Partito Democratico Fascista: differenze tra le versioni

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Leccisi ed i suoi spediscono due lettere, una all'[[Avanti!]] e l'altra a [[l'Unità (quotidiano)|l'Unità]], firmate dal comitato direttivo centrale del [[Partito Comunista Italiano]].
 
Il [[7 maggio]] decide di trasportarla in un luogo più sicuro: il convento dell'Angelicum a Milano, con la complicità di padre Alberto Parini e padre Enrico Zucca che, terrorizzati dalla responsabilità che si sono assunti, decidono di trasferire la salma alla [[Certosa di Pavia]].
 
Il [[3 luglio]] [[1946]] la questura di [[Milano]] annuncia di aver arrestato due trafugatori: Leccisi ed un certo Antonio Perozzi, senza però alcuna traccia della salma. Il gruppo di Leccisi, dopo averla nascosta, pare aver perso per strada dei frammenti di ossa nei pressi di una villa a Madesimo.
 
Il [[7 maggio]] decide di trasportarla in un luogo più sicuro: il convento dell'Angelicum a Milano, con la complicità di padre Alberto Parini e padre Enrico Zucca che, terrorizzati dalla responsabilità che si sono assunti, decidono di trasferire la salma alla [[Certosa di Pavia]]. Pressato da ambienti ecclesiastici padre Parini si decide a raccontare tutto ed il [[12 agosto]] del [[1946]], lui stesso accompagna il questore di Milano, Agnesina, ed il capo dell'ufficio politico, Ancillotti, a recuperare quel che restava delle spoglie.<ref>Nicola Rao ''La Fiamma e la Celtica'' 2006, Roma, Sperling & Kupfer</ref>
 
Tutto l'ambiente neofascista accolse con entusiasmo l'impresa di Leccisi, anche se si trattava di un giovane sconosciuto che agì senza pareri o autorizzazioni da parte degli ex gerarchi.<ref>Mario Giovana, ''Le nuove camicie nere'', Edizioni dell'Albero, Torino, 1966.</ref>