Unità di terapia intensiva cardiologica: differenze tra le versioni
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I pazienti sono sottoposti ad un monitoraggio continuo del [[ritmo cardiaco]] e pressorio e, in caso di necessità, sostenuti con la [[ventilazione artificiale]] assistita (modalità respiratoria dei [[polmoni]] eseguita meccanicamente attraverso opportune macchine, per aiutare lo scambio tra [[ossigeno]] ed [[anidride carbonica]] nel [[sangue]] e per tenere a riposo la [[muscolatura]] respiratoria), con l'assistenza cardiovascolare meccanica “[[contropulsatore aortico]]” (è una tecnica di assistenza meccanica cardiocircolatoria e consiste nel posizionamento di un palloncino in [[aorta toracica]] discendente, il quale si gonfia ritmicamente in [[diastole]] e si sgonfia in [[sistole]], determinando una riduzione del post-carico ventricolare ed un incremento della perfusione coronarica), con la CVVH emofiltrazione venosa continua (vale a dire di depurazione ([[dialisi]]) artificiale del sangue dalle sostanze tossiche che, a causa di qualche patologia, non sono più eliminate normalmente attraverso l'attività dei [[reni]], è particolarmente usata per i pazienti che presentano [[insufficienza renale cronica]], [[diabete]] o instabilità della [[pressione sanguigna]]). Il ricovero è effettuato in regime d'urgenza/emergenza e dura il tempo necessario alla stabilizzazione del quadro acuto, dopodiché, solitamente i pazienti vengono trasferiti, a seconda delle necessità, nel reparto di [[cardiologia]], [[cardiochirurgia]] o in altri reparti.
Le prime UTIC sono nate nel 1961 a [[Kansas City]] (Dr. Hugh Day), [[Sydney]] e [[Philadelphia]], per poi espandersi in tutto il mondo migliorando l’assistenza e le cure mediche negli anni.
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