Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.): differenze tra le versioni

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| data di nascita =?
| luogo di nascita=Roma
| data di morte =[[88 a.C.]]
| luogo di morte =Roma
|}}
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|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Roma
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = ?
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 88 a.C.
|Attività = giurista
|Epoca =
|Attività2 = politico
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = del I secolo a.C.
|Immagine =
|Didascalia =
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La loro censura fu molto attiva ma anche molto litigiosa: Domizio era favorevole al mantenimento degli antichi costumi romani, basati sul rigore e sulla semplicità, mentre Crasso amava l'arte ed i lussi, tanto che disse del collega che ''aveva la barba di rame, una bocca di ferro ed un cuore di piombo''<ref>[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis Historia]]'' XVIII, 1</ref><ref name="suet">[[Svetonio]], ''Nero,'' 2</ref><ref>[[Valerio Massimo]], IX, 1. § 4</ref><ref>[[Macrobio]], ''Saturnalia'' II, 11</ref>. [[Cicerone]] scrisse che Domizio non fu un grande oratore, ma che era sufficientemente abile da riuscire comunque a mantenere una buona fama.<ref>[[Cicerone]], ''Brutus'' 44</ref>
 
Enobarbo morì nell' 88 d.C. Non si sa chi fu la moglie, ma ebbe due figli: Lucio Domizio Enobarbo, morto sette anni dopo, e [[Lucio Domizio Enobarbo (console 54 a.C.|Lucio Domizio Enobarbo]].<ref name="DGRBM"/>. Durante il tribunato della plebe emanò la ''[[lex Domitia de sacerdotiis]]'', secondo la quale i sacerdoti più importanti dovessero essere eletti dal popolo. La legge venne poi abrogata da [[Lucio Cornelio Silla|Silla]].
 
==Note==