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Con il termine '''lager''' si indicano i [[campo di concentramento|campi di concentramento]] e [[campo di sterminio|sterminio]] (in [[lingua tedesca|tedesco]]: ''Konzentrationslager'') utilizzati sia dai nazisti che dai comunisti cosiddetti GULAG[[gulag]].
Il sistema dei lager venne inizialmente impiegato (1933) per confinare gli oppositori politici al nazismo ([[comunisti]], [[socialdemocratici]], [[obiettori di coscienza]]) allo scopo di "rieducarli". In seguito vennero usati per la detenzione e lo sterminio degli [[ebrei]], e di altre categorie di indesiderati (zingari, omosessuali, [[apolidi]] ecc.) La parola "lager" in tedesco significa sia "campo" che "magazzino". Dal punto di vista ideologico era quindi considerato un luogo (analogamente ai ''Glavnoye upravleniye lagerey'', i [[gulag]] sovietici) in cui esercitare una stretta sorveglianza su un considerevole numero di individui (che le [[SS]], cui spettava la gestione dei lager, chiamavano "pezzi")<ref>Primo Levi, ''[[Se questo è un uomo]]''. Torino: Einaudi, 1983.</ref>
 
I lager più famigerati presenti sul territorio di [[Germania]], [[Austria]] e [[Polonia]] ([[Governatorato Generale]]), furono quelli di [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], [[Buchenwald]], [[Campo di concentramento di Dachau|Dachau]], [[Campo di concentramento di Mauthausen-Gusen|Mauthausen]]. In Italia funzionarono i campi di concentramento di, fra gli altri, [[Campo di transito di Fossoli|Fossoli]] (frazione di [[Carpi]]), [[Borgo San Dalmazzo]], [[Bolzano]] e la [[Risiera di San Sabba]]. Per una completa panoramica dei campi di concentramento (campi di lavoro, campi di transito, ville tristi, etc.) in Italia, si veda: la [[lista dei campi per l'internamento civile nell'Italia Fascista]]