Menone (dialogo): differenze tra le versioni

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;Terzo tentativo di definire la virtù - la virtù è capacità di desiderare cose belle e sapersele procurare
:Menone arriva allora a concepire la virtù come la capacità di desiderare le cose [[bellezza|belle]] (intese in senso greco, quindi anche buone e grandi) e nel sapersele procurare. Socrate è convinto ora che la definizione arrivi ad una perfezione ulteriore, anche se però non tutto è ancora a posto secondo lui. L'obiezione di Socrate è più difficile questa volta: egli ritieneinnanzitutto infattirettifica il termine bello (kalòs) in buono/vantaggioso, successivamente sostiene che tutti desiderano cose buone (chi desidera cose cattive commette un uomoerrore virtuosodi devevalutazione poichè desiderareritiene che le cose belle,cattive mapossono ilessere modoper lui vantaggiose) dunque la definizione di procurarseleMenone dev'esseresi anch'essoriduce alla sola capacità di sapersi procurare le cose giustobuone. Menone si trova d'accordo. Il terzo tentativo di definizione di Menone arriva però ad una [[tautologia]]: definisce infatti una virtù come il desideraresapersi procacciare le cose belle ed il sapersele procacciare secondo [[giustizia]]; dato che però la giustizia è una parte della virtù si entra in un [[circolo vizioso]] in cui si definisce il tutto con una parte di esso. Menone non sa più proseguire.
 
;Ritorno al problema originario - la virtù è insegnabile?