Battaglia di Sluis: differenze tra le versioni

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|Comandante1= [[Hugues Quiéret]]<br/>[[Nicolas Béhuchet]]
|Comandante2=[[Edoardo III d'Inghilterra]]
|Effettivi1=circa 200 navi<ref name = sew>{{cita|Seward|pagg. 36-46|seward}}</ref><br/>20.000-35.000 uomini<ref>{{cita|De la Roncière|pag. 438 e segg.|ronc}}</ref><ref name = nicholas>{{cita|Nicholas|pagg. 38-69|nicholas}}</ref>
|Effettivi2=147<ref name = sew/>-oltre 200<ref name = nicholas/> navi<br/>4.000 fanti, 12.000 arcieri<ref name = burne>{{cita|Burne|pag. 52-56|burne}}</ref>
|Perdite1=25.000-30.000<ref name = nicholas/>
|Perdite2=4000-9000<ref name = nicholas/>
|Note = ''Nota'': La quantificazione delle perdite umane sembra quasi certamente sopravvalutata dalle fonti
}}
{{Campagnabox Guerra dei cento anni}}
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Allo scoppio delle ostilità la flotta francese deteneva un netto predominio sulle acque della [[La Manica|Manica]]; basata a [[Rouen]], dove disponeva di un munito arsenale, il ''Clos-des-Galées'', poteva contare su natanti ed equipaggi [[Ducato di Normandia|normanni]], [[Principato di Monaco|monegaschi]], [[Regno di Castiglia e León|castigliani]] e soprattutto [[Repubblica di Genova|genovesi]], in grado di sferrare attacchi alle navi da carico inglesi sulle rotte per le [[Fiandre]] e la [[Guascogna]], e di compiere incursioni lungo le coste meridionali dell'Inghilterra: nel 1338 subirono attacchi [[Portsmouth]], [[Walcheren]], [[Southampton]], [[Guernsey]]. L'anno successivo i vascelli francesi scorrazzarono dalla [[Cornovaglia]] al [[Kent]], mettendo a ferro e fuoco l'[[isola di Wight]] e minacciando lo stesso estuario del [[Tamigi]]; e se i francesi potevano sostenere con aiuti via mare gli alleati scozzesi impegnati nella propria [[Seconda guerra d'indipendenza scozzese|guerra per l'indipendenza]], gli invii di rinforzi sul continente europeo divennero per gli inglesi via via più difficoltosi, così come le comunicazioni e i commerci di lana con le Fiandre.<ref name = sew/><ref name = nicholas/><ref name = cont>{{cita|Contamine|pag. 24|contamine}}</ref>
 
Il 23 marzo 1339 [[Filippo VI di Francia|Filippo VI]] ordinò finalmente la conquista dell'Inghilterra, e nel corso dei mesi seguenti una flotta di circa 200 navi (francesi, castigliane, genovesi) si radunò nella rada di [[Sluis]]<ref>La città di Sluis, l'antica EcluseÉcluse, era all'epoca un porto marittimo dal quale le merci, una volta scaricate dalle navi mercantili e dalle galee, venivano convogliate con imbarcazioni adatte alla navigazione fluviale verso [[Bruges]], centro e piazza mercantile tra le più importanti d'Europa. Questa cittadina è spesso menzionata in alcuni registri di scritture mercantesche risalenti al secolo XV, custoditi presso l'[[Archivio di Stato di Venezia]] e pressoché inediti. In questi registri, Sluis viene indicata con l'appellativo di "Schiuse", ma in altre fonti antiche era denominata anche "Schioze". Nella metà del [[XIV secolo]] la sua rada poteva contenere vaste flotte; in seguito fu riempita di sedimenti dal fiume [[Eede]], oggi scomparso.</ref>, nell'insenatura tra le [[Fiandre Occidentali]] e la [[Zelanda (Paesi Bassi)|Zelanda]]. Mentre non si interrompevano le azioni di disturbo ai commerci e saccheggio delle coste inglesi, i preparativi per l'invasione, intesi a radunare 60.000 uomini, si svolgevano sotto il comando di [[Hugues Quiéret]], ammiraglio del re di [[Francia]], e di [[Nicolas Béhuchet]], un avvocato già tesoriere del sovrano; le [[Galea|galee]] [[mercenario|mercenarie]] genovesi erano guidate da [[Egidio Boccanegra]], fratello del [[Doge (Repubblica di Genova)|doge]] [[Simone Boccanegra|Simone]].<ref name = sew/><ref name = nicholas>{{cita|Nicholas|pag. 38 e segg.}}</ref>
 
[[Edoardo III d'Inghilterra|Edoardo III]] affrettò i tempi per una campagna terrestre al fine di distrarre le forze francesi dal teatro navale, e con un esercito piuttosto raccogliticcio cercò, partendo dalle [[Fiandre]] nel mese di settembre, di attirare Filippo in una battaglia campale; questi non accettò tuttavia lo scontro, probabilmente consigliato ad una tattica attendista dalle notizie circa le difficoltà economiche di Edoardo, che dovette infatti ritornare a [[Gand]] dopo circa un mese di campagna, per poi precipitarsi in Inghilterra (la famiglia rimasta ostaggio dei creditori fiamminghi) in cerca di nuovi finanziamenti.<ref name = sew/>
 
Per la fine di settembre intanto la flotta francese era pronta, e il 2 ottobre prese il mare; una violenta tempesta danneggiò tuttavia molte navi e costrinse le altre a riparare nei porti fiamminghi. Pochi giorni dopo Edoardo comparve davanti alla [[Camera dei comuni (Regno Unito)|Camera dei comuni]] per sollecitare l'intervento del [[Parlamento d'Inghilterra|Parlamento]] a protezione delle coste inglesi; ebbe quindi inizio un processo di riorganizzazione della flotta e delle difese costiere. Al principio del 1340 la federazione dei [[Cinque Ports]] mise a disposizione 21 natanti, e 9 vennero dal Tamigi, mentre dai porti occidentali giunsero 70 navi da oltre 100 [[Ton (unità di misura)|ton]] l'una; il Parlamento provvedeva a parte del finanziamento<ref>Sempre in cerca di fondi, Edoardo comunicò al Parlamento che qualora non si fossero reperite nuove entrate non gli sarebbe rimasto altro che tornare nelle Fiandre ed affrontare il carcere per debiti; non senza un certo nervosismo il Parlamento acconsentì ad istituire per due anni una tassazione straordinaria di un nono su tutte le proprietà, in cambio dell'abolizione di certe imposte e della promessa di una serie di riforme. Cfr. {{cita|Seward|pag. 41-42|seward}}.</ref>. Comandanti della flotta furono nominati il [[Richard FitzAlan, X conte di Arundel|conte di Arundel]] e il [[William de Clinton, I conte di Huntingdon|conte di Huntingdon]].<ref name = nicholas/>
 
Poco dopo l'inizio della guerra Edoardo si trovava quindi già sulla difensiva, costretto a richiedere nuove risorse al Parlamento, ed insieme a fronteggiare una minaccia d'invasione sul suo stesso regno; accadde quindi che tentasse il tutto per tutto attaccando la flotta francese prima che l'invasione fosse inevitabile. Edoardo sbarcò alla foce dell'[[Orwell (fiume)|Orwell]] dalle Fiandre (dove era andato a riscattare la famiglia) il 21 febbraio. Immediatamente prese il via l'allestimento di una grande flotta, e venne ordinato che ogni nave di oltre venti ton, adeguatamente armata ed equipaggiata, fosse inviata a [[Sandwich (Kent)|Sandwich]], che con Southampton costituiva uno dei punti di concentramento. Edoardo giunse a [[Ipswich]] nei primi giorni di giugno: in quel momento stazionava nelle acque dell'Orwell una quarantina di navi; attorno al giorno 10 l'[[arcivescovo di Canterbury]] lo informò della presenza di una grande flotta francese a Sluis, pronta a rigettarlo in mare. Nonostante il parere contrario dell'Arcivescovo e di Robert de Morley, suo ammiraglio, Edoardo decise ugualmente la traversata e intensificò i preparativi: in dieci giorni altre navi giunsero da tutti i porti del Paese, e il 22 la flotta prese il largo.<ref name = nicholas/>
 
== La battaglia ==
Il giorno 23 giugno verso mezzogiorno, dopo aver raccolto altre navi della flotta del Nord comandata da de Morlay, Edoardo giunse in prossimità di [[Blankenberg]], a circa dieci miglia ad ovest della baia di Sluis. Tre cavalieri sbarcarono in esplorazione, riuscendo a discernere l'entità della flotta nemica e la sua disposizione, distinguendo anche la presenza di 19 [[Nave d'alto bordo|navi d'alto bordo]].<ref name = ronc>{{cita|De la Roncière|pag. 444 e segg.-457|ronc}}</ref> La marea non era però più favorevole per un attacco, quindi gli inglesi rimasero in attesa:<ref>Si inserisce qui l'origine di un episodio controverso della battaglia: secondo alcune fonti, cui la parte francese conferisce maggiore importanza (cfr. {{cita|De la Roncière|pag. 452|ronc}} e {{cita|Nicholas|pagg. 38-69|nicholas}}), gli inglesi avrebbero durante la notte inviato emissari, tra cui il vescovo di Lincoln, a invocare l'aiuto dei fiamminghi abitanti nei dintorni, i quali in numero di ottomila su sessanta navi avrebbero durante la notte successiva dato man forte contro gli odiati francesi; non è chiaro, se ci fu, il ruolo giocato dalle popolazioni circostanti, o se si sia trattato di una manovra di aggiramento messa in atto dalla flotta inglese.</ref> la sera, o durante la notte, i francesi si avvicinarono a terra portandosi verso la bocca del fiume, e l'alba vide le due flotte piuttosto vicine, ma la marea impedì agli inglesi di attaccare fino a mezzogiorno. Con una disposizione simile a quella successivamente impiegata in ambito terrestre, Edoardo mise all'avanguardia grandi navi cariche di arcieri alternate ad altre che portavano [[fanteria]], mentre un corpo di riserva era costituito da vascelli più piccoli difesi solo da arcieri. Le navi inglesi erano disposte su due linee ed è presumibile che la prima abbia attaccato frontalmente, la seconda abbia invece intrapreso una manovra di aggiramento ai fianchi.<ref name = nicholas/>
 
I francesi erano sulla difensiva: Quiéret e Béhuchet avevano schierato le loro forze su tre o quattro linee, con le navi legate l'un l'altra tramite corde e catene (le battaglie navali all'epoca erano a tutti gli effetti scontri campali su incerte posizioni galleggianti); all'avanguardia stavano tra le altre quattro grandi navi, di cui la maggiore (la ''Christopher'', già nave ammiraglia inglese, catturata l'anno prima in un porto fiammingo) era difesa da [[balestrieri genovesi]]. Invano, e sino all'ultimo momento, Boccanegra tentò di far comprendere ai colleghi francesi il rischio di subire un attacco entro una baia, perdendo il vantaggio dato dalla manovrabilità delle galee, di cui gli inglesi erano sprovvisti. All'alba gli inglesi si portarono al largo, con una manovra che destò nello schieramento avversario la parvenza di una ritirata, ma solo per prendere meglio il vento e la marea ed avere il sole alle spalle. Poco dopo invertirono la rotta e verso le 12 la battaglia ebbe inizio, con la ''Christopher'' che venne attaccata per prima.<ref name = sew/><ref name = nicholas/>
 
La battaglia fu una lunga successione di [[Combattimento corpo a corpo|corpo a corpo]] per abbordare o respingere abbordaggi, durata un giorno e una notte; ma la sconfitta francese iniziò, dopo otto ore di combattimenti, con la cattura delle grandi navi dell'avanguardia, che gettò nello sconforto la gran parte degli equipaggi. LeMentre solo alcune unità ancora resistevano, le galee genovesi riuscirono col favore della notte a guadagnare il mare aperto, insieme ad alcunealcuni unitàvascelli leggereleggeri francesi, conseguendo anche una vittoria simbolica con la cattura della nave che portava il guardaroba di Edoardo.<ref name = nicholas/>
 
LaLo battagliascontro si concluse con la quasi totale distruzione della flotta francese. Quiéret fu ucciso (o catturato, secondo altre fonti), mentre Béhuchet si dice sia stato impiccato al [[pennone]] della nave ammiraglia inglese, la ''Thomas'', per ordine di re Edoardo come vendetta per le atrocità commesse lungo le coste inglesi<ref>Poco plausibile l'episodio, che alcune fonti riportano, del ferimento di Edoardo III durante un tentativo di abbordaggio alla sua ''Thomas'' da parte dello stesso Béhuchet (cf. {{cita|Nicholas|pagg. 38-69|nicholas}}).</ref>. Nessun cronista inglese riporta le perdite della propria parte, ma le presenta come relativamente lievi; un autore fiammingo<ref>Jacques de Meyer, ''Commentarii sive annales rerum Flandricarum: libri septendecim'', Anversa 1611</ref> riporta per i caduti inglesi il numero di quattromila, un altro<ref>Pierre D'Oudegherst, ''Les chroniques et annales de Flandres'', Anversa 1621</ref> di novemila. Per i francesi è tramandata dalle fonti la perdita di 25.000-30.000 uomini; se tuttavia il numero delle navi francesi perdute o catturate poteva essere stabilito con una certa sicurezza, e quindi la cifra che fornisce lo stesso Edoardo nei suoi dispacci, 190, appare affidabile, lo stesso non può dirsi riguardo alla quantificazione delle perdite umane, che sono quaiquasi sicuramente sopravvalutate.<ref name = nicholas/><ref name = burne/>
 
Dopo la battaglia Edoardo rimase sul posto con la sua nave per alcuni giorni, in un gesto tipicamente cavalleresco di possesso del campo di battaglia quale elemento indiscutibile di incontestabile vittoria. Grandi furono i festeggiamenti, secondo [[Jean Froissart|Froissart]], e tale lo strepito di tamburi, trombe, corni ed altri strumenti che «un tuono non avrebbe sentito il richiamo di Dio». Dopo sbarcati, Edoardo e il suo seguito si diressero verso Gand, dove ad attenderlo trovò la regina con il neonato [[Giovanni di Gand]]; solo il giorno 28 fu inviato in patria un messaggio ufficiale, sebbene già il giorno dopo la battaglia fossero giunte voci della grande vittoria.<ref name = nicholas/>
 
== Conseguenze ==
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== Note ==
<{{references/>|2}}
 
== Bibliografia ==
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* {{cita libro | cognome= Contamine| nome= Philippe |wkautore = Philippe Contamine| titolo= La guerra dei cent'anni| editore= Il Mulino| città= Bologna| anno= 2007|ISBN = ISBN 978-88-15-12041-0|cid= contamine}}
* {{cita libro | cognome= Harris Nicolas| nome= Nicholas| titolo= A history of the Royal navy, from the earliest times to the wars of the French revolution| editore= Richard Bentley| città= Londra| anno= 1847| url = http://archive.org/stream/ahistoryroyalna01nicogoog |volume = 2| cid = nicholas}}
* {{cita libro | cognome= Roncière| nome= Charles de la| titolo= Histoire de la marine française| editore= E. Plon| città= Parigi| anno= 1899| url = http://archive.org/stream/histoiredelamari01larouoft| volume = 1| cid = ronciereronc}}
* {{cita libro | cognome= Seward| nome= Desmond| titolo= The Hundred Years War| editore= Robinson| città= Londra| anno= 2003| ISBN = ISBN 978-1-84119-678-7|cid = seward}}