da [[Shakespeare]] come un abile violinista fa con le corde di un [[violino]] (sul [[palcoscenico|palco]] si fa dire all'[[attore]] che impersona [[Warwick]]: "''Perché ce ne stiamo qui come donnicciuole impaurite piangendo le nostre perdite mentre il nemico infuria, e stiamo a guardare come come se si trattasse di una [[tragedia]] recitata per spasso da simulanti attori?''", Atto II, scena 3.</ref>
Line 86 ⟶ 89:
 
In questa situazione ancora fluida e non assestata, una leggerezza di [[Edoardo IV d'Inghilterra|re Edoardo]] fa di nuovo precipitare la situazione. Infatti, mentre [[Warwick]] si trova in [[Francia]] per chiedere al [[Luigi XI|re Luigi]] il consenso al [[matrimonio]] fra Edoardo stesso e madama Bona, la sorella del re, giunge notizia che intanto proprio Edoardo, sconfessando di fatto l’operato del suo plenipotenziario e il suo disegno politico di alleanza con la Francia, ha sposato Lady Grey, "''spinto alle nozze dall’appetito e non dall’onore né dal desiderio di rafforzare e garantire il nostro paese''"<ref>Atto III, scena 3.</ref>. Questa azione di Edoardo offende profondamente Warwick e ne determina il passaggio al campo dei sostenitori dello spodestato Enrico. Ma anche nell’entourage di Edoardo c’è malcontento e preoccupazione per questa sua scelta non meditata.
[[File:Richard3England.jpg|thumb|[[Riccardo di Gloucester]], poi Riccardo III d'Inghilterra.]]
 
Ben presto si giunge allo scontro armato ed Edoardo cade prigioniero di Warwick, che gli notifica la sua deposizione e l’imminente ritorno al trono di Enrico. La ruota della fortuna, come la gigantesca pala di un mulino, si rimette in moto cigolando. Le scene si susseguono velocemente, fino a giungere al grande finale dell’atto V, con lo scontro campale tra le opposte fazioni che culmina col trionfo di Edoardo di York e il conseguente assassinio di di Enrico VI e di suo figlio Edoardo. Ma ora che tutto è finito, proprio ora la maledizione di Caino si mostra di nuovo furtivamente all’opera, increspando minacciosamente la superficie liscia della storia. Ed è ancora [[Riccardo di Gloucester]] che incarna questa sete sanguinaria, Riccardo che confessa: "''non ho né pietà né amore né paura… giacché il cielo ha foggiato così il mio corpo, l’inferno mi storpiò la mente in proporzione. Non ho fratelli, non somiglio a nessun fratello; e questa parola amore che i barbogi chiamano divina, stia con gli uomini che si somigliano l’un l’altro, non con me; io sono soltanto me stesso. Re Enrico e il principe suo figlio sono morti; Clarence ora tocca a te e poi agli altri''" [che mi precedete nella linea di successione al trono] "''perché continuerò a ritenermi infimo finché non sia salito più alto di tutti''"<ref>Atto V, scena 8.</ref>.