Liside (dialogo): differenze tra le versioni

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Socrate, a questo punto, è curioso di incontrare questo giovane, e il suo desiderio viene esaudito quando, insieme a Ctesippo, entra nel ginnasio, dove Liside si distingue tra gli altri fanciulli per la sua eccezionale bellezza. Qui il filosofo viene raggiunto da Menesseno e da altri ragazzi, richiamando l’attenzione dello stesso Liside, che si unisce al gruppo.<ref>Ctesippo e Menesseno sono entrambi allievi di Socrate, citati anche nel ''[[Fedone]]''; inoltre, Ctesippo è tra i personaggi dell’''[[Eutidemo (dialogo)|Eutidemo]]'', mentre il secondo compare come interlocutore del filosofo nel [[Menesseno|dialogo che porta il suo nome]].</ref> Socrate, vedendo tanti fanciulli e giovani attorno a lui, inizia ad interrogarli, ma ben presto finisce col rivolgere le proprie domande a Liside, così da metterlo alla prova e valutarne la nobiltà d’animo (207b-c).
 
Socrate inizia domandando a Liside se i suoi [[Genitore|genitori]] lo amino, e alla risposta affermativa del fanciullo chiede quali sarebbero i segni di questo amore. Sembra infatti che Liside non disponga di grandi [[libertà]], poiché non gli è consentito guidare nessun carro (sia esso un carro da corsa o uno trainato da [[Mulo|muli]]), e nemmeno può “guidare” se stesso, ma deve sottostare alle decisioni del pedagogo: ma allora, domanda Socrate, come è possibile che i suoi genitori lo amino se non gli permettono di fare niente, ma anzi per le loro necessità si affidano a persone prezzolate o a [[Schiavitù|schiavi]]? Sembrerebbe infatti che essi abbiano più fiducia dei loro schiavi che non del loro figlio, al quale, anzi, impongono molti padroni (207d-208e). In realtà, come lo stesso Socrate non tarda a dimostrare, a Liside non è consentito fare certe cose e nemmeno decidere per se stesso in quanto non ne è ancora in grado. Ogni compito viene infatti affidato a chi è saggio e competente in materia, e così a guidare i [[Cavallo (animale)|cavalli]] da corsa viene scelto un [[auriga]], la [[città]] sceglie come propria guida le persone migliori, e anche Liside, il giorno che sarà sapiente, verrà chiamato ad occuparsi dei beni di famiglia e dei suoi genitori, che gli affideranno le loro stesse persone. Chi è saggio e sapiente, dunque, ha molti amici, i quali lo amano proprio perché è sapiente e di conseguenza risulta utile e buono agli occhi di tutta la comunità (210a-d).<ref name="TutteLeOpere">Platone, ''Tutte le opere'', a cura di E.V. Maltese, Roma 2009, pp. 1229-1231.</ref>
 
==La definizione dell’amicizia==