Battaglia di Tolentino: differenze tra le versioni

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=== La battaglia ===
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Venuto a sapere della mossa degli austriaci, Murat distaccò sulla strada costiera [[Marche|marchigiana]] una forza bastante a fermare von Neipperg, e col resto dell'esercito puntò verso Bianchi, che nel frattempo era giunto a [[Tolentino]]. Il 29 aprile, quando le due avanguardie si incontrarono facendo nascere alcune scaramucce, Murat si trovava a [[Macerata]]. Il 2 maggio 1815 ebbe inizio la battaglia vera e propria, concentrata principalmente attorno al [[castello della Rancia]], passato di mano varie volte prima che i napoletani ne presero definitivamente il controllo, verso sera.<ref>{{cita|Scardigli2011|p. 19|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref>
 
Il giorno seguente, 3 maggio, mentre continuavano gli scontri attorno al castello della Rancia e attorno ad una casa a due piani poco distante (detta "Casone"), Murat ordinò di condurre una manovra tesa ad impegnare frontalmente gli austriaci per poi avvolgerli ai lati.<ref>{{cita|Scardigli2011|pp. 19-20|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref> Il fulcro della battaglia si verificò a Cantagallo (località di [[Pollenza]]), dove si trovava il generale napoletano D'Aquino, che sostituiva il collega D'Ambrosio ferito il giorno precedente. D'Aquino tardò ad ordinare l'attacco, che alla fine, per timore di un attacco della cavalleria austriaca, partì in formazione a quadrato, rendendo così un facile bersaglio le formazioni napoletane che si apprestavano a scendere le colline per assaltare quelle di fronte, dove stavano gli austriaci (il terreno, tra l'altro, era fangoso a causa della pioggia scesa nella notte). L'attacco perse velocemente l'impeto, ma un contrattacco austriaco non riuscì a sfondare le fila dello schieramento napoletano. Verso le 16:30 del pomeriggio, i due eserciti erano in sostanziale parità, visto che il Re di Napoli aveva ancora molte riserve a disposizione.<ref>{{cita|Scardigli2011|pp. 19-20|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref>
 
Fu in quel momento che a Murat venne riportato da due messaggeri che gli austriaci erano già avanzati verso sud forzando la stretta di [[Antrodoco]] e occupando [[L'Aquila]] senza combattere; inoltre, in [[Abruzzo]] e in [[Calabria]] erano in corso sollevazioni filoborboniche. In base a queste informazioni (peraltro con una verità di fondo ma senza dubbio esagerate),<ref>{{cita|Scardigli2011|p. 21|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref> Murat ordinò immediatamente la ritirata di tutto l'esercito ma, inaspettatamente, le formazioni napoletane (che si erano comportate dignitosamente per un mese e stavano combattendo una battaglia non ancora persa) cominciarono a sbandarsi e a sciogliersi generando una lunga serie di diserzioni che continuò per tutto il tragitto verso sud.<ref>{{cita|Scardigli2011|pp. 21-22|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref> Tra le cause possono essere citate la durezza dei combattimenti (1.800 tra morti e feriti e 2.000 prigionieri tra i napoletani; 1.100 tra morti e feriti e 300 prigionieri per gli austriaci) e la carenza di viveri.<ref name="scardigli22">{{cita|Scardigli2011|p. 22|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref>
 
== Note ==