Decimo Giunio Giovenale: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Le notizie sulla sua vita sono poche e incerte, ricavabili dai rari cenni autobiografici presenti nelle sue sedici ''[[satire (Giovenale)|Satire]]'' scritte in [[esametro|esametri]] giunte fino ad oggi e da alcuni epigrammi a lui dedicati dall'amico [[Marco Valerio Marziale|Marziale]].
 
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Visse soprattutto all'ombra di uomini potenti, nella scomoda posizione di ''[[Clientelismo#Il cliens romano|cliens]]'', privo di libertà politica e di autonomia economica: è probabilmente questa la causa del pessimismo che pervade le sue satire e dell'eterno rimpianto dei tempi antichi. Scrisse fino all'avvento dell'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] e non si sa con certezza la data della sua morte, sicuramente posteriore al [[127]], ultimo termine cronologico ricavabile dai suoi componimenti.
 
=== Ideologia e pensiero ===
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (69 - 117)}}
 
Giovenale considerò la letteratura [[mitologia|mitologica]] ridicola in quanto troppo lontana dal clima morale corrotto in cui viveva la società romana del suo tempo: egli considerò la satira indignata non soltanto la sua musa, ma anche l'unica forma letteraria in grado di denunciare al meglio l'abiezione dell'umanità a lui contemporanea.
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Negli ultimi anni della sua vita il poeta rinunciò espressamente alla violenta ripulsa dell'indignazione ed assunse un atteggiamento più distaccato, mirante all'[[apatia (filosofia)|apatia]], all'indifferenza, forse allo [[stoicismo]], riavvicinandosi a quella tradizione satirica da cui in giovane età si era drasticamente allontanato. Le riflessioni e le osservazioni, un tempo dirette ed esplicite, divennero generali e più astratte, oltreché più pacate. Ma la natura precedente del poeta non andò distrutta completamente e tra le righe, magari dopo interpretazioni più complesse, si può ancora leggere la rabbia di sempre. Si parla di un "Giovenale [[Democrito|democriteo]]", per designare il Giovenale degli ultimi anni, lontano dall'''indignatio'' iniziale.
 
==== Misoginia ====
 
Bersaglio privilegiato delle satire di Giovenale sono le [[donne]], in special modo quelle emancipate e libere tra le matrone romane, che per il loro disinvolto muoversi nella vita sociale personificano agli occhi del poeta lo scempio stesso del pudore.
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Significativa questa frase pronunciata da una matrona come riassuntiva di quanto esposto: "O demens, ita servus homo est?" ("Oh stupido, così uno schiavo sarebbe un essere umano?")(satira VI,222).
 
==== Omofobia ====
 
Altro comune bersaglio di Giovenale fu l'[[omosessualità]], che si traduce per lui e per il mondo cui appartiene in una fatidica bolla d'infamia (si veda a questo proposito la ''[[Lex Scantinia]]''). Giovenale conosce e distingue due diversi tipi di "omosessuale":
* quello che per natura proprio non può dissimulare la sua condizione (quindi perdonato e tollerato, poiché è il suo destino e non certo una colpa);
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== Collegamenti esterni ==
 
* {{en}} [http://www.thelatinlibrary.com/juvenal.html Testo latino delle ''D. Iuni Iuvenalis Saturae''] da ''[[The Latin Library]]''
* [http://www.comune.aquino.fr.it/site/it-IT/I_Personaggi/D._Giunio_Giovenale/ Approfondimento sul sito della città natale di Giovenale]