Franco Venturi: differenze tra le versioni
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Consegnato alle autorità italiane nel marzo del [[1941]], fu incarcerato a Torino e poi trasferito ad [[Avigliano]]. Qui rimase fino alla caduta di [[Mussolini]]. Tornato a Torino, fu parte attiva del [[Partito d'Azione]] torinese con [[Giorgio Agosti]], [[Dante Livio Bianco]], i fratelli [[Alessandro Galante Garrone|Alessandro]] e [[Carlo Galante Garrone]], e [[Giorgio Vaccarino]]. Curò la redazione del supplemento piemontese del giornale di partito «[[L'Italia libera]]» e la sua diffusione clandestina nel Piemonte occupato dai tedeschi. Uscirono nove numeri, dedicati agli scioperi delle fabbriche torinesi e alle iniziative dei partigiani. Dal febbraio del [[1944]] furono stampati clandestinamente il mensile [[Voci d'Officina]], dedicato particolarmente alle lotte operaie contro il fascismo, e venti opuscoli, «I quaderni dell'Italia libera», oltre ai «Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà».
Alla fine della guerra diresse il quotidiano torinese
Tornato in Italia, nel [[1951]] ottenne la cattedra di Storia medievale e moderna nell'[[Università di Cagliari]], nel [[1955]] passò all'[[Università di Genova]], per approdare nel [[1958]] alla cattedra di Storia moderna della Facoltà di lettere e filosofia dell'[[Università di Torino]], che tenne fino al [[1984]], divenendo nel [[1989]] professore emerito. Nel [[1959]] aveva assunto la direzione della «[[Rivista storica italiana]]» e nel [[1969]] aveva tenuto a [[Università di Cambridge|Cambridge]] lezioni sull'Illuminismo, base del suo volume ''Utopia e riforma nell’Illuminismo'', edito nel [[1970]].
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