Daniel Bovet: differenze tra le versioni

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La prima osservazione dell'azione del [[sulfamidici|sulfamide]] su una cellula vivente fu realizzata all'Institut Pasteur. La molecola si dimostrò un inibitore della crescita sia per le muffe sia per i vegetali superiori. In parallelo venivano effettuati gli stessi esperimenti con la [[sulfamidocrisoidina]].
Nel [[1936]] a Londra, [[Leonard Colebrook|Colebrook]], [[G.A.H. Buttle|Buttle]] e [[R.A.Q. O'Meara|O'Meara]], utilizzando un mezzo di coltura a base di siero o di sangue, dimostrarono nuovamente l'efficacia del [[sulfamidici|sulfamide]], a danno del [[prontosil]] (che in [[in vitro|vitro]] non sortiva nessun effetto apparente).
In ultima analisi i successivi esperimenti mostrarono che il siero degli animali trattati (indifferentemente con [[Sulfanilamide|para-aminofenilsulfamide]] e [[prontosil]]), presentava prorpietàproprietà battericide, sempre nell'ambito dei germi inseminati in [[in vitro|vitro]]<ref>Daniel Bovet, "Vittoria sui microbi, storia di una scoperta", Bollati Boringheri (editore), Torino, 1991, pag.178</ref>.
 
La svolta definitiva nella comprensione delle modalità d'azione del [[sulfamidici|sulfamide]] (a discapito del colorante del [[prontosil]]) non fu tanto la consapevolezza che esso, non essendo un [[antisettico]], non presentava un'alta tossicità all'interno dell'organismo, quanto la scoperta del suo antagonista biologico, l'[[acido p.aminobenzoico (PAB)]], da parte di [[Donald Derek Woods]]<ref>Daniel Bovet, "Vittoria sui microbi, storia di una scoperta", Bollati Boringheri (editore), Torino, 1991, pag.180</ref>.