Giovanni Santi: differenze tra le versioni

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Al centro di una sapiente architettura, assisa su di un trono marmoreo, la Madonna con il crine rannodato da un velo ed il Bambino dritto sulle ginocchia, è attorniata da quattro figure di Santi. Alla sinistra del visitatore, con una ricca tonaca e sopraveste dai pregiati ricami, volto al popolo è San Pietro affiancato da San Francesco dalle cui stimmate partono raggi dorati. Il poverello d'[[Assisi]] reca in mano il crocifisso che si direbbe elevato a protezione del vicino angelo dalle ali lumeggiate d'oro ed una veste preziosa quanto leggera. Questa creatura celeste, che con espressione vivace volge lo sguardo verso il visitatore, è tradizionalmente ritenuta il ritratto di [[Raffaello]] all'età di circa nove anni. Affiancano infine la Madonna (nella quale spesso si rimarca un forte influsso del [[Perugino]] dimenticando però gli esempi marchigiani dei [[crivelleschi]]) San Tommaso d'Aquino e l'emaciato San Giovanni Battista, il cui volto secondo alcuni sarebbe l'autoritratto del Pittore.
Sul pavimento le ampolle utilizzate per la Santa Messa, alludono al sacrificio del Cristo mentre la fiamma della candela, posta al centro del semicerchio idealmente realizzato dagli astanti, sta ad indicare la possibilità della vita eterna attraverso la fede nonché la resurrezione resa possibile dal sacrifico del Salvatore. Proprio in linea con la candela accesa è, infatti, in alto il Cristo Risorto davanti al sepolcro tra due ale di soldati, con corazze di foggia tipicamente quattrocentesca e secondo taluni [[feltresca]], immobilizzate dallo straordinario evento. Proprio lo studio di tali guerrieri ha condotto di recente [[Fausta Gualdi]] ad individuare citazioni dell’opera paterna da parte del giovane Raffaello nella predella della ''Crocifissione Gavari'' ([[Lisbona]], Museu National de Arte Antiga). La studiosa ha peraltro ravvisato anche precisi rimandi esistenti nella ''Resurrezione di Cristo'' ([[San Paolo del Brasile]], Museo) di Raffaello con il fastigio del sarcofago di Battista Tiranni del 1481 posto sotto l’altro affresco di Giovanni Santi presente nella medesima chiesa di San Domenico. Le due opere cagliesi commissionate entrambe da Pietro Tiranni, dunque, testimoniano l’influenza subita dal giovane Raffaello sia attraverso l’assunzione dei primi insegnamenti e sia mediante una sorta di apprendistato visivo generato dalla profonda conoscenza delle opere paterne: ciò sottolinea, dunque, l’importanza di Giovanni Santi per la formazione del figlio.
 
== Bibliografia ==
 
*D. ATANAGI, ''Il libro degli uomini illustri di Gaio Plinio Cecilio'', Venezia 1562.
*G. M. FACHECHI, J. D. Passavant in Giovanni Santi, Pesaro 1994.
*F. GUALDI, “Per Pintoricchio e Raffaello Giovane. Nuovi esiti di ricerche e “adornamenti”, libri, animali, oreficerie”, Accademia Raffello. Atti e Studi, Anno 2007, n° 2 (dic. 2007).
*A. H. LAYARD, ''Giovanni Santi e l’affresco di Cagli'', a cura di Ranieri Varese, Firenze 1994.
*A. MAZZACCHERA, ''Cagli in Palazzi e dimore storiche tra Catria e Nerone'', Bari 1997.
*A. MAZZACCHERA, ''Il forestiere in Cagli. Palazzi, chiese e pitture di una antica città e terre tra Catria e Nerone'', Urbania 1997.
*L. MICHELINI TOCCI, ''Il padre di Raffaello'', Pesaro 1961
*J. D. PASSAVANT, ''Raffaello d’Urbino e il padre suo Giovanni Santi opera tradotta, corredata di note e di una notizia biografica dell’autore da Gaetano Guasti'', Firenze 1882.
*L. PUNGILEONI, ''Elogio storico di Giovanni Santi pittore e poeta padre del gran Raffaello di Urbino,'' Urbino 1822.
*R. VARESE, ''Giovanni Santi'', Fiesole 1994.
 
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