Storia d'Italia: differenze tra le versioni

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{{vedi anche|Guerre Puniche|Guerre macedoniche|Guerra contro Antioco III e lega etolica}}
La conquista dell'Italia portò, inevitabilmente, allo scontro con l'altra grande potenza del Mediterraneo Occidentale: [[Cartagine]]. Le [[guerre puniche|guerre]] che si scatenarono furono di inaudita ferocia e di notevole durata, ma videro infine il trionfo totale di [[Roma]]. Nel [[264 a.C.]] Roma inviò un piccolo contingente in soccorso di [[Messina]], con l'intento di assicurarsi il controllo dello [[stretto di Messina|stretto]], fondamentale per il transito delle navi: i Cartaginesi, dunque, che ambivano anch'essi al controllo dell'isola, decisero di reagire con la [[prima guerra punica|guerra]]. Dopo una prima fase di scontri terrestri, in cui riuscì ad ottenere alcune vittorie, Roma decise di sfidare i Cartaginesi sul mare, e, approntata una flotta di navi dotate di [[corvo (arma)|corvi]], sconfisse i nemici nella [[Battaglia di Milazzo (260 a.C.)|battaglia di Milazzo]].<br>
Nel tentativo di infliggere una decisiva sconfitta a Cartagine, Roma affidò al [[console (storia romana)|console]] [[Marco Atilio Regolo]] l'incarico di portare la guerra in suolo africano: sconfitta nuovamente la flotta nemica a [[Battaglia di Capo Ecnomo|Capo Ecnomo]], nel [[256 a.C.]], il generale riuscì a sbarcare in Africa ma, dopo alcune vittorie iniziali, fu pesantemente sconfitto e costretto alla resa. Nel [[241 a.C.]], dunque, Roma, approntata una nuova flotta guidata da [[Gaio Lutazio Catulo]], sconfisse nuovamente i Cartaginesi preso le [[Battaglia delle Isole Egadi|Isole Egadi]]: sottratto ai nemici il predominio sul mare i Romani poterono concludere anche le operazioni terrestri, espandendo il loro controllo su tutta la Sicilia, e costringendo Cartagine alla resa. <ref>[[Polibio]], ''Storie'', I, 62, 7.</ref> Allontanato provvisoriamente il pericolo cartaginese, Roma si preoccupò di consolidare il proprio dominio riducendo la Sicilia in condizione di [[provincia romana|provincia]] e di estenderlo annettendo la [[Sardegna]] e la [[Corsica]]; sconfisse inoltre i [[pirati]] [[Illiria|illirici]] che, tacitamente supportati dalla regina [[Teuta]], infestavano le coste adriatiche e respinse un nuovo assalto dei [[Galli]] a Nord. Qualche anno più tardi le legioni passarono all'offensiva anche in pianura padana, riportando una grande vittoria nella battaglia di Clastidium (222 a.C.), che fu seguita dalla fondazione[[deduzione (storia romana)|deduzione]] delle colonie di [[Piacenza]] e [[Cremona]]. <br>
Preoccupato dalla nuova espansione cartaginese nella penisola iberica, intanto, il Senato stipulò un nuovo patto con la potenza africana; quando tuttavia nel [[218 a.C.]] il generale punico [[Annibale Barca]] attaccò la città di [[Sagunto]], alleata di Roma, si decise di dichiarare nuovamente [[seconda guerra punica|guerra]] a Cartagine. Annibale, allora, portando con sé un solido esercito e alcuni elefanti, valicò le Alpi e attaccò Roma da Nord, sconfiggendo le legioni presso il [[battaglia del Ticino|Ticino]], la [[battaglia della Trebbia|Trebbia]] e il [[Battaglia del Lago Trasimeno|Trasimeno]]. Dopo una fase di stallo, durante la quale Roma poté riorganizzarsi, grazie alla politica attuata dal ''[[dittatore romano|dictator]]'' [[Quinto Fabio Massimo]], soprannominato ''Cunctator'' (temporeggiatore), le legioni romane al comando dei consoli [[Lucio Emilio Paolo (console 219 a.C.)|Lucio Emilio Paolo]] e [[Gaio Terenzio Varrone]] marciarono nel [[216 a.C.]] contro Annibale a [[battaglia di Canne|Canne]], ma furono duramente sconfitte. Mentre numerose città si alleavano con i Cartaginesi e anche la [[Prima guerra macedonica|Macedonia]] di [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]] scendeva in guerra contro Roma, Annibale si attardò nel Sud Italia (''ozi di Capua''), mentre i Romani, seppure provati, poterono lentamente ricostituire le proprie forze: il console [[Publio Cornelio Scipione]] riuscì a sconfiggere ripetutamente i Cartaginesi in Spagna. In Italia i [[console (storia romana)|consoli]] [[Marco Livio Salinatore]] e [[Gaio Claudio Nerone]] sconfissero e uccisero il fratello di Annibale, [[Asdrubale Barca|Asdrubale]], presso il [[Battaglia del Metauro|Metauro]], mentre si apprestava a portare rinforzi alle forze puniche in Italia. Contemporaneamente Roma conseguiva numerose vittorie anche sul suolo italico, riconquistando le città che avevano tradito Roma per allearsi con Annibale. Stremato da un decennio di guerra e vistosi negare i rinforzi dalla madrepatria, lo stesso Annibale fu costretto a fare ritorno in Africa nel [[203 a.C.]], dopo che Scipione, conquistata la [[Penisola Iberica]] e ristabilita la situazione in Italia era sbarcato nel territorio nemico per tentare di ottenere una vittoria definitiva. I due generali si scontrarono nel [[202 a.C.]] a [[battaglia di Zama|Zama]], e l'esercito romano ottenne una sofferta ma decisiva vittoria. Cartagine, dunque, minacciata da vicino dalle forze nemiche, fu costretta a capitolare e ad accettare le [[seconda guerra punica#Dopo la guerra|dure condizioni di pace]] imposte da Roma.<br>
In Italia settentrionale, intanto, Roma era chiamata a risolvere una volta per tutte il problema celtico. I [[Celti]] o [[Galli]], che si erano sollevati contro Roma durante la seconda guerra punica, non avevano infatti deposto le armi neppure dopo la sconfitta di Zama. Quando nel 200 a.C. i Galli in rivolta si impadronirono della colonia di [[Piacenza]] e minacciarono [[Cremona]], Roma decise di intervenire in forze. Nel 196 a.C. Scipione Nasica vinse gli [[Insubri]], nel 191 a.C. furono piegati i [[Boi]], che controllavano una vasta zona tra Piacenza e Rimini. Superato il [[fiume Po]], la penetrazione romana proseguì pacificamente: le popolazioni locali, [[Cenomani]] e [[Veneti]], realizzarono che Roma era l'unica in grado di proteggerli dagli assalti delle altre tribù confinanti. Attorno al 191 a.C. la [[Gallia Cisalpina]] fu ridotta a provincia. Nel 177 a.C. venne sottomessa anche l'Istria. Nel 175 a.C., infine, vennero soggiogati anche i [[Liguri]] Cisalpini. Ormai potenza egemone del Mediterraneo occidentale, Roma poté presto dimostrare le sue mire espansionistiche a danno degli stati ellenistici dell'Oriente: nel [[200 a.C.]], gli abitanti di [[Rodi]] e [[Pergamo]] inviarono a Roma, sentendosi minacciati dalla Macedonia di Filippo V, una richiesta di aiuto, e l'Urbe, inviato a sua volta un ultimatum a Filippo, decise di intervenire. Nel [[197 a.C.]] il console [[Tito Quinzio Flaminino]] inflisse alle truppe macedoni una sconfitta definitiva presso [[battaglia di Cinocefale|Cinocefale]], ed un anno più tardi proclamò ufficialmente la liberazione della Grecia dall'egemonia macedone.<br>