Passato prossimo: differenze tra le versioni

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* Se l'ausiliare è ''avere'', e se il [[complemento oggetto]] precede la forma coniugata di ''avere'' sotto forma di pronome, il participio va accordato per genere e numero all'oggetto: ''La mela? L'ho mangiat'''a'''! I ragazzi? Non li ho vist'''i'''. Quelle castagne? Non mi piacciono, ne ho mangiat'''e''' solo due''. In questi casi, l'accordo con il complemento oggetto è obbligatorio solo con i pronomi ''la, le, li, ne''; nel caso di ''mi, ti, ci, vi'' e con il [[pronome relativo]] ''che'' l'accordo è invece facoltativo.<ref>I casi variabili sono elencati anche dai forum della [http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3946&ctg_id=93 Crusca]. Si avrà dunque: ''Amici, non vi ho mai tradito/i; mi hai visto/a in chiesa con l'abito bianco? Ci hai dimenticato/i/e? Prima di spedirle, Giovanni lesse e rilesse le cartoline che aveva scritto/e.'' In genere, in questi casi è più frequente la versione senza accordo. Soprattutto l'accordo al pronome relativo è raro e relegato ai testi letterari. Inoltre, contrariamente alle regole dell'italiano standard moderno, si ritrova in testi vecchi perfino l'accordo con l'oggetto quando esso è posposto al verbo:'' E la gente cosa farà? - domandò ancora colui che aveva '''fatta''' l'altra domanda'' ([[Alessandro Manzoni]], ''[[I promessi sposi]]'', Capitolo XVI).</ref>
 
Soprattutto nella coniugazione in -''ere'', le forme del [[participio]] passato possono essere irregolari. Si rimanda, per gli altri casi, alla voce sui [[verbi irregolari italiani]] o all'uso dei coniugatori automatici; [http://www.italian-verbs.com/verbi-italiani.htm].
 
In Italia del Sud, soprattutto in passato, si tendeva a sovrautilizzare il verbo ''avere'' (''io ho andato'').