Agente di cambio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
replaced: la a → l'a using AWB
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: specificità dei wikilink e modifiche minori
Riga 11:
# Il ruolo dell'agente di cambio è poi anche per sua natura differente da quello del dealer: lo ''stockbroker'' si configura per lo più come un operatore in cui si limitano a confluire domanda ed offerta di strumenti finanziari, ma è di per sé un attore passivo nell'ambito delle contrattazioni in quanto non può eseguire proposte sue sul mercato ma si limita ad eseguire quelle dei clienti. Il dealer invece è visto più come uno "speculatore" in quanto sulla base delle informazioni in suo possesso sfrutta opportunità offertegli dal mercato acquistando titoli quando sono sottovalutati e rivendendoli quando sono a rialzo.
 
L'ordinamento italiano prevede che per entrambe le figure l'attività sia esercitata in veste di società per azioni.
 
Accade spesso comunque che un agente di cambio integri anche la figura del [[dealer]].
Riga 18:
Fino al [[Settecento]] tutti i banchieri e cambiavalute (all'epoca appartenenti ad un'unica [[corporazione]]) erano autorizzati a negoziare i titoli in borsa. All'inizio dell'[[Ottocento]] l'intermediazione finanziaria divenne un'attività riservata ad una categoria distinta dai banchieri e cambiavalute, che, almeno in alcune lingue, mantenne tuttavia ricordo della comune origine nel nome di ''Agenti di Cambio'' (il nome è di origine francese).
===In Francia===
Gli ''Agents de Change'' furono infatti creati nel [[1802]] da [[Napoleone I|Napoleone]] come mediatori alla [[Borsa di [[Parigi]].<br>
Avevano il rango di ''officiers ministériels'' ([[pubblici ufficiali]]), come i notai e gli ''huissiers de justice'' ([[ufficiale giudiziario|ufficiali giudiziari]]).<br>
Erano a numero chiuso, avevano il monopolio delle transazioni di borsa ed erano anche esattori dell'imposta sugli scambi di titoli.<br>
Riga 26:
Anche in Italia la categoria degli agenti di cambio fu introdotta da [[Napoleone I]] e precisamente nel [[1808]] con la fondazione della [[Borsa di Milano]], capitale del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] napoleonico. Gli agenti di cambio erano una categoria particolare di mediatori iscritti ad un albo presso la [[Camera di Commercio]].<br>
Come mediatori, se da un lato avevano l'esclusiva dell'intermediazione in titoli (rappresentata fisicamente dal diritto di accesso alla ''corbeille''), dall'altro avevano il divieto di esercitare l'attività di mediatori in altri campi e soprattutto di esercitare l'attività bancaria o di cambiavalute, nonché di essere procuratori di [[banca|banche]] o [[società per azioni]].
In Italia la norma che organizzò in modo uniforme tutte le borse del Regno e quindi anche il ruolo degli Agenti di Cambio fu la legge 272 del 1913.
 
Con il successivo Regio Decreto Legge 222 del 1925 gli Agenti di Cambio ottenero la qualità di [[pubblici ufficiali]], in quanto redigevano ed autenticavano i fissati bollati, ovvero gli [[atto pubblico|atti pubblici]] di trasferimento delle azioni ed obbligazioni. Venne ribadito il divieto di esercitare in proprio (ovvero quali soci illimitatamente responsabili, amministratori, procuratori od impiegati) l'attività commerciale, industriale o creditizia.
Riga 32:
Con la legge 402 del 1967 furono istituiti gli Ordini degli Agenti di Cambio, sicché questi ultimi ottenerero anche la qualità di [[professionista|professionisti]].
L'accesso alla professione era a numero chiuso, esistevano 130 agenti di cambio, suddivisi nelle dieci borse italiane. Accanto ad essi vi erano i ''Procuratori di Borsa'', che esercitavano la stessa attività, ma sotto la sorveglianza e la garanzia di un Agente di Cambio.
I procuratori erano iscritti in un diverso albo, anch'esso tenuto dall'[[Ordine degli Agenti di Cambio e Procuratori di Borsa]].<br>Anche dopo la qualificazione degli Agenti di Cambio come "professionisti" oltre che "pubblici ufficiali" la giusriprudenza confermò l'assoggettabilità degli stessi al fallimento, già prevista dalla [[legge fallimentare]], benché la stessa legge escluda tuttora dal fallimento i professionisti <ref>È un caso unico nella storia giuridica italiana.</ref>
 
La legge 1 del 1991, che attribuì l'intermediazione mobiliare alle neonate [[società di intermediazione mobiliare]], decretò la fine (sia pure differita) di questa antica categoria professionale. Stabilì, infatti, che non fossero più banditi nuovi concorsi per agenti di cambio, ma che gli agenti in attività avrebbero potuto continuare ad esercitare la professione fino al pensionamento. Furono creati due ruoli: quello "unico" degli agenti in proprio, e quello "speciale" degli agenti che esercitano per conto di una [[società di intermediazione mobiliare|s.i.m.]], di una [[società di gestione del risparmio|s.g.r.]] o di una banca.