Codex Amiatinus: differenze tra le versioni

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==Storia==
Realizzata originalmente in tre copie a partire dal [[692]] per volontà di [[Ceolfrid]], [[abate]] di [[Wearmouth]] nel [[Regno di Northumbria]], richiese anni di lavoro. L'originale acquisito a Roma era verosimilmente un codice della [[Vulgata]] nella versione dell'''antiqua translatio'' corretta personalmente da San [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]], forse il ''codex grandior'' prodotto nel sesto secolo al monastero calabro di [[Monastero di Vivario|Vivarium]] per volontà dell'erudito abate [[Flavio Magno Aurelio Cassiodoro|Cassiodoro]]. Per rendere idea dell'impegno profuso nella realizzazione dell'opera, il monasteròmonastero si assicurò i diritti su terre aggiuntive per poter allevare i 2000 capi di bestiame necessari a ricavare la quantità di [[pergamena]] richiesta.
 
Le copie fatte a Wearmouth e [[Jarrow]] e rimaste in Inghilterra giungono a noi in forma frammentaria, mentre la copia tornata in Italia è intatta. Lo stesso abate Ceolfrid oramai avanti con gli anni si incamminò in direzione di [[Roma]] portando con se il tomo con l'intenzione di farne dono a [[papa Gregorio II]]. Ceolfrid morì durante il viaggio nell'odierna [[Borgogna]] e la Bibbia scomparve, per riapparire circa un secolo dopo nell'[[Abbaziaabbazia di San Salvatore]], dove rimase custodita per quasi mille anni ed acquisì il nome di ''Codex Amiatinus''. Presso il museo dell'abbazia di San Salvatore è possibile ammirare una copia recente dell'opera.
 
Il codice amiatino fu utilizzato per la preparazione dell'edizione [[Vulgata#La Vulgata Clementina (1592)|sisto-clementina]] della Vulgata. Infatti, sul verso del secondo foglio di guardia è attaccato un cartiglio che reca la seguente nota manoscritta: "La presente Bibia A dì 12 di luglio 1587 fu portata al illustrissimo Card. Antonio Carafa per l'opera dell'emendatione della Bibia latina vulgata per ordine di S. Santità Sixto v in Roma e fu restituita a dì 19 di gennaro 1592 alli Reverendi Padri D. Marcello Vanni et D. Stefano Bizzotti Monaci di Monastero di S. Salvatore in Montamiata", firmato "Io Arturo de' conti d'Elci".
 
Soppressa l'abbazia di San Salvatore per volontà del Granducagranduca [[Leopoldo II del Sacro Romano Impero|Leopoldo]], nel [[1786]] il ''Codex Amiatinus'' fu trasferito presso la [[Biblioteca Medicea Laurenziana|biblioteca Laurenziana]] in [[Firenze]]. E' conservato tutt'oggi presso la Biblioteca Laurenziana, cui costituisce uno dei più importanti tesori.
 
==Stato attuale==