Giovanni Dupré: differenze tra le versioni

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Anche Giovanni si formò come intagliatore, nella bottega di [[Paolo Sani]], sita in piazza San Biagio. In seguito si trasferì a Firenze, dove frequentò l'Accademia di Belle Arti. L'opera che gli diede fama sin da giovane fu un ''Abele morente'' (marmo, [[1842]]), modellata quando aveva appena venticinque anni. Dopo essersi procurato il materiale necessario e aver affittato un piccolo studio di fronte alla [[Chiesa dei Santi Simone e Giuda (Firenze)|chiesa dei Santi Simone e Giuda]], individuò al corso di nudo dell'Accademia colui che doveva servirgli da modello: [[Antonio Petrai]] detto il Brina.
 
La lavorazione occupò gran parte del 1842 e i due rischiarono addirittura di morire per un incendio causato dalla stufa che Duprè si era procurato. L'intenzione era quella di completare l'opera per l'Esposizione del settembre 1842del medesimo anno: l'obiettivo fu raggiunto grazie all'aiuto economico fornito da insigni artisti quali [[Pietro Benvenuti]], [[Aristodemo Costoli]], [[Giuseppe Sabatelli]] ed [[Emilio Santarelli]].<ref>G. Dupré, Pensieri sull'arte e ricordi autobiografici, in E. Ghidetti (a cura di), ''Toscani dell'Ottocento. Narratori e prosatori'', Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 186-188</ref>
 
L'<nowiki></nowiki>''Abele'' riscosse un grande successo di pubblico e fu lodato da [[Lorenzo Bartolini]] e [[Luigi Pampaloni]], ma altri lo criticarono aspramente, affermando che Duprè aveva fatto un calco dal vero, anziché modellare la statua. Si arrivò persino a spogliare il Petrai per dimostrarlo, ma l'azione rese invece evidente che le dimensioni del modello non coincidevano affatto con quelle del marmo. L'opera fu acquistata dalla zar di Russia e ora si trova all'[[Ermitage]] (una copia in bronzo è alla [[Galleria d'arte moderna di Firenze]]).