Miles classiarius: differenze tra le versioni

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Il ''miles classiarius'' indossava una tunica normalmente di colore bruno-ferroso o blu mare. Si aggiunga che:
{{Quote|La [[battaglie romane|battaglia terrestre]] richiede molti tipi di armi. Quella navale richiede non solo più tipi di armi, ma anche [[Artiglieria (storia romana)|macchine e ''tormenta'']], come se si combattesse su mura e torri. [...] É bene quindi predisporre adeguate protezioni, in modo che i soldati siano muniti di armatura o corazza, elmo e persino gambali. Nessuno può lamentarsi, infatti, del peso delle armi, considerando che sulle navi si combatte da fermi. Si impugnano scudi più grandi e resistenti per proteggersi dal lancio delle pietre.|[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 44.1-4.}}
I soldati utilizzavano normalmente come armi per l’arrembaggio, oltre a quelle tipiche navali come [[Falce (arma) |falci]] ed arpioni, anche frecce, dardi, giavellotti e fionde. Una volta poi lanciati i ponti sulle navi avversarie, i più coraggiosi si lanciavano in un combattimento con le spade, in un corpo a corpo.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 44.5.</ref>
 
Tra le armi tipicamente navali ricordiamo le [[stanga (arma)|stanghe]], le [[Falce (arma)|falci]] e le [[Ascia bipenne|bipenni]]:<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.2.</ref>
*la stanga era una trave sottile e lunga, con entrambe le estremità di ferro, appesa all'albero della nave come un'antenna. Le navi quando si scontravano, lanciavano con violenza le loro stanghe a destra o a sinistra, quasi fossero degli [[Ariete (arma)|arieti]], uccidendo i marinai nemici e sfondando anche la nave stessa.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.3-4.</ref>
*la falce era un ferro ricurvo ed appuntito, come una vera e propria falce, che era montato su lunghe aste, atto a recidere l'attrezzatura velica avversaria e le loro funi, rendendo le navi più lente.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.5.</ref> Si ricorda a tal fine la [[battaglia del Morbihan|battaglia]] contro i [[Veneti (Celti)|Veneti]] di Cesare nel [[56 a.C.]], quando:
{{quote|Un solo strumento preparato dai nostri si rivelò di grande utilità: delle falci molto affilate incastrate su lunghe pertiche [...] Agganciate con queste falci le scotte che assicuravano i pennoni degli alberi, facendo forza sui remi, si tirava fino a spezzarle. [...] Il resto del combattimento dipendeva dal valore, nel quale i nostri soldati erano superiori [...] Una volta abbattuti i pennoni nel modo che abbiamo detto, due o tre delle nostre navi circondavano la nave nemica, mentre i nostri soldati, con tutte le loro forza, andavano all'arrembaggio.|Cesare, ''De bello Gallico'', III, 14}}
*la bipenne è invece una scure, con alle due estremità una punta in ferro molto larga ed appuntita, che i ''[[classiarii]]'' utilizzano durante la battaglia per tagliare di nascosto le funi alle quali sono legati i timoni delle navi nemiche.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.6-7.</ref> Ciò rende la nave nemica ingovernabile e quindi facilmente catturabile e disarmabile.<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', IV, 46.8.</ref>
 
==Periodo tardo-imperiale (285-476 d.C.)==