Arnaldo da Limena: differenze tra le versioni

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=== Abate di Santa Giustina ===
Appena due anni dopo, nel [[1209]], il Limenianida Limena fu nominato abate in seguito alla rinuncia del predecessore Stefano che intendeva ritirarsi in [[eremitaggio]]. Si ritrovò quindi, molto giovane, alla guida del più importante monastero padovano, in un periodo cruciale sia dal punto di vista religioso che politico.
 
Nei primi tempi si dedicò alla gestione del patrimonio fondiario e alla riaffermazione dei diritti di Santa Giustina nei confronti delle altre istituzioni ecclesiastiche. Già poco tempo dopo il suo insediamento, chiese alle autorità cittadine di autenticare un [[placito]] del [[1077]] che concedeva al monastero il [[Prato della Valle]] e le aree limitrofe. Nel [[1210]] mise mano all'espansione e alla razionalizzazione delle vaste proprietà estese nel basso Padovano che avevano come fulcro la [[Curia ducis|curia]] di [[Concadalbero]]; svolse altre operazioni del genere attorno a [[Maserà]] e a [[Mason Vicentino|Mason]], quest'ultima nel Vicentino.
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Particolare attenzione dedicò alla gestione della rete idrica nelle pertinenze dell'abbazia, iniziativa sostenuta anche dalle autorità civili interessate a migliorare la città e il contado. Nel [[1228]] avviò, con il consenso del Consiglio comunale, la sistemazione dei fossati attorno a Santa Giustina, convogliandone le acque sino al canale di [[Porta Liviana|Pontecorvo]]. Intraprese iniziative simili nel [[1233]] in tredici ''[[comuni rurali|ville]]'' del basso Padovano.
 
Sempre all'inizio del suo mandato rivendicò con forza il suo diritto a partecipare alla nomina delle cariche ecclesiastiche di Padova, che stava divenendo monopolio del potente [[capitolo dei canonici|capitolo]] della [[Duomo di Padova|Cattedrale]]. Nel [[1213]], ad esempio, dopo le dimissioni del [[vescovo di Padova|vescovo]] [[Gerardo Offreducci]], i canonici elessero suo successore Gioacchino senza consultare il Limenianida Limena. L'abate si rivolse allora a [[papa Innocenzo III]] che annullò l'elezione; poté così entrare nel collegio elettorale che sancì la nomina del [[prevosto]] di [[Modena]] Giordano. Anche dopo la morte di quest'ultimo il Limenianida Limena si appellò a [[papa Gregorio IX]] per garantire la sua partecipazione alla scelta del nuovo vescovo; alla fine la designazione fu affidata al pontefice stesso che, su indicazione di [[Giordano Forzatè]], collocò sulla cattedra padovana [[Giacomo di Corrado]].
 
Ebbe un ruolo anche nelle vicende politiche legate a fra' [[Giovanni da Vicenza]], chiamato ad arbitrare i conflitti che in quel momento insanguinavano il [[Veneto]]. Il [[5 settembre]] [[1233]], assieme al Forzatè, partecipò a un incontro a [[Vicenza]] in cui rappresentanti della città di [[Conegliano]] e dei [[Caminesi]] protestarono con il domenicano per la sentenza da lui pronunciata qualche giorno prima a [[Paquara]].
 
=== L'arrivo di Ezzelino ===
Nel febbraio del [[1237]] Padova venne occupata dall'esercito di [[Ezzelino III da Romano|Ezzelino da Romano]]. Quest'ultimo svolse subito una spregiudicata epurazione contro la classe dirigente locale e il Limenianida Limena, in coincidenza a poco dopo l'arresto di [[Giordano Forzatè]], fu costretto alla fuga (è attestato per l'ultima volta in città il [[15 giugno]]). Difficile determinarne i successivi spostamenti a causa delle informazioni contrastanti fornite dalle cronache: secondo alcuni passò a [[Monselice]], per altri a [[Ferrara]]; qualcuno accenna a una sua presenza in [[Lombardia]] presso [[Federico II di Svevia]], il quale lo avrebbe riconfermato abate di Santa Giustina.
 
Quest'ultima informazione appare assai probabile: è certo, infatti, che all'inizio del [[1239]] il Limenianida Limena fosse tornato al vertice di Santa Giustina potendo godere per un periodo della protezione dell'imperatore che, nello stesso periodo, soggiornava con la moglie [[Isabella d'Inghilterra]] nel monastero. Negli anni successivi il cenobio divenne centro di un'intensa attività filo-imperiale, ma anche l'unica istituzione in grado di dialogare, se non di opporsi, al potere di Ezzelino.
 
Fu proprio per questo che, il [[13 novembre]] [[1246]], il "Tiranno" fece arrestare il LimenianiArnaldo e suo fratello (forse Olderico): rinchiuso nel carcere di [[Asolo]], vi morì nel [[1255]], a circa settantanni d'età.
 
Inizialmente inumata nella chiesa dei [[Francescani]] di Asolo, la salma venne poi trasferita nell'abbazia di Santa Giustina; oggi riposa in una cappella della Basilica, la seconda a sinistra partendo dal coro. Emblema della lotta antiezzeliniana, venne in seguito [[beato|beatificato]]; la ricorrenza cade il [[14 marzo]], anniversario della traslazione dei suoi resti nell'attuale sepoltura.