Conciliarismo: differenze tra le versioni

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Infatti idee conciliariste si erano affacciate per la prima volta nel Medioevo. [[Umberto di Silvacandida]], vissuto verso la metà dell'[[XI secolo]], aveva dato forma definitiva ad una tesi già espressa nel [[VII secolo]], e cioè che un papa [[eresia|eretico]] può essere sottoposto ad un giudizio. L'idea era stata ripresa dai [[diritto canonico|canonisti]] medievali, ed era finita nel ''[[Graziano (giurista)|Decretum Gratiani]]'': ''« Papa a nemine est iudicandus, nisi deprehendatur a fide devius»''. L'autorità suprema della Chiesa appartiene al papa, ma questi può cadere nell'eresia o nello [[scisma]], e può allora essere deposto da un concilio, il quale, convocato di necessità dai vescovi o da chi abbia sufficiente autorità, deve prendere atto ufficialmente che il papa ha perso la sua autorità per il delitto di cui si è macchiato. I canonisti medievali davano al termine eretico una larga ed elastica accezione, così da comprendere anche il delitto di scisma o di mancato raggiungimento dell'unità della Chiesa.
 
Questa teoria viveva però di un delicato equilibrio, ed era facile allontanarsene, per riprendere le dottrine insegnate, per esempio, da [[Giovanni di Parigi]] nel suo ''De potestate regia et papali'', o da [[Marsilio da Padova]] nel ''Defensor Pacis'' ([[1324]]), o da [[Guglielmo da OccamOckham]] nel suo ''Dialogus de imperatorum et pontificum potestate''. Soggetto dell'autorità, dicono, non è solo il capo, ma il capo assieme alle membra: ossia, nelle diocesi il vescovo insieme al capitolo; nella Chiesa universale il papa con i cardinali (delegati del popolo cristiano), oppure il papa e il concilio (convocato dall'imperatore per delega del popolo). In questo modo la Chiesa non è più una monarchia, e il papa diventa un sovrano costituzionale, esecutore di leggi stabilite dal concilio.
 
Sotto la pressione di avvenimenti esterni, il passaggio da una posizione conciliarista all’altra era facile e frequente.