Lingua tartessica: differenze tra le versioni

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Il '''Tartessico''' è una [[Lingue estinte|lingua estinta]] pre-romana, un tempo parlata nella [[Spagna]] meridionale. Verosimilmente non ha parentele con altre lingue, comprese le [[lingue indoeuropee]] o l'[[Ibericolingua iberica|iberico]] ed è perciò considerata una lingua isolata.
 
Il nome "Tartessico" è convenzionale, in quanto non è sicuro che fosse la lingua parlata nell'antico regno di [[Tartesso]].
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==Ipotesi anatolica==
Nelle iscrizioni tartessiche è stata isolata la formula ''bare nabe keenti'', con la variante ''bare nabe keeni'', che potrebbe avere significato funerario, del tipo "in questo luogo giace". Infatti, secondo Stig Wikander, ci sarebbe un equivalente nelle iscrizioni funerarie [[LicioLingua licia|licie]] dove si trova il termine ''sijeni'' che significa "situs est". In questo caso la radice di riferimento è ''*kei-'' "giacere" (cfr. [[Lingua greca|greco]] κειμαι/keimai, [[Lingua sanscrita|sanscrito]] ''śa<sup>w</sup>te''), con suffisso uguale a quello dei verbi [[Lingua nesiana|ittiti]] tipo ''ijannai''. Secondo Wikander l'alternanza fra ''keenti'' e ''keeni'' indicherebbe rispettivamente il plurale e il singolare come nella coniugazione anatolica ''hi''.
Inoltre nel termine ''nabe'' bisognerebbe riconoscere la desinenza indoeuropea ''*-bhi'', che indica il caso [[locativo]].
Altro elemento di presunta affinità anatolica sarebbe una desinenza ''-el'' che indicherebbe il caso [[genitivo]].
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Recentemente, José Antonio Correa ha confermato il valore verbale di ''keeni/keenti'', ma l'incertezza della decifrazione lo fa esitare sugli altri elementi dell'iscrizione. Ad esempio non ritiene sicura la lettura del finale ''-be'' in ''nabe'', per cui scarta il possibile locativo.
 
D'altra parte è riuscito a identificare dei nomi di persona che avrebbero dei corrispondenti nelle lingue indoeuropee della penisola iberica (soprattutto nel [[lingua celtiberica|Celtiberico]]): ''turaaio'' (''Turaius''), ''poti'' (''Boutius''), ''tala'' (''Talaus''), ''tirtos'' (''Trita'' e ''Tritus'').
 
Ha identificato un altro verbo con desinenza ''-nt-'' (''arenti''), come già ''keeni/keenti'', e un possibile locativo plurale in ''-bo'', dall'indoeuropeo ''*-bho'', che si troverebbe nell'espressione ''logabo niirabo'', dove Correa ritiene di intravedere una citazione del dio celtico Lug al plurale (caso già noto in altri contesti linguistici dell'antica Hispania).