Battaglia di Mohi: differenze tra le versioni

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Bot/richieste/errori comuni, replaced: a riguardo → al riguardo, typos fixed: ⌊⌊⌊⌊M0⌋⌋⌋⌋ '''Battaglia di Mohi (Muhi)''' o '''Battaglia del fiume Sajó''' (11 aprile 1241) Fu la più importante battagli using AWB
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Il grosso delle truppe, guidate da Batu Khan e Subutai oltrepassarono il passo fortificato di Vereche sconfiggendo le truppe guidate dal Conte palatino il 12 marzo 1241.
Bela IV iniziò a mobilitare le truppe, acquartierandole tutte, compresi i Cumani, presso la città di Pest. Federico II Babenberg, duca d’Austria e Stiria, giunse in suo soccorso.
Frattanto scoppiò una rivolta intestina fra Cumani e Ungheresi e il Khan Cumano – che godeva della protezione personale del re  – fu assassinato. Alcune fonti menzionano il ruolo avuto dal duca, Federico II Babenberg, nel fomentare i disordini intestini, tuttavia il suo vero ruolo nella questione rimane ignoto. I Cumani credendo ad un tradimento, si diressero verso il sud del paese, saccheggiando ovunque.
La mobilitazione generale risultò quindi un fallimento. Numerosi contingenti non riuscirono a raggiungere Pest. Alcuni vennero massacrati dai Tartari e dai rinnegati cumani prima ancora di arrivare in città. Molti nobili si rifiutarono di prendere parte al conflitto per odio nei confronti del sovrano, desiderandone la rovina.
Nessuno ritenne che l’assalto dei Tartari potesse portate una seria minaccia alla sicurezza del regno, inoltre la defezione cumana venne sminuita, considerandola consueta. Questo atteggiamento fu la causa della morte del Khan Cumano Kuthen.
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Il cauto sovrano ordinò l’edificazione di piazzeforti di fortuna composte da carri da traino, ritenendo che i Mongoli paventassero il dover attraversare un così grande fiume.
 
Risulta improbabile la tesi secondo cui inizialmente i Tartari avrebbero invaso l’Ungheria passando il fiume [[Kalka]], benché nessuno sappia con certezza quale fosse il piano nella testa dei generali mongoli. Si sa che i Rutheani, schiavi dei Mongoli, fuggirono in Ungheria menando voce di un possibile attacco notturno sul ponte del fiume Sajó. Gli Ungheresi non prestarono gran fede alle informazioni e tentarono un assalto a sorpresa guidato dal principe Kálmán duca di Slavonia, fratello minore di Bela, dall’arcivescovo Ugrin Csāk e dal Gran Maestro dei Templari, lasciando sguarnito il ponte. La schiera si mise in marcia dopo il tramonto e avanzò per 7  km nel buio, ritenendo impossibile una manovra notturna dei Tartari, che invece si stavano muovendo progettando un assalto all’alba. Kálmán ed Ugrin colsero di sorpresa le truppe Mongole impegnate ad attraversare il fiume, ottenendo così una grande vittoria mietendo numerose vittime fra le file nemiche. I reperti rinvenuti nella zona fanno pensare ad un ponte parecchio lungo, forse anche duecento metri. Gli Ungheresi convinti d’aver sconfitto definitivamente il nemico rientrarono lasciando una piccola guarnigione a presidiare il passaggio, avvalorando la tesi che essi non sapessero che un grande contingente Mongolo si dovesse ancora palesare. Alle 2 del mattino rientrarono e festeggiarono la vittoria, ignari di ciò che li attendeva.
 
L’inatteso assalto Ungherese fece modificare i piani dei Tartari che inviarono Sejban ad un guado a nord con il compito di attraversare e tornare a sud e prendere di sorpresa la guardia sul ponte. Alle 4 iniziò ad albeggiare e questi avviarono le operazioni di guado. Frattanto Subotai fece edificare un ponte provvisorio a sud da usare quando le truppe Ungheresi li avessero impegnati sul ponte principale e affidando a Batu un piano che includeva l’uso di baliste così grandi che mai gli Ungheresi avevano veduto, atte a sfoltire le linee degli arcieri. All’alba gli uomini di Batu con l’ausilio di 7 baliste assalirono la guardia ungherese: con il sopraggiungere di Sejban e dei suoi uomini gli Ungheresi si videro costretti a ripiegare al campo base, così il grosso delle truppe Mongole poté attraversare indisturbato terminando le operazioni alle 8 del mattino.
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Nel 1242 il Gran Khan [[Ogodei|Ögedei]] morì e ciò costrinse i principi legati alla famiglia in linea diretta a rientrare per l’elezione del nuovo capo supremo: ciò comportò l’interruzione della conquista che non fu ultimata. Poco prima della partenza l’armata Mongola aveva incontrato parecchie difficoltà a pacificare le aree conquistate, nonostante ciò era quasi definito il piano d’attacco all’Austria, a cui sarebbe seguito quello a Germania ed Italia.
Quando le cronache Mongole riportano la battaglia di Mohi la catalogano come facile e priva di difficoltà, ma questa è una mistificazione propagandistica. Gli Ungheresi furono un duro avversario, lo testimoniano le ingenti perdite fra le file Mongole. Se Subotai non avesse portato rapidamente rimedio all’attacco notturno degli Ungheresi la battaglia sarebbe certamente andata persa.
Dalla metà del XIII secolo l’esercito Ungherese abbandonò le tattiche guerriere tipiche delle tribù della steppa e questo cambio generò un aumento degli effettivi entro le file degli eserciti degli stati germanici, nonché in Francia ed in Italia, Spagna e Polonia, mentre già nelle basse terre balcaniche si registra la presenza di tali contingenti fra il IX ed il X secolo (n.b. nonostante le raffinate “tattiche della steppa” gli Ungheresi furono battuti dai Germani e seriamente minacciati dalla Francia o Spagna, segno che non esisteva una vera dominanza nella tattica militare, inoltre esistono alcuni dubbi aal riguardo l’irreggimentazione fra le truppe d’Europa Occidentale prima del 1240, alcuni storici sostengono che solo dopo la ritirata Mongola gli Ungheresi si occidentalizzarono a seguito dell’esperienza vissuta).
 
Equipaggiati alla maniera “leggera” le truppe erano comunque lente e facile bersaglio delle versatili truppe Mongole dotate di arcieri sopraffini, sebbene nella realtà dei fatti fu la superiorità tattica a determinare la sconfitta Ungherese. Comunque la battaglia fu serrata e incerta, lo stesso Batu Khan fu aggirato e la sua stessa vita fu in serio pericolo, allorché gli arceri Mongoli furono quasi sopraffatti dalla cavalleria pesante ungherese; solo la maestria militare di Batu evitò la rotta. Infine pare evidente che fu impiegato qualche “trucco” tattico per sconfiggere l’irresistibile cavalleria ungherese in campo aperto.
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