San Giuseppe (Napoli): differenze tra le versioni

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== Monumenti e luoghi di interesse ==
Il punto nevralgico del quartiere è piazza Dante, caratterizzata dall’emiciclo del Foro Carolino, progettato da [[Luigi Vanvitelli]] in onore di [[Carlo III]], che ingloba sulla sinistra la [[Port’Alba]]. Sulla piazza affacciano [[Palazzo Ruffo di Bagnara]], la chiesa e il convento di Santa Maria di Caravaggio, San Domenico Soriano. Superata la chiesa di San Michele Arcangelo, si piega verso la zona collinare, salendo per via Tarsia fino al palazzo Spinelli di Tarsia. Sulla strada si incontrano Palazzo Lattuada e il Teatro Bracco e scendendo la chiesa di Sant’Antonio a Tarsia.
 
Nella Pignasecca si trova Santa Maria di Materdomini, della fine del [[XVI secolo|‘500]], e la Trinità dei Pellegrini, maestosa opera vanvitelliana, il cui scalone è oggi all’interno del cortile dell’ospedale (si accede da una porta laterale). Ritornando a via Toledo, si incontrano a sinistra la chiesa dello Spirito Santo e, ad angolo, il palazzo Doria D’Angri, opera di Carlo Vanvitelli.
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Più avanti, sulla sinistra, palazzo Maddaloni, ampliato da Cosimo Fanzago. Proseguendo per via Toledo, si incontrano Santa Maria delle Grazie, palazzo Tappia, palazzo Lieto; con una piccola deviazione all'interno del rione si trova la chiesa ortodossa di San Pietro e Paolo. Ancora, il palazzo del Banco di Napoli e palazzo Zevallos.
 
La parte meridionale del quartiere è il frutto della riorganizzazione urbana compiuta (in parte) dal [[fascismo]] nel tessuto storico di Napoli, in un’area che si era compiutamente configurata tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVI secolo]]. Negli [[Anni 1930|anni‘30anni trenta]] quel tessuto fu riattato con opere di grande pregio formale, fra cui il palazzo delle Poste, opera di Vaccaro e Franzi che occupa in parte l’area del convento degli Olivetani. Il grande chiostro, divenuto una sorta di piazza chiusa, ne separa la facciata curva dall’edificio dell’INA, altro episodio razionalista. Fiancheggiando piazza Carità, si incontrano la Caserma Pastrengo e la chiesa di Monteoliveto, detta di Sant’Anna dei Lombardi, anch’essi parte del poderoso complesso monastico.
 
Piazza Monteoliveto, definita da una fontana sormontata dalla statua di Carlo II, è collegata con piazza del Gesù dalla Calata Trinità Maggiore, ricca di pregevoli edifici (sulla sinistra, palazzo Pignatelli restaurato da Ferdinando Sanfelice; all'angolo il rinascimentale palazzo Gravina (Facoltà di Architettura).