Alberto Damiani: differenze tra le versioni

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Esponente dell’antifascismo democratico, poi dirigente d’azienda. Figlio di Eugenio Damiani (morto nel campo di concentramento di Bolzano, medaglia d’oro alla memoria). Insieme ai fratelli Piero e Mario – partecipa fin da giovanissimo all’attività antifascista, come attivista del gruppo milanese di “[[Giustizia e Libertà]]”. La Casa Damiani a Milano diventa un fondamentale punto di incontro fra gli oppositori al regime fascista.
Arrestato nell’ottobre 1930, con [[Umberto Ceva]], [[Riccardo Bauer]], [[Ernesto Rossi]] e altri (fra cui la fidanzata Lidia Bevilacqua), Alberto Damiani finisce nel carcere romano di Regina Coeli, è deferito al Tribunale Speciale ma poi prosciolto; arrestato di nuovo nel 1933 per la progettata fuga di Ernesto Rossi, viene assolto. Fra i fondatori del [[Partito d’Azione]] (PdA), dopo l’8 settembre ’43 ne è il rappresentante sia nel [[Comitato di Liberazione Nazionale]] ([[CLN]]) lombardo, sia nel comando militare del CLN Alta Italia; è inviato in Svizzera per sviluppare i rapporti con gli Alleati durante l’ultimo periodo di guerra. Rientrato in Italia, nel 1944 combatte nella Valle dell’Ossola fino alla Liberazione.
Fu Damiani a dare a Bauer, allora a Roma, la notizia della cattura di [[Ferruccio Parri]], con l’invito a sostituirlo.
Dopo il 25 aprile 1945 consegna a [[Leo Valiani]] una consistente documentazione sulla Resistenza e la lotta partigiana, attualmente depositata a Milano presso l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione.