Battaglia di Tolentino: differenze tra le versioni
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Il giorno seguente, 3 maggio, mentre continuavano gli scontri attorno al castello della Rancia e attorno ad una casa a due piani poco distante (detta "Casone"), Murat ordinò di condurre una manovra tesa ad impegnare frontalmente gli austriaci per poi avvolgerli ai lati.<ref>{{cita|Scardigli2011|pp. 19-20|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref> Il fulcro della battaglia si verificò a Cantagallo (località di [[Pollenza]]), dove si trovava il generale napoletano D'Aquino, che sostituiva il collega D'Ambrosio ferito il giorno precedente. D'Aquino tardò ad ordinare l'attacco, che alla fine, per timore di un attacco della cavalleria austriaca, partì in formazione a quadrato, rendendo così un facile bersaglio le formazioni napoletane che si apprestavano a scendere le colline per assaltare quelle di fronte, dove stavano gli austriaci (il terreno, tra l'altro, era fangoso a causa della pioggia scesa nella notte). L'attacco perse velocemente l'impeto, ma un contrattacco austriaco non riuscì a sfondare le fila dello schieramento napoletano. Verso le 16:30 del pomeriggio, i due eserciti erano in sostanziale parità, visto che il Re di Napoli aveva ancora molte riserve a disposizione.<ref>{{cita|Scardigli2011|pp. 19-20|Scardigli 2011|harv=s}}.</ref>
Fu in quel momento che a Murat venne riportato da due messaggeri che gli austriaci erano già avanzati verso sud forzando la stretta di [[Antrodoco]] e occupando [[L'Aquila]] senza combattere; inoltre, in [[Abruzzo]] e in [[Calabria]] erano in corso sollevazioni filoborboniche. In base a queste informazioni (
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