Onesimo (discepolo di Paolo): differenze tra le versioni

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|Epoca =
|Nazionalità = greco antico
|FineIncipit = schiavo di [[Filemone (Nuovo Testamento)|Filemone]] di Colossi, fuggitivo a [[Roma]], conobbe e servì [[Paolo di Tarso|san Paolo]], dal quale fu rinviato a Filemone con una lettera e con la preghiera di affrancarlo; è venerato dalla [[Chiesa cattolica]] e dalla [[Chiesa ortodossa]] come [[santo]]
}}
 
==Biografia==
Era uno schiavo di Appia e di Filemone, personaggio influente della città di [[Colossi]], in [[Frigia]], che era stato convertito al cristianesimo dallo stesso [[Paolo di Tarso]] e che accoglieva nella sua casa la comunità cristiana della città. Onesimo fuggì a Roma per sfuggire alla punizione per un furto che aveva commesso, lì conobbe Paolo che si trovava in carcere in attesa di essere giudicato dall'imperatore. Si convertì al cristianesimo, si fece battezzare e si mise al suo servizio. Paolo che conosceva bene il suo padrone, Filemone, e la sua fervente fede cristiana , pur volendo tenere con sé Onesimo, che ormai amava come un figlio, rispettò le leggi romane in materia di [[schiavismo|schiavitù]] e decise di rimandarlo al legittimo padrone, con una lettera, scritta tra il [[54]] e il [[63]], la {{passo biblico2|Fm||Lettera a Filemone|si}}, in cui chiedeva a Filemone di tornare ad accogliere Onesimo non più come uno schiavo, ma come un fratello.
 
[[Immagine:Fragmento filemon.jpg|thumb|left|Lettera a Filemone, frammento]]
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{{quote|Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore. Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo!|{{passo biblico2|Fm|8-13|''Lettera a Filemone''|si}}}}
 
Paolo nella lettera discute un caso singolo e non affronta il tema della [[schiavismo|schiavitù]] in quanto tale, anche se il suo atteggiamento si pone chiaramente oltresu ladi un piano ulteriore a quello della mentalità schiavistica del tempo<ref>[[Gerd Theissen]], Il Nuovo Testamento, Carocci, 2003.</ref> perché essa risulta palesemente in contrasto con la legge della [[carità]] cristiana. Per Paolo il padrone e lo schiavo, anche se conservano le relazioni sociali di prima, diventando cristiani devono ormai vivere come due fratelli al servizio dello stesso [[Dio|Signore]]. Ecco come Paolo scrive ancora:
{{quote|Forse per questo è stato separato da te per un momento, perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto di più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!|{{passo biblico2|Fm|15-19|''Lettera a Filemone''|si}}}}
 
Onesimo tornò quindi da Filemone {{cn|dal quale fu accolto benissimo e fu affrancato}}. Venne poi rimandato nuovamente a Paolo per aiutarlo, tanto che Paolo se ne servirà per inviare la sua ''[[letteraLettera ai Colossesi]]'', nella quale è citato come latore:
{{quote|Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà [[Tichico]], il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. Con lui verrà anche Onesimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno di tutte le cose di qui.|{{passo biblico2|Col|4,7-9|''Lettera ai Colossesi''|si}}}}
Dopo aver contribuito alla diffusione del cristianesimo in [[Asia Minore]], {{cn|Onesimo morì attorno al [[90]].}}
 
==Culto==