Giovanni Antonio Medrano: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 27:
Nel [[1731]] arrivò in [[Italia]] insieme al figlio di Filippo V, [[Carlo III di Spagna|Carlo]], duca di [[Parma]] e [[Piacenza]], con il grado di tenente e in qualità di ingengere ordinario. Il compito del Medrano fu quello di seguire l'infante di Spagna nelle discipline tecnico-scientifiche previste dalla formazione reale. Con l'incoronazione di Carlo come Re del [[Regno di Napoli]] e di [[Regno di Sicilia|Sicilia]], il Nostro fu investito di incarichi di prestigio perché per il nuovo monarca fu necessario l'istituzione di un capillare strumento di controllo sul sistema dei lavori pubblici. Fu promosso prima come brigadiere e successivamente come ingengere maggiore del Regno, il periodo che va dall'insediamento dei [[Borbone di Spagna|Borbone]] nel Regno fino alla [[Guerra di successione polacca]] ebbe incarichi di pregio: l'ampliamento del [[Palazzo Reale di Napoli|Palazzo vicereale]] nel [[1734]]; progetti per il [[Museo archeologico nazionale di Napoli|Palazzo degli Studi]] nel [[1735]]; nel [[1737]] fu il momento del [[Teatro San Carlo]], il primo teatro d'opera in [[Italia]] ed edificato in soli otto mesi, che venne distrutto da un incendio nel [[1816]] e ricostruito in soli sei mesi; nel [[1738]] presentò un progetto per il [[Palazzo Reale di Portici]].
Ebbe anche incarichi di rilievo fuori dai confini della capitale del Regno, nel [[1734]] fece il progetto per l'obelisco commemorativo di [[Bitonto]] e sul [[Volturno]], nei pressi del Sito Reale di [[Venafro]], ebbe l'incarico di progettare un ponte che venne distrutto da una piena e ricostruito nel [[1750]]. Nel [[1738]] fu associato con [[Angelo Carasale]] e [[Antonio Canevari]] alla realizzazione del [[Museo di Capodimonte|Palazzo di Capodimonte]], al Nostro si deve l'adozione dello schema planimetrico a tre corti comunicanti, la soluzione bicromatica dei prospetti e l'intervento di consolidamento delle cave di tufo sottostanti. Nel [[1740]] gli furono affidati i cantieri della banchina del [[porto di Napoli]] e progettò la [[Palazzo della Cavallerizza a Chiaia|
Nel [[1741]] fu accusato, insieme a Carasale, di frode sul fisco nella conduzione dei lavori a Capodimonte. Contemporaneamente i rapporti con la famiglia reale iniziarono ad affievolirsi progressivamente con la perdita del controllo dei cantieri affidategli. Dopo diciotto mesi di carcere, con pena scontata presso il presidio di [[Peñon]], fu destituito dagli incarichi principali e degradato. Ottenne la grazia con la rispettiva riduzione della pena e rientrò in Italia nel [[1746]], ma la sua figura professionale fu duramente attaccata da feroci critiche da parte degli ingegneri napoletani dell'epoca. Con queste pesanti critiche fu emarginato dagli incarichi pubblici e dal [[1749]] al [[1754]] fu ingegnere dell'[[Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini (Napoli)|Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini]] e nel [[1752]] restaurò le proprietà di Giuseppe De Maio Durazzo. Dopo queste ultime esperienze non fu più attivo come professionista e morì con probabilità nel [[1760]].
|