Bonaventura Presti: differenze tra le versioni

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Bolognese di nascita e di formazione, dapprima diviene [[falegname]] e opera nel campo della [[falegnameria]] e successivamente [[Ordine religioso|religioso]] ed entra nell'ordine dei [[certosini]]. Trasferitosi a [[Napoli]] per [[lavoro]], inizia una carriera di prolifico architetto e ingegnere. Il repertorio lasciato dal Presti è notevole.
 
Nel [[1643]], il cardinale [[Ascanio Filomarino]] commissiona al bolognese il rifaciemntorifacimento del [[Palazzo Arcivescovile (Napoli)|Palazzo Arcivescovile]] che terminerà solamente nel [[1650]]. Il frate certosino è legato soprattutto al cantiere della [[Certosa di San Martino]], dopo l'estromissione di [[Cosimo Fanzago]] avvenuta nel [[1656]], dove completò il pavimento utilizzando parti di marmo abbozzate dal predecessore. Tre anni dopo progetta a [[Soriano Calabro]], dopo un devastante sisma, il convento di San Domenico che verrà nuovamente distrutto dal [[Terremoto del 1783]]. Negli stessi anni a [[Casoria]] completa la chiesa di San Mauro. Creazioni di notevole livello scultoreo progettate dall'architetto sono i soffitti lignei delle chiese di [[Chiesa di San Pietro a Majella|San Pietro a Majella]] e del [[Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore|Carmine]] (quest'ultimo andato distrutto durante la [[seconda guerra mondiale]] e sostituita da una riproduzione moderna), entrambe realizzati sul finire degli [[Anni 1650|anni cinquanta]] del [[XVII secolo|Seicento]].
 
La sua opera ingegneristica più importante è la darsena, realizzata tra il [[1667]] e il [[1668]]. [[Francesco Milizia]] nel suo libro <ref> Pagg. 266 e 267 di ''Memorie di architetti antichi e moderni''.</ref> descrive come l'architetto certosino fece e diresse il progetto della darsena, senza alcuna conoscenza di ingegneria; durante lo scavo dell'opera si aprì una sorgente d'acqua sotterranea e il certosino non riuscì nell'impresa, venendo quindi sostituito dall'architetto e ingegnere regio [[Francesco Antonio Picchiatti]], assistito da [[Donato Antonio Cafaro]]. Essi trovarono il rimedio di prosciugare lo scavo <ref> Il Milizia afferma che i due ingegneri utilizzarono le stesse macchine-pompa che venivano utilizzate nelle terre della campagna attorno [[Napoli]] per irrigare i campi.</ref>.