Giovanni Antonio Dosio: differenze tra le versioni
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Si formò a Roma, dove giunse all'età di quindici anni e dove visse, spesso stentatamente, e lavorò dal 1548 al 1573, dedicando molto tempo al disegno di antichità. Il suo maestro fu [[Raffaello da Montelupo]]<ref>R. Gatteschi, ''Vita di Raffaello da Montelupo'', Firenze 1998</ref> almeno fino al 1551. In seguito lavorò autonomamente, tra le mille difficoltà della povertà<ref>Almeno a quanto ci dice il contemporaneo [[Raffaello Borghini]]: R. Borghini, ''II Riposo,'' ed. M. Rosci, Milano, 1967, p. 601.</ref>, facendo il disegnatore di piante e vedute (poi incise da [[Sebastiano Del Re]]), lo stuccatore ed il restauratore di frammenti archeologici ed entrando in contatto con i circoli umanistici della città e con importanti famiglie di origine fiorentina come i [[Gaddi]]. La sua prima commissione romana importante è stata la tomba all'amico umanista [[Annibale Caro]] realizzata nel 1567, adorna di un busto del poeta. Nello stesso periodo lavorò come scultore e architetto ad [[Amelia]], [[Poli]], [[Anagni]] oltre che a Roma dove realizzò diverse sepolture monumentali.
In seguito si stabilì a Firenze (
Nel frattempo alcune commissioni lo portarono a [[Napoli]], dove si stabilì nel 1589<ref>Francesco Abbate, ''Storia dell'arte nell'Italia meridionale, Volume 3'', 2001</ref> e dove creò alcuni dei suoi capolavori: la ristrutturazione della [[Certosa di San Martino]] e della [[Chiesa dei Girolamini]], una delle maggiori della città. L'ultima parte della sua attività artistica, come è stato di recente appurato,<ref>A. Marciano, ''Giovanni Antonio Dosio fra disegno dell'antico e progetto'', Napoli, 2008.</ref>si è svolta a [[Caserta]], con un'interessante collaborazione con i committenti [[Acquaviva d'Aragona]].
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