Romano (esarca): differenze tra le versioni
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===Alleanza con i Franchi e campagna del 590===
[[File:Alboin's Italy.svg|thumb|right|200px|L'Italia intorno al 590, prima delle conquiste di Agilulfo.]]
Nominato [[Esarcato d'Italia|esarca d'Italia]] nel [[590]], succedendo all'esarca Giuliano, riprese, assieme ai [[Franchi]], l'offensiva contro i [[Longobardi]]. Nello stesso anno, infatti, dopo che l'ambasciatore Grippone tornò da Costantinopoli riferendo al re che era stato trattato con tutti gli onori da Maurizio e che l'Imperatore aveva promesso di vendicare un'offesa ricevuta dai Franchi a Cartagine, il re dei Franchi [[Childeberto II]] accettò la richiesta di Maurizio di appoggiare i Bizantini in Italia, inviando il suo esercito contro i Longobardi.<ref>Paolo Diacono, III,31.</ref> I Franchi penetrarono in Italia con tre colonne di guerrieri e costrinsero il re longobardo [[Autari]] a rinchiudersi in [[Pavia]].<ref>''Lettere di Romano a Childeberto'', riportata in latino (con note in italiano) in Troya, pp. 130-134: «Questo re si era rinserrato egli stesso a Pavia; gli altri duchi e tutti i loro eserciti si erano rifugiati in diverse fortezze; ... i Longobardi non si sentivano al sicuro dai Franchi nemmeno dentro le mura delle loro stesse città.»</ref>
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===Contrasti con Papa Gregorio Magno (590-596)===
[[File:Gregorythegreat.jpg|left|200px|thumb|Papa Gregorio Magno fu uno degli oppositori alla politica dell'esarca Romano.]]
Nel 591, il [[ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], [[Ariulfo]],
Nel [[592]] Romano, venuto a conoscenza che Papa Gregorio era in trattative con il ducato di Spoleto per una pace separata, si mosse per rompere le trattative, un po' perché non tollerava l'insubordinazione del Pontefice, che stava trattando con il nemico senza alcuna autorizzazione imperiale, un po' perché concludere la pace in quel momento avrebbe riconosciuto il corridoio umbro in mani longobarde, cosa che l'esarca non intendeva che accadesse. Nel luglio 592, quindi, l'esarca, partendo da Ravenna, raggiunse via mare Roma e dalla Città Eterna partì alla riconquista delle città del Corridoio umbro: dopo una breve campagna, riuscì a riconquistarle.<ref>Paolo Diacono, ''[[Historia Langobardorum]]'', IV, 8.</ref> Questa campagna,
Papa Gregorio Magno continuò ad insistere per una pace, cercando di convincere lo scolastico di Romano, Severo, a convincere l'esarca a firmare una tregua con i Longobardi,<ref>Papa Gregorio Magno, ''Epistole'', V,36.</ref> ma senza alcun risultato apprezzabile; anzi, i suoi tentativi subirono la disapprovazione dell'Imperatore Maurizio, che, concordando con la politica dell'esarca Romano, accusò il Papa di infedeltà all'Impero e di stupidità per i suoi tentativi di negoziazione. Papa Gregorio, punto, rispose con un epistola, in cui difendeva sé stesso dalle accuse mossegli, consigliando l'Imperatore di guardarsi dai suoi cattivi consiglieri, Leone e Nordulfo, "le cui asserzioni ricevono più attenzione delle mie", mentre l'Italia intera, a causa del mancato ascolto del Papa, veniva "condotta giorno dopo giorno prigioniera sotto il giogo dei Longobardi".<ref>Papa Gregorio Magno, ''Epistole'', V,40.</ref> Le trattative di pace non andarono avanti, perché sempre ostacolate dall'esarca Romano, "la cui malizia è persino peggiore delle spade dei Longobardi, tanto che i nemici che ci massacrano sembrano dolci in comparazione con i giudici della Repubblica che ci consumano con la rapina..."<ref>Papa Gregorio Magno, ''Epistole'', V,42.</ref> (così scrisse Papa Gregorio Magno al vescovo di Sirmio nella prima metà del 596).
I contrasti con Papa Gregorio Magno non furono però unicamente politici, ma anche dottrinali, riguardanti lo [[Scisma tricapitolino|scisma dei Tre Capitoli]] che ancora si trascinava in [[Istria]]<ref>Papa Gregorio Magno, ''Epistole'', II, 45.</ref>. Morì mentre ancora rivestiva la carica, probabilmente per cause naturali, forse nell'aprile del 596.
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