Dàoshēng: differenze tra le versioni

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== La dottrina ==
Sono giunte fino a noi poche opere di Dàoshēng. Il suo pensiero ci è tuttavia noto grazie a delle opere posteriori e questo ci consente di delineare il pensiero buddhista cinese del V sec. Così [[Sēngzhào]] lo cita ripetutamente nei suoi commentari, da questi e da opere successive sappiamo che Dàoshēng aveva assimilato la dottrina delle due Verità (sans. ''satyadvaya'', cin. 二諦 ''èr dì'') di impronta [[madhyamaka]] probabilmente insegnategli da [[Kumārajīva]]. Secondo Dàoshēng l'universo è retto da un principio morale indivisibile (cin. 禮 ''lǐ)'') che corrisponde al ''[[Dharma]]'' (cin. 法 ''fǎ'') che tuttavia è [[vacuità|vuoto]] (cin. 空 ''kōng'') di proprietà inerente e privo di esistenza propria (cin. 無 ''wú''). Il Buddha (cin. 佛 ''Fó'') è la concretizzazione di questo Dharma, e partecipa insieme a tutti gli esseri della realtà del [[dharmakaya]] (cin. 法身 ''fǎshēn''). Buddha e esseri senzienti (cin. . 衆生 ''zhòngshēng'') partecipano della stessa natura, la natura di Buddha (sans. ''buddhatā'', cin. 佛性 ''fóxìng''). La via spirituale per Dàoshēng corrisponde alla scopertà di questa natura ovvero del vero Sé (cin. 我 ''zhèngwǒzhēnwǒ'') e quindi dell' ''illuminazione'' (cin. 悟 ''wù''). Fino a Dàoshēng era opinione abbastanza comune tra gli studiosi buddhisti cinesi che tale acquisizione fosse progressiva, per gradi di sempre più perfettibile ''illuminazione'' ma, secondo Dàoshēng , l' ''illuminazione'' non può che essere una intuizione immprovvisa (頓悟 ''dùnwù''). Così secondo una metafora cara a Dàoshēng , la pratica progressiva fondata sulla fede per la stessa pratica consente al frutto di restare sull'albero per la maturazione, ma solo a maturazione conseguita il frutto maturo cade improvvisamente dall'albero. Non vi è tuttavia alcuna gradazione di maturazione: essa o c'è oppure non c'è. Quindi Dàoshēng rifiuta sia l' ''illuminazione'' progressiva predicata da [[Huìguān]] (慧觀, IV-V secolo) sia di un ulteriore approfondimento dell' ''illuminazione'', una volta essa raggiunta, predicata da [[Dào'ān]]. Nel suo commentario al [[Sutra del Loto]], lo ''Miaofalianhuajingsu'', Dàoshēng ammette diversi metodi opportuni (sans. ''[[upāya]]'', cin. 方便 ''fāngbiàn'') per insegnare il [[Dharma]] agli esseri senzienti a seconda delle loro capacità o delle loro attitudini, in questo senso egli classifico i vari sutra indiani tradotti in cinese.
 
== Bibliografia ==