Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore (Roma): differenze tra le versioni

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Ferdinando III di Castiglia ==XIII secolo; facciata attuale == Luca Carimini
l'abside e il transetto, sul lato da Via della Sapienza parte da Corso del Rinascimento in 1931
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Nel [[1440]] il canonico della cattedrale di [[Siviglia]] don Alfonso de Paradinas fece interamente ricostruire l'edificio a proprie spese affidando i lavori a [[Bernardo Rossellino]] - con una bella facciata - e, morendo, legò il proprio patrimonio alla chiesa.
 
Erano quelli, a Roma, i decenni della potenza dei papi spagnoli. [[Alessandro VI]] Borgia ordinò nuovi lavori di ampliamento, fece allargare una piazza di fronte all'ingresso (che era allora su Via della Sapienza (sul lato dell'abside) e trasferì negli edifici annessi gli ospizi per i pellegrini spagnoli che l'infante Enrico aveva fondato, uno presso il [[Campidoglio]] e l'altro lì vicino, in via di Santa Chiara.
La chiesa di San Giacomo divenne così, nel [[1506]], la chiesa nazionale degli [[Spagna|spagnoli]] a Roma, e nel [[1518]] fu di nuovo rimaneggiata da quell'[[Antonio da Sangallo il Giovane]], che sarebbe poi divenuto l'"architetto di tutte le fabbriche pontificie".
La chiesa e i suoi annessi furono per molto tempo riccamente mantenuti dai lasciti degli spagnoli di Roma, e le loro finestre su piazza Navona costituivano una sorta di palco di proscenio per gli spettacoli "acquatici" che si tenevano nella piazza. Non provvedendosi tuttavia a nessun mantenimento, nel [[1818]] la chiesa fu abbandonata dagli spagnoli in favore di [[Santa Maria di Monserrato]], dove vennero anche trasferiti gli arredi e le tombe prima in San Giacomo, e fu poi sconsacrata e venduta, nel [[1878]], ai missionari francesi del Sacro Cuore.