La bufera e altro: differenze tra le versioni

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'''''La bufera e altro''''' è una raccolta di poesie scritta da [[Eugenio Montale]] e pubblicata nel [[1956]]. Essa deriva il proprio titolo dalle aggiunte successive alla prima e più importante sezione, intitolata ''Finisterre'' e pubblicata già nel [[1943]] a [[Lugano]].
A questa andarono via via aggiungendosi altri componimenti, e nella sua edizione definitiva l'opera risulta divisa in sette sezioni: Finisterre, Dopo, Intermezzo, "Flashes" e dediche, Silvae, Madrigali privati, e Conclusioni Provvisorie formata da sole due poesie, quali ''Piccolo testamento'' e ''Il sogno del prigioniero'', datate rispettivamente [[12 maggio]] [[1953]] e dell'[[ottobre]] [[1954]]. La novità è l'irruzione della politica in un mondo poetico che se ne era del tutto allontanato (come parte della cultura letteraria italiana, nel periodo fascista). Composte nel clima di profondo sconvolgimento legato alla [[seconda guerra mondiale]], da un Montale estremamente pessimista e poco fiducioso nei confronti della storia, le liriche di questa raccolta vedono come grande protagonista nuovamente la figura femminile, rilettura della donna "angelicata e angelicante" di reminiscenza [[Dante Alighieri|dantesca]] e più in generale, della poetica [[stilnovismo|stilnovista]]. In molte occasioni egli si rivolge, in una serie di drammatici dialoghi con l'assente, all'ebrea americana [[Irma Brandeis]], da lui indicata con lo [[pseudonimo]] di [[Clizia (ninfa)|Clizia]] ([[senhal]] forse ispirato dalla ninfa di cui narra [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] nelle sue ''Metamorfosi'') e che in molte poesie incarna la figura salvifica della "donna angelo", del "visiting angel".
 
Al tono colloquiale e narrativo delle prime raccolte (si ricordi l'"ascoltami" della lirica ''[[I limoni]]'' nella raccolta ''[[Ossi di seppia]]'', espressione dal tono discorsivo, intimo e sommesso) subentra una sintassi molto più complessa, di pari passo con il complicarsi della fitta rete di relazioni tra le cose.