Enzo Bonagura: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Enzo Bonagura nacque a San Giuseppe Vesuviano, in [[provincia di Napoli]], il 19 aprile 1900. Frequentò [[scuola|scuole]] a [[Nocera Inferiore]], a [[Sarno]] e a [[Napoli]] e, nonostante ebbe una carriera scolastica precaria e disordinata, decise di iscriversi all'[[università]], alla facoltà di Farmacia, ma nel [[1919]] fu chiamato al [[servizio militare]] e abbandonò gli studi. Quando venne congedato, grazie alle sue innate doti di [[retorica|oratore]] e [[scrittore]], divenne [[leader di partito|segretario politico]] del [[Partito Nazionale Fascista|partito fascista]].
La sua militanza cessò nel [[1924]], dopo il [[Giacomo Matteotti|delitto Matteotti]], per poi riprendere, con la stessa carica, dal [[1929]] al [[1936]]. Già dagli [[anni 1920|anni venti]] aveva cominciato a dedicarsi alla [[poesia]], componendo le sue prime [[canzone (musica)|canzoni]], in [[lingua italiana]]: ''L'amante mia'' ([[1921]]), ''Salotto'' (1921) e ''Via-vai'' ([[1923]]). Entrò nei maggiori [[salotto letterario|salotti culturali]], non solo di Napoli, ma anche di [[Venezia]], e conobbe personaggi di altissimo livello, come [[Filippo Tommaso Marinetti]], [[Roberto Bracco]], [[Gino Doria]] e [[Giuseppe Toffanin]]. Nel 1936 ottenne successo con i [[verso|versi]] di ''Sartina'', i quali furono molto apprezzati dalla [[Editrice Napoletana]], che affidò il brano di Bonagura al grande [[Gennaro Pasquariello]].
Negli [[anni 1930|anni trenta]] Bonagura compose alcuni dei suoi capolavori: ''Brava gente'' ([[1934]]), ''Roselline'' ([[1935]], scritta con [[Giuseppe Anepeta]]) e ''Vecchia ringhiera'' (1936). Poco più tardi il poeta sposò Carmelita Barontini, originaria di [[Macerata]]. In quella [[città]] visse per un certo tempo con la moglie, che gli diede tre [[figlio|figli]]: Stefano (tragicamente scomparso), Luca e Maria Cristina. Nonostante il dramma derivato dalla scomparsa del figlio, Bonagura continuò a scrivere e a [[musica]]re, ottenendo un grandissimo successo soprattutto con ''Acquarello napoletano'' ([[1947]], scritta insieme al maestro [[Lino Benedetto|Benedetto]]) e ''Scalinatella'' ([[1948]]). Nel [[1954]] compose, con [[Renato Carosone]], la celeberrima ''[[Maruzzella (brano musicale)|Maruzzella]]'', la canzone che lo consacrò alla storia della [[canzone napoletana|musica napoletana]]. Nel [[1957]] scrisse invece ''Il pericolo numero uno'', interpretata da [[Claudio Villa]] al [[Festival di Sanremo 1957|settimo Festival di Sanremo]].
Il suo ultimo grande successo fu ''Cerasella'' ([[1959]]), scritta con [[Dampa]] ed [[Eros Sciorilli|Sciorilli]].
Nel [[1975]] fu colpito da una [[trombosi]] che gli paralizzò il [[braccio (anatomia)|braccio]] e la [[gamba (anatomia)|gamba]]
▲Nel [[1975]] fu colpito da una [[trombosi]] che gli paralizzò il [[braccio (anatomia)|braccio]] e la [[gamba (anatomia)|gamba]] sinistra ed in seguito all'aggravarsi di una [[bronchite cronica]], si spense in una [[clinica]] di [[Nepi]] ([[Provincia di Viterbo|Viterbo]]) il 17 marzo 1980, un [[mese]] prima di compiere 80 anni.
{{Canzone napoletana}}
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