Yuánróng sāndì: differenze tra le versioni
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'''Yuánróngsāndì''' (圓融三諦, [[giapponese]]: ''
''wonyung samje'' o ''wŏnyung samj'', [[lingua vietnamita|vietnamita]] ''viên dung tam đế'') si può rendere in italiano come ''Triplice verità'' ed è la dottrina centrale delle scuole buddhiste cinese [[ == Dottrina ==
La dottrina dello ''
La sintesi esperienziale di queste due Verità, apparentemente contraddittorie, porta alla realizzazione della terza È evidente l'originalità di questa posizione rispetto allo sviluppo dottrinale contemporaneo della scuola [[
L'insegnamento di [[Zhìyǐ]] della Triplice verità legge quindi il mondo fenomemico (la Verità convenzionale) nella Verità ultima per cui anche la mondanità, se ben compresa alla luce della Triplice Verità, non è distinta ed appartiene proprio dalla Verità ultima, in quanto tutte le cose e tutta la Realtà additano l'Illuminazione. Grazie a questo insegnamento vi è una riconciliazione della bellezza, dell’estetica e in generale di tutte le attività umane, con più ascetici insegnamenti buddhisti sulla verità. Così la poesia, ad esempio, può essere considerata come un mezzo che conduce al perfezionamento spirituale. La contemplazione della poesia è semplicemente contemplazione del Dharma. Ciò può essere affermato per ogni altra forma d’arte, di studio e di attività.▼
L'insegnamento di [[Zhìyǐ]] della Triplice verità legge quindi il mondo fenomemico (la Verità convenzionale) nella Verità ultima per cui anche la mondanità (俗 ''sú''), se ben compresa alla luce della Triplice Verità, non è distinta ed appartiene proprio dalla Verità ultima, in quanto tutte le cose e tutta la Realtà additano l'Illuminazione.
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La traccia di questo percorso di svelamento della Realtà, secondo la scuola [[Tiāntái]], ha inizio con l'opera di [[Huìwén]] (慧文, V secolo ma di lui non conserviamo oggi alcuna opera) a cui la tradizione dà il merito di aver, per primo, intuito la 'simultaneità delle tre consapevolezze': consapevolezza della vacuità di ogni fenomeno, consapevolezza della sua unicità provvisoria e quindi consapevolezza unita di vacuità e unicità provvisoria di ogni fenomeno o suoi insiemi. All'opera di [[Huìwén]] segue quella di |[[Huìsī]] (南嶽, 515-577, si conservano di lui diverse opere), grande cultore del ''[[Sutra del Loto]]''. Huìsī intuisce nel simbolo del [[Loto]], che non ha fiore che non produca frutti, una metafora della stessa vita. Non c'è vita che non si poggi sulla buddhità, sulla natura di Buddha. Quando la vita si esprime nelle condotte esse stesse non possono che condurre verso la stessa buddhità. Ogni azione è azione della natura di Buddha e conduce alla buddhità stessa, questo anche quando colui che agisce non ne è consapevole.
La dottrina delle 'Tre consapevolezze' di [[Huìwén]] unita alle intuizioni di [[Huìsī ]] sul ''[[Sutra del Loto]]'', con particolare riguardo al II capitolo dove vengono elencate le [[dieci talità]] ((sans. ''[[thathata]]'', cin. ''rushi shixiang'') della Realtà ognuna vista contemporaenamente nella sua vacuità e unicità provvisoria, portano [[Zhiyi]] ad esprimere la prima dottrina compiuta della scuola [[Tiantai]]. La comprensione profonda della 'Triplice verità' può avvenire, secondo le scuole [[Tiantai]] e [[Tendai]], solo mediante la pratica meditativa dello ''[[zhiguan]]'' (sans. ''śamatha-vipaśyanā'', giapp. ''shikan'').
Tale comprensione profonda consentirebbe di raggiungere l' ''illuminazione'' (sans. ''bodhi'', cin. ''puti'', giapp. ''bodai'') e quindi di risolvere tutte le ambiguità della propria presenza nel mondo senza dover rinviare tale risposta ad una divinità trascendente (sans. ''deva'', cin. ''tianshen'', giapp. ''tennin''; critica già operata dal Buddhismo [[Hinayana]]), senza dover rifuggire il mondo delle illusioni e della vita ordinaria (sans. ''samsara'', cin. ''lunhui'', giapp. ''shoji rinne''; critica nei confronti del Buddhismo [[Hinayana]]) e senza dover contemplare la vacuità della Verità assoluta rinunciando alla propra soggettività (critica alle dottrine di alcune scuole del [[Buddhismo Mahayana]]).
== Note ==
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