Assedio di Roma (537-538): differenze tra le versioni

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BELISARIO: Sia pure così per rispetto alla forma del colloquio; ma badate bene che il parlar vostro s’addica all’amor della pace ed all’equità.
 
ORATORI: Operaste iniquamente, o Romani, coll’impugnare le armi contro di noi vostri amici e confederati, ed a provarvelo ci contenteremo di rammentar cose a voi tutti note. I Gotti non vennero al possesso dell’Italia con ispogliarne di forza i Romani. Ben sapete che nei tempi andati Odoacre, tolto di mezzo l’imperatore, si pose alla testa della repubblica mutata da lui in tirannia. Al che Zenone, imperatore dell’Oriente, bramoso in sé stesso di vendicare l’ingiuria dal ribelle fatta al suo collega e di tornare alla libertà questa regione, né da solo potente di abbattere l’usurpatore, persuase a Teudorico signor nostro, il quale faceva grandi apprestamenti per assediarlo entro la stessa Bizanzio, di seco rappattumarsi mercé degli onori già da lui ricevuti, ascrittolo intra’ romani patrizii ed i consolari, e di pigliar le vendette dell’ingiurioso procedere del tiranno verso Augustolo, in premio di che poscia e’ si goderebbe di ottimo diritto unitamente ai Gotti il possesso di queste provincie. A tali condizioni pertanto avuto il regno d’Italia ne conservammo gli statuti e la forma del reggimento con zelo non inferiore a quello di chiunque degli antichi imperatori; né addur potrebbero gli Italiani legge alcuna, vuoi scritta, vuoi altrimenti, di Teuderico o di altro gottico monarca. Disponemmo eziandio per riguardo al culto divino ed alla credenza che i romani sudditi conservassero il tutto nella sua integrità, né v’ha esempio sino ad oggi d’Italiano, il quale di proprio volere o per noi costretto abbia cangiato religione, né di Gotto sottoposto a gastigo comunque per essere passato a quella fede. Tributammo in cambio onori sommi ai romani templi, nessuno avendo fatto unquemai violenza a quanti vi riposero lor salvezza. Eglino finalmente esercitarono tutte le magistrature, né ebbervi mai a compagno uom de’Gotti; e se havvi chi possa incolpare il dir nostro di menzogna prenda qui apertamente a confutarlo. Sotto i Gotti di più non s’interdisse giammai agli Italiani di ricevere ogni anno il consolato dall’imperatore d’Oriente. In onta di tutto ciò voi che non sapeste liberare l’Italia mentre ponevasi a ferro e fuoco da genti dispietate sotto la condotta di Odoacre, il quale malmenolla non meno che per due lustri; voi, ripetiamo, cercate ora disturbarne i legittimi padroni. Uscitene adunque con ogni vostra suppellettile e con tutta la preda.
 
BELISARIO: Voi prometteste modestia e concisione nel ragionamento, ma siete stati prolissi, e quasi aggiugnerei vanagloriosi. Zenone Augusto in conto veruno commise a Teuderico di guerreggiare Odoacre per lasciarlo quindi signore del regno d’Italia, colla quale determinazione che mai fatto avrebbe se non se passare quelle provincie da uno ad altro tiranno? ma per renderle nuovamente libere e suddite del suo augusto dominio. Il Gotto poi avuta propizia la sorte nell’affidatagli impresa contro il ribelle, a mostrossi quindi più che mediocremente ingrato non restituendo l’Italia cui si competeva. Ora, per dirla come la sento, v’ha l’eguai misura di scelleraggine tanto nel rifiutarsi a restituire di buon grado al vicino i possedimenti suoi, quanto nel rapirglieli di forza. Guardimi il Cielo del resto dal consegnare a chicchessia le terre d’imperiale diritto: che se bramate altra concessione, potete qui proporla.